Autism speaks?! No, ad aprile parlo io
Sono autistica.
Aprile è il mese dedicato alla visibilità e all`inclusione delle persone autistiche.
Purtroppo, ogni anno, persone non autistiche parlano e scrivono promuovendo messaggi che, per me risultano abilisti. Questo avviene anche in contesti LGBTQIA+ e transfemministi, a riprova che l’intersezionalità è ancora sconosciuta a moltu. Eppure, un’ ampia percentuale di persone autistiche ha un orientamento sessuale o identità di genere non conforme.
Racconto la mia storia perché circa il 60% delle persone autistiche appartiene alla comunitá LGBTQIA+, di cui anche io faccio parte, e nonostante si parli spesso di intersezionalitá, non si parla mai dell’autismo, delle neurodiversitá, di come sei diversu anche negli atteggiamenti rispetto alle persone non autistiche, o nelle stesse relazioni interpersonali.
A volte, invece, si decide di non raccontare la propria storia, perché non ci va o non ci va piú, proprio perché nella societá manca la voglia e capacità di ascolto attivo, ma spesso, invece, si incontrano tantissimi giudizi e pregiudizi.
Vorrei esprimere la mia idea di cosa mi piacerebbe venisse divulgato da persone