Argentina Dialoghi sulla demenza al potere. La parabola del populista Javier Milei “Il Motosegatore”
di Rodrigo A. Rivas
Rodrigo Andrea Rivas è un giornalista, scrittore ed economista, cileno e italiano. nato a Santiago del Cile.
Giovane dirigente di Unidad Popular, la coalizione di forze di sinistra andata al potere con Salvador
Allende. Rivas è esiliato in Italia dal 1974, dopo il golpe del generale Pinochet.Nel nostro paese è stato
docente universitario e dirigente editoriale per l’editore Mazzotta. Giornalista e blogger, è stato direttore –
spesso itinerante – dell’emittente milanese Radio Popolare e ha pubblicato una cinquantina di libri di
politica ed economia. Per InTrasformazione ha scritto questi “dialoghi semi-immaginari” in una borgata di
Buenos Aires, dedicati ai primi mesi del semi-demenziale regime populista di Javier Milei,il presidente
argentino che brandisce una motosega, fondatore del partito “La Libertad Avanza”, in carica dal 23 dicembre del 2023.
Una giornata di Diego Armando Càndido
La parentela di questo testo con “Una giornata di Ivan Denisovič”, il romanzo di Aleksandr
Solženicyn pubblicato sulla rivista letteraria “Novyj MirHo” il 18 novembre 1962, finisce con il
titolo. Solženicyn racconta l’esistenza quotidiana in un gulag sovietico di un detenuto politico negli
Anni ‘50. Qui si racconta solo la giornata del 26 febbraio 2024, all’apparenza meno truce, del
raccoglitore di cartone di Buenos Aires, Diego Armando Càndido; una giornata vissuta quando il
presidente populista Javier Milei “Il Motosegatore”, eletto il 10 dicembre del 2023, e il suo partito
“La Libertad Avanza”, sono al potere da nemmeno cento giorni, appena 78. Il che non impedisce di
abbozzare un primo bilancio e qualche previsione per il futuro.
Il 26 febbraio era un lunedì e si sa che i giorni festivi sono da sempre propizi alle nefandezze di
palazzo e forieri spesso di interi campionari di iniquità da parte del potere.
Tutti i fatti e i dati raccontati sono veri, ma non si tratta di “una cronaca obiettiva” perché a mio
parere, essendo il cronista che sceglie i fatti da raccontare, le “cronache obiettive” sono solo
un’invenzione. A riprova, la recente narrazione del “massacro del pane” a Gaza il 29 febbraio.
“Complicato determinare quali siano stati i fatti”, lamentavano le TV italiane che, diversamente
dalla notoriamente faziosa BBC, avanzavano l’ipotesi che i palestinesi si fossero sparati tra di loro.
Anche sull’esperienza argentina in corso è lecito chiedersi, naturalmente, se si possa tracciare un
bilancio e per di più positivo. L’FMI l’ha già fatto, per esempio, ma chi non si dà per missione di
raccontare frottole ha l’obbligo di documentarsi ad altre fonti.
Milei, Meloni e le loro affinità elettive
In quella afosa mattina dell’estate australe, mentre la notte si stava ancora sciogliendo, Diego
Armando El Càndido usciva di casa tirando la sua carriola a 4 ruote diretto alla sede della
Cooperativa “L’alba dei raccoglitori di cartone”. In un bar aveva preso una copia sgualcita del
giornale La Nación del 13 febbraio, attirato dalla foto di copertina dedicata alla prima giornata della
visita di Javier Milei a Roma. E aveva letto anzitutto l’intervista che il presidente aveva concesso al
famoso giornalista italiano Nicola Porro, di Retequattro:
“Filosoficamente sono anarcocapitalista e quindi sento un profondo disprezzo per lo Stato …
Ritengo che lo Stato sia il nemico, che sia un’associazione criminale … Di fatto lo Stato è
un’associazione criminale in cui un insieme di politici si mettono d’accordo e decidono di utilizzare
il monopolio per rubare le risorse del settore privato … Il metodo da usare nel mercato è
l’investimento, il commercio, ma il metodo dello Stato è invece, appunto, il rubare. Lo Stato non è
solo l’associazione criminale più grande del mondo ma il ladro stazionario più grande del
mondo … Da giovane pensavo che il comunismo fosse un problema mentale. Perché il socialismo
puro è stato sconfitto dalla teoria economica, pensavo fosse un problema di carattere mentale ma
poi mi sono reso conto che era molto peggio, che era una malattia dell’anima“.
