Armiamoci e pagate
Cacciabombardieri, droni, missili, mezzi blindati, radar ed elicotteri: un vero e proprio catalogo dei più aggiornati sistemi d’arma, come mai si era visto nel nostro Paese. In meno di sei mesi, da agosto in poi, il Parlamento è stato letteralmente inondato di richieste per nuovi sistemi d’arma che faranno felici non solo la Difesa e le Forze armate ma anche – e forse soprattutto – l’industria a produzione militare.
Con le ultime trasmissioni di documento dell’inizio di dicembre (tutte comunque da approvare entro la fine dell’anno) sono infatti arrivati al numero record di 23 i programmi che il ministro Lorenzo Guerini ha inviato alle Camere nel 2021. Il controvalore complessivo confermato (e quindi ormai definitivo) ricostruito dall’Osservatorio Mil€x sulle spese militari supera di poco i 12 miliardi di euro (12,14 per la precisione) con autorizzazioni di spesa annuale per oltre 300 milioni nel 2021 e per quasi mezzo miliardo nel 2022. Se anche le tranche successive dei programmi avviati verranno successivamente approvate si potrebbe arrivare poi ad un onere complessivo previsto di circa 24,4 miliardi di euro.
In prima fila come beneficiaria di queste decisioni troviamo l’Aeronautica militare, con programmi per oltre 6 miliardi e mezzo di euro. Si parte dall’oneroso avvio della fase di ricerca e sviluppo del caccia di sesta generazione Tempest (2 miliardi sui 6 totali previsti) e dai nuovi eurodroni classe Male (quasi 2 miliardi anche in questo caso) per arrivare ai nuovi aerei per guerra elettronica Gulfstream e alle nuove aero-cisterne per il rifornimento in volo Kc-46. Senza dimenticare il nuovo sistema di difesa aerea Nato e il centro radar spaziale di Poggio Renatico. Un’altra grossa fetta della torta – circa 2,4 miliardi – è appannaggio dei programmi interforze: droni kamikaze per le forze speciali e nuove batterie missilistiche antiaeree improntate sul sistema dei missili Aster. Quest’ultimo è il sistema con lo stanziamento più cospicuo tra tutte le richieste avanzate: oltre 2,3 miliardi solo per la sua prima fase. I restanti programmi fanno capo a Marina militare ed Esercito, con stanziamenti di circa un miliardo per ciascuna Arma. Per la prima ci sono le nuove navi ausiliarie e da supporto logistico, i nuovi radar missilistici per le fregate Orizzonte e la nuova rete di radar costieri mentre l’Esercito si vede attribuire fondi per i nuovi blindati Lince 2, gli elicotteri Aw-169 e il nuovo posto di comando per le missioni. Stessi elicotteri e blindati, oltre a camionette e autocarri, anche per i Carabinieri che sono destinatari di due programmi per poco più di 300 milioni di euro totali.
Da dove vengono i soldi
Se le decisioni definitive, in termini di tipologia di armamento e di quantità, sono da attribuirsi all’attuale governo Draghi va però sottolineato come la possibilità di spendere così tanti soldi in armamenti derivi da decisioni prese nel passato. Infatti è proprio sul 2020 e sul 2021 che iniziano ad essere iscritti nei bilanci in maniera consistente i fondi per investimenti pluriennali decisi ed impostati già a partire dalla fine 2016. L’Osservatorio Mil€x ha ricostruito la destinazione dei circa 144 miliardi di euro che, dal governo Renzi in poi, sono stati iscritti su speciali capitoli di bilancio atti a sostenere investimenti infrastrutturali di ampio respiro: circa un quarto dei fondi complessivi, per un totale di 36,7 miliardi, sono stati destinati alla Difesa.
Una quota maggioritaria di questi fondi – quasi 27 miliardi di euro in totale – hanno come destinazione proprio i programmi di armamento, ed è per questo che nel giro di soli tre anni i soldi a disposizione per investimenti armati sono passati da circa 5 miliardi di euro a oltre 8 miliardi di euro all’anno. Nel corso dei prossimi anni questo tipo di iniezione di finanziamento crescerà ulteriormente passando dal miliardo di euro appostato sul 2021 (e che ha permesso in particolare di coprire costi di programmi elicotteristici, di aerei e di sistemi di combattimento) a cifre previste tra i 2 e i 2,5 miliardi all’anno dal 2028 in poi. Non…
L’inchiesta prosegue su Left cartaceo
Francesco Vignarca
16/12/2021 https://left.it/
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