E qui Dieguito era passato al resoconto della giornata presidenziale.
A proposito dell’incontro col presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni, il giornale
pubblicava una nota di Palazzo Chigi sui contenuti: «Dopo avere evocato gli storici legami culturali
tra Italia e Argentina, il colloquio si è centrato sulla comune volontà di rafforzare i rapporti
bilaterali, a partire dalla cooperazione economica in settori strategici quali l’energia, le infrastrutture
e l’agricoltura. Si è discusso poi della situazione regionale concordando sulla necessità – alla luce
della Presidenza italiana del G7 – di uno stretto coordinamento tra il G7 e il G20. Infine, a riprova di
un solido partenariato culturale, il presidente Meloni ha ricordato il prossimo approdo della nave
scuola della Marina Amerigo Vespucci a Buenos Aires …”.
Uscendo dall’incontro, , Milei aveva definito il presidente italiano “una personalità affascinante”
aggiungeva il giornale, chiosando: “In effetti, la loro grande sintonia era palesemente dimostrata dai
mutui ammiccamenti e sorrisi, nonché dal linguaggio del corpo”.
Ringalluzzito, Diego Armando riprendeva la strada canticchiando una famosa canzone popolare
bonaerense degli anni ’70: “Oggi tagliai un fiore, e pioveva, pioveva”.
“Magari è la volta buona, si disse El Càndido. Dei 200mila raccoglitori di plastica, cartone e vetro
della città, 15mila siamo iscritti alle cooperative. Ogni cartonero raccoglie in media 100 chili al
giorno. Da quando esiste il nostro centro raccolta, abbiamo smesso di conservare la spazzatura in
casa e abbiamo un salario. Perché la libertad avanza, cacchio! ci sarà una nuova legge sul
riciclaggio e avremo i termovalorizzatori. Potremmo perfino comprarne uno piccolino come
cooperativa. E magari noi ce ne andiamo via da Villa Cartón, dove ultimamente ci son troppe
zanzare. Chissà cosa ne pensa Maria”.
Il parroco don Leonardo dà i numeri
Verso sera, Diego Armando passò dal Duomi Hotel a raccogliere le copie dei quotidiani del giorno.
Dopo averle leggiucchiate, le usava d’inverno sotto la camicia per proteggersi dal freddo e d’estate
per accendere il carbone delle grigliate, quando se ne facevano. Incrociò don Leonardo che
sacramentava senza ritegno ad uso e consumo dei passanti.
– Perché quella faccia padre?
– “Candido, stamane il governo ha pubblicato svariati decreti. Con il primo semplicemente ci
abbandona al nostro destino, abolendo i finanziamenti alle politiche pubbliche destinate a
migliorare le nostre condizioni di vita. Noi preti di borgata abbiamo scritto un comunicato per
ricordare che secondo la Costituzione lo Stato deve proteggere i “dimenticati”, creare opportunità
per chi, nato nelle periferie, non ne ha mai avute, e promuovere il benessere generale. Ma non basta.
Siamo tornati ai tempi in cui sulle mappe cittadine noi nemmeno esistevamo. Noi di borgata, oltre 5
milioni di persone in maggioranza minorenni, rischiamo di tornare all’inesistenza e all’esclusione”.
– Ma padre Leo, i peronisti i soldi destinati ad urbanizzare le borgate se li mettevano in tasca.
“Vedo che hai preso i giornali di oggi. Guardali. E’ vero che lo dicono quasi tutti, ma nessuno ha
pubblicato un solo dato per sostenere quest’accusa e oggi il nuovo responsabile nominato da La
Libertad Avanza ha detto invece che non c’è stata alcuna ruberia e che il programma ha superato
ogni aspettativa. L’ha confermato pure la Banca Interamericana di Sviluppo (BID). Insomma, la
sceneggiata elettorale è finita. Resta che il governo ha comunque tagliato i finanziamenti”.
SISU e FISU
Il parroco era un fiume in piena:
“Al 26 febbraio 2024, tra le 23 provincie e la capitale c’erano 2.308 opere pubbliche in corso di
realizzazione: 514 riguardavano le infrastrutture stradali, 1.031 la gestione integrata delle risorse
idriche, 763 le infrastrutture urbane, rurali e destinate alla cura delle persone. Includevano
università, autostrade, strade, centri sanitari o di assistenza dell’infanzia. Col decreto, verrà
interrotto il 90% dei progetti e circa 20mila addetti delle cooperative formate dai residenti,
soprattutto donne, perderanno il lavoro.
“Il Sistema d’Integrazione Socio Urbana (SISU), nato nel 2018, Càndido, era la politica sociale più
importante del Paese. Migliorava le condizioni di vita dei quartieri popolari e creava ‘buona
occupazione’. Ci ha portato servizi che non avevamo: acqua potabile, installazioni elettriche sicure
per evitare gli incendi, marciapiedi, acqua nelle case, fogne, miglioramenti abitativi, piazze. L’ha
fatto in tutte le borgate, e cioè per le case del 10% degli argentini. Per conferma, chiedilo a tua
moglie Maria.
– Lo so pure io padre. Ricordo che abbiamo costruito Villa Cartón su terreni senza alcun servizio.
“Certo. Nel 1976 la dittatura smise di destinare terreni alla costruzione di case popolari”.
– I miei nonni e bisnonni avevano acquistato un terreno a rate.
“Si’ ma dal ‘76 per accedere ad un terreno dove costruire eri costretto ad occuparlo. Erano spazi
non appetibili per il mercato, ritenuti inondabili. Il 90% delle nostre case non aveva né acqua né
fogne. Lo Stato non se ne occupava. Iniziò a farlo solo nel 2020, creando il Fondo per
l’Integrazione Socio Urbana (FISU) e dotandolo del 9% della tassa sull’acquisto di dollari (“dollaro
PAIS”). Il balzo in avanti arrivò nel 2021, quando il FISU ricevette il 15% della ‘patrimoniale’
varata durante la pandemia, oltre 36 miliardi di pesos. Lo Stato cambiò politica e smise di finanziare
soltanto i servizi pubblici esistenti sui terreni del demanio che erano appena un 20% del totale. Qui
a Villa Cartón non c’erano neppure le strade. Il nuovo modello di opere pubbliche mise le ali alla
comunità. Prima decidevano le aziende appaltatrici cosa fare. E qui non volevano lavorare perché
gli alti tassi di violenza e l’affollamento complicavano obiettivamente qualsiasi realizzazione. Con
il FISU lo Stato impose un’idea di cittadinanza che comprendeva l’uguaglianza e la giustizia. Ecco.
Tutto questo è stato cancellato stamane con un semplice decreto”.
– Ma durerà poco, padre. E con dollari in tasca e senza la banca centrale a limitarci …
“Caro Candidito, non ci sarà dollarizzazione, non avrai dollaroni in tasca e nessuno dinamiterà la
Banca centrale. Ora comanda il Fondo Monetario. Che come Milei è neoliberista, ma a differenza di
Milei sa che il neoliberismo ha bisogno dello Stato per disciplinare la popolazione. Guarda il
giornale di oggi: l’FMI ha chiesto al governo una “gestione forte e credibile” della banca centrale
per ridurre l’inflazione e far fronte agli squilibri macroeconomici.
“Vogliono cambiare drasticamente i rapporti di forza per favorire il despotismo neoliberista. Invece
di pagarti in dollari ti hanno svalutato il peso, la sola cosa che hai in tasca. Il 10 dicembre 2023, un
dollaro si scambiava a 364,23 pesos. Ma alla fine di quest’anno, secondo la Banca J. P. Morgan, ce
ne vorranno 1.450. Aggiungi il taglio delle spese pubbliche, la (ri)privatizzazione delle principali
aziende, l’eliminazione di 11 ministeri e del loro personale, la (de)regolamentazione degli affitti, la
diminuzione delle pensioni, le riforme lavorative che aumentano le ore di lavoro e aprono alla
possibilità di pagare i salari in natura, l’aumento dell’inflazione dopo la svalutazione. Siamo solo
all’inizio: in tutto il 2023 è arrivata al 140%. Ora arriveremo al 140% in 3-4 mesi. Poi, saranno solo
cifre di fantasia.”
– Ma, padre, tutti dobbiamo pagare i disastri del populismo.
“E chi te l’ha detto che tutti pagheranno?”
La casta e gli amici
Ecco un punto su cui Milei “Il Motosegatore” non scherzava: pagherà anzitutto la casta. Qui
governavano sempre gli stessi, ora sono fuori. E non potrà negare che siano loro i responsabili
dell’attuale disastro e che rottamarli sia la precondizione necessaria per far progredire la libertà.
“Facciamo due conti considerando tutti i componenti del governo: ministri, sottosegretari, portavoce,
procuratori generali, presidenti del parlamento, presidenti e direttori dei principali enti pubblici.
Adoperando la dottrina Milei va ascritto alla ‘casta’ chiunque abbia partecipato con ruoli importanti
alla vecchia politica e ai precedenti governi, in parlamento o nella giustizia, a livello nazionale,
provinciale o comunale, e chi ha avuto incarichi di responsabilità in un partito politico prima della
nascita del partito La Libertad Avanza. Questa selezione fornisce l’ “indice di casta”.
I giornali hanno pubblicato l’”indice di casta” del governo Milei: 70,5%. Ovvero, applicando la sua
definizione ogni 10 persone del suo governo 7 sono casta e delle 78 persone che occupano i posti
più importanti, 55 facevano parte di altri governi.
E oltre alla casta ci sono gli amici, come ad esempio Paolo Rocca e la sua Techint.
E chi è Paolo Rocca?
Un italo-argentino Amministratore Delegato (AD) dei colossi industriali Tenaris e Techint.
Secondo “Forbes”, rivista specializzata in multimiliardari, ha un patrimonio di 5,8 miliardi di dollari
e fa parte dei primi 300 ricconi del mondo. 30 anni fa, il presidente peronista Carlitos Menem
regalò a Rocca la più grande acciaieria dello Stato, la SOMISA, che diventò proprietà della Techint
per 100 milioni di dollari di cui 40 in contanti e 60 in buoni sul nostro debito estero. Che il Rocca
pagò per il loro valore di mercato: “due cocomeri e una noce di cocco”. Nel 2023, la ex SOMISA
ha fatturato 18,5 miliardi di dollari. Al ribasso, su quel fatturato avrebbe dovuto pagare tasse per oltre
1 bilione di pesos, oltre 1 miliardo di dollari. Che erano già pochi. Ma dal 2004 la San Faustin, la
holding del gruppo di Rocca che comprende pure gli eredi dell’ex presidente Giulio Einaudi e degli
Alliata di Montereale, ha la sua sede legale in Lussemburgo. E, guarda la coincidenza, un altro
decreto del governo ha abolito la doppia tassazione per i residenti in Lussemburgo che, da ora, nulla
più pagheranno in Argentina.
“Non pagheranno neppure una noce di cocco!” tuona il parroco, che per vincere la dabbenaggine
del cartonero, evoca i decreti e gli amici di Milei ironizzando: “Secondo te, queste manovre
c’entrano qualcosa con l’eliminazione del capitolo di spese per le nostre fogne? A me pare che
c’entra col fatto che il capitano d’industria Rocca aveva donato 20 milioncini di dollari per la
campagna di Milei e Milei, per ringraziarlo, gli ha fatto risparmiare oltre un miliardo!”.
– Va bene padre Leo. Me ne vado. Chissà cosa avrà preparato da mangiare la mia Maria. Sogno una
bistecca.
– A proposito, Candido, porta a tua moglie questa confezione di tachipirina che mi ha chiesto
stamane.
Un Paese Braccio di ferro
Comunicato di Ceprofar (Centro Professionisti Farmaceutici Argentini):
“Dal 30 novembre 2023 al 31 gennaio 2024, il prezzo di vendita dei farmaci più richiesti è
aumentato del 111,9%. Mentre l’inflazione è aumentata «solo» del 70,8%.
A gennaio si è registrato un preoccupante calo degli acquisti di medicinali.
In confronto al gennaio 2023 il calo è stato del 18,2% (10.867.000 unità vendute in meno).
Riguardo i farmaci non da banco, che richiedono cioè una prescrizione medica, il calo è stato del
16%, ossia si sono vendute 6.874.000 unità in meno.
Col termine unità si fa riferimento al quantitativo di confezioni acquistate. Ossia, le cifre testé
indicate corrispondono ai trattamenti sospesi a gennaio.”
Poiché si prevede un aumento del consumo di spinaci, i prezzi volano. Ai primi di febbraio, al
mercato il chilo costava 239,1 pesos. Oggi costa 340,47 pesos. Come dice volentieri Milei: La
libertad avanza, cacchio!
I vecchi sono ricchi e i bambini (non) nascono per essere felici
Ancora neonato, il governo decretava la liberalizzazione dei prezzi del cibo (in molti casi con
aumenti oltre il 400%) e sospendeva le consegne di cibo alle 44mila mense popolari. Per migliaia di
argentini è stato come perdere il paracadute e doversi lanciare nel vuoto.
Al di là della metafora, così facendo il governo ha ridotto subito la maggioranza della popolazione
in povertà, per di più trattandola esplicitamente come una comunità di vagabondi che campa sulle
spalle dello Stato. Nelle borgate, la disperazione è aumentata. E l’aumento del numero dei disperati
ha travolto le mense popolari che ancora funzionano grazie a donazioni e sforzi di solidarietà, ma
non riescono più a garantire nemmeno un pasto al giorno.
– Cosa si mangia oggi Maria? Mi faresti una bistecca?
– Sai Diego quanto vale un chilo di carne?
– No.
– Sai quanto costa un biglietto dell’autobus per andare al supermercato?
– No.
– E iun chilo di pane? E lo sapevi che hanno tolto gli assegni familiari al nostro compare Leandro?
Ho qui la notizia:
“La decisione di togliere circa la metà degli assegni familiari fa parte del Decreto Nazionale di
Urgenza (DNU), che dichiara l’emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale,
amministrativa, previsionale, tariffaria, sanitaria e sociale fino al 31 dicembre 2025”.
– Ma il DNU, moglie, non è stato ancora approvato dal parlamento.
“Sarà, ma il Decreto 194/2024 pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale, afferma: La particolare
natura della situazione e l’urgenza richiesta per risolverla rendono arduo seguire l’iter ordinario
previsto dalla Costituzione per la formazione delle leggi, per cui l’Esecutivo adotta la presente
misura con carattere eccezionale. Cioè, se ne infischia del Parlamento.”
– Comunque, attendiamo che arrivino Leandro e la sua tribù per mangiare la zuppa assieme. Niente
carne, pazienza. E’ vero che come dice Piero il cantante “in questo paese benedetto la vacca non è
animale, è il pane di ogni giorno che ognuno sogna di masticare”. Ma è anche vero che ormai Piero
è un matusa.
Quelli che vivono a Narnia
Mentre mangia, la famiglia allargata guarda la tv e sulla TN, equivalente della RAI, va in onda una
intervista al presidente.
– Signor presidente: l’aumento concesso ai pensionati, 27,18%, è molto al di sotto del 60-70%
dell’inflazione del trimestre.
“ E secondo voi”, risponde il presidente,” qual’è il settore della popolazione con minore percentuale
di poveri?”
Ben ammaestrato, il giornalista risponde: – I pensionati.
I quali vivono nel mondo fantastico di Narnia. Il 49% dei pensionati argentini percepisce il salario
minimo (105.712 pesos), il 16% poco più. Il 10% due volte il minimo. Secondo l’ISTAT locale
(INDEC), il 75% dei pensionati – è sotto la soglia di povertà.
In compenso, segnala preoccupato Milei, “è povero oltre il 70% dei bambini!”.
Ascoltandolo, un marziano potrebbe pensare che impoverisce i vecchi per aiutare i bambini ma il
marziano non capisce niente. Milei non è tanto un Robin Hood dell’infanzia quanto un Terminator.
Nell’era dell’infamia inaugurata da Milei, i ragazzi saltano i tornelli del metrò, i pensionati pregano
i controllori di farli salire sui mezzi pubblici senza pagare, le mamme aiutano i bimbi a passare sotto
i tornelli per poi passare anche loro. A Milano sarebbe uno scandalo ma a Milano il biglietto del
metrò non aumenta tutti i mesi. Per di più in Argentina il servizio peggiora e l’invasione di zanzare,
scarafaggi, coleotteri ed altri insetti ha costretto a chiudere temporaneamente alcune fermate. Il
paese attraversa la peggiore epidemia di dengue – detta febbre rompi-ossa – della sua storia, con
migliaia di contagiati e una invasione di zanzare mai vista. E tuttavia, salvo in pochi Comuni, non ci
sono né prevenzione, né disinfestazione, né diffusione di notizie atte a prevenire.
Unica annuncio ufficiale noto in materia: “Il municipio di La Plata ha annunciato che produrrà e
distribuirà 2.000 unità [l‘Argentina ha 45 milioni di abitanti] di repellente per combattere la gran
quantità di zanzare che proliferano nella regione dopo le piogge degli ultimi giorni. Serve anche a
prevenire lo sviluppo di malattie legate alle punture di zanzara. Non solo combatte la febbre rompi-
ossa ma ogni tipo di malattia trasmessa dalle zanzare, e fa parte del piano integrale del Comune
contro gli insetti”.
“La festa è finita” dice Milei alla TN.
Secondo il compare Leandro, che fa parte del 20% degli elettori pentiti di Milei, si intende per
pacchia tutto ciò che non è Sicurezza, Difesa e Tribunali. Sono “festa” gli investimenti in
Educazione, le Politiche sociali, la Sanità. Poi, il compare iniziò a canticchiare un vecchio tema di
Piero: “Comer bien era muy raro. Comer poco era normal. Comer era subversivo, para el señor
militar” (Mangiare bene era molto raro. Mangiare poco era normale. Mangiare era sovversivo, per il
signor militare, “Para el pueblo lo que es del pueblo”, 1983).
“Mi sento già ribollire il sangue” dice Maria, “E quando ribollirà a tutto il quartiere?”
Ma non si canta con la bocca piena.
Il mese è troppo lungo
“Domani mangeremo ancora assieme”, dice Maria all’ora del caffè, “Non è tempo in cui stare da
soli. Senza la solidarietà non avremmo mai superato la pandemia. E questo febbraio è troppo lungo
per le nostre entrate. Non c’era proprio bisogno che fosse addirittura bisestile”.
– Sapete, dice Leandro, che secondo il rapporto mensile dell’Istituto Argentino d’Analisi Fiscale,
che ho qui con a me, le voci con maggiore caduta reale sono i trasferimenti di capitale alle province
(-98,3%), i sussidi alla povertà (-92,2%), l’investimento reale diretto (-81,2%), i sussidi per
l’energia (-77,2%) ed i trasferimenti correnti alle province (-72%)?
“Non m’intendo di dati, dice Maria. So solo che al supermercato e in farmacia per la diminuzione
delle vendite hanno mandato a casa buona parte del personale. Non riesco a capire come faranno ad
aumentare le vendite con tanti disoccupati. E poi, sarebbero loro la casta? E poi ho saputo pure che
nella nostra provincia di San Juan ieri hanno arrestato lo zio Juan Carlos Ortiz. Il vegliardo, 78 anni,
aveva rubato 2 etti di burro per mangiarlo con la baguette che aveva acquistato nel locale “El
chileno”. Costo del furto: 1.300 pesos.
Ricalcolando
Da fine febbraio si assiste a un furibondo scontro tra Milei ed i governatori provinciali, anzitutto a
Chubut e Buenos Aires, province alle quali la Presidenza nega i trasferimenti di risorse che la
Costituzione garantisce, perché l’Argentina è uno Stato federale.
A Chubut, Milei ha trattenuto 13,5 miliardi di pesos, un terzo dei trasferimenti dovuti. A Buenos
Aires ha comunicato l’eliminazione del Fondo di Rinforzo Fiscale con il quale si paga una parte
degli stipendi ai poliziotti della provincia.
E’ sostenibile la metodologia del confronto permanente?
Quando un presidente coinvolge altri poteri statali nel proprio progetto, l’opposizione si frammenta
e s’indebolisce. E viceversa. La particolarità del caso argentino è che l’indebolimento del governo
era già in atto dopo appena 70 giorni. In condizioni normali, dopo 70 giorni tutti vogliono ancora
essere amici del presidente. E invece, tutto il sistema politico argentino sta rifacendo i conti.
Rifanno i conti coloro che pensavano di co-governare o di concedere governabilità, ricalcolano i
governatori, ricalcolano Diego Armando e Leandro. La Maria e la Juana hanno già deciso.
In tutta la regione, con l’eccezione di Cile e Uruguay, ci sono stati presidenti che per motivi simili
non hanno concluso il loro mandato. Senza contare che nel Cile del 2019, malgrado il sistema
istituzionale derivato dalla dittatura fosse relativamente solido, il presidente Piñera l’ha concluso
solo grazie all’arrivo della pandemia.
La domanda è: nell’Argentina del 2024 c’è spazio per un “autocrate democraticamente eletto” come
fu il peruviano Fujimori?
Conclusione provvisoria
Gli articoli 53, 59 e 60 della Costituzione fissano le regole per una procedura di impeachment
presidenziale che potrebbe mettere fine a questo governo demenziale.
Sembra assurdo considerare questa ipotesi ad appena tre mesi e mezzo dall’inizio dell’esperienza
Milei, ma anche litigare con tutti i governatori contemporaneamente sarebbe sembrato assurdo.
Eppure sta succedendo.
Nel sistema politico argentino la maggior parte dei parlamentari risponde ai governatori e per
avviare l’impeachment contro il presidente in carica basta il voto di due terzi dei deputati presenti,
mentre per destituirlo bisogna aggiungere quello dei due terzi dei senatori presenti.
La Libertad Avanza ha 38 deputati su 257 e 7 senatori su 72. Ergo, per arrivare al terzo che gli
garantirebbe protezione, Milei ha bisogno di alleanze.
Non è ozioso ricordare quanto è successo in altri paesi latinoamericani dove i presidenti erano stati
scelti per ballottaggio, mentre i deputati sono legittimati dalla scelta del primo turno. Sono Perù ed
Ecuador.
Il peruviano Pedro Castillo iniziò con una minoranza parlamentare ma pensava che lo scudo del
“terzo degli eletti” avrebbe impedito la sua destituzione. In realtà il suo blocco si è diviso, è rimasto
esposto all’impeachment e ha perso la presidenza e la libertà dopo 13 mesi. Due anni prima era
successo nello stesso paese a Martín Vizcarra e quattro anni prima a Pedro Kuczynski. Viceversa,
confrontato ad un Congresso ostile, dopo due anni Alberto Fujimori lo aveva sciolto con l’appoggio
dei militari.
L’ecuadoriano Guillermo Lasso non arrivò al 20% dei voti nel primo turno, quello che decideva la
composizione del Parlamento, e prese il 52,4% nel secondo. Non era un sindacalista di sinistra
come Castillo bensì il proprietario della principale banca del paese. E dopo due anni dovette
dimettersi e indire nuove elezioni.
Milei non sembrava destinato a ripetere queste esperienze. Anzi, sembrava disporre di un certo
numero di politici disponibili a fargli da ruota di scorta. Ma ciò avrebbe richiesto una trattativa, che
prima non ha voluto e poi non ha saputo realizzare. Strada facendo, si è convinto che il meglio che
potesse fare con “la opposizione amica” era rubarle la base elettorale. Ma l’opposizione amica ha
mangiato la foglia. Tanto è vero che la mano del suo principale alleato, Mauricio Macri, è ben
visibile nell’allineamento unanime dei governatori del suo partito “Insieme per il Cambiamento” ai
“governatori ribelli” della Patagonia.
L’articolo 53 della Costituzione elenca le tre cause che aprono la strada all’impeachment: “Cattiva
performance”, “Reato nell’esercizio delle funzioni”, “Crimini comuni”. L’articolo 60 precisa che
non trattandosi di un procedimento penale, per condannare basta la volontà politica dei
parlamentari. Non sono necessarie le prove richieste nelle cause giudiziarie ma un semplice quorum
di voti, alla portata dei governatori.
Alle soluzioni istituzionali delle crisi presidenziali si aggiungono talvolta in America Latina
provvidenziali “cadute di elicotteri”. Tuttavia, siccome gli specialisti di questo “metodo
aeronautico” obbediscono direttamene a Washington, bisognerà vedere fin dove Milei sarà
considerato utile a quelli dell’”Ufficio Ovale”.
Infine, ci sono le rivolte popolari, materia sulla quale l’America Latina eccelle.
In definitiva, dopo 70 giorni tutte le opzioni sembravano già aperte.
“Forse è la demenza a progredire”, pensò Diego Armando mentre si addormentava. E sognò che
con la sua carretta portava al macero i manifesti di Milei “Il Motosegatore”.
“Aquí me pongo a cantar, al compás de la vihuela, que el hombre que lo desvela, una pena
extrordinaria, como la ave solitaria, con el cantar se consuela” (E qui mi metto a cantare, al ritmo
della chitarra, ché l’uomo insonne da una pena straordinaria, come l’uccello solitario, col suo canto
si rincuora). José Hernández, “Martín Fierro”, poema epico argentino del XIX secolo, protasi.
10/5/2024 https://www.marx21.it/
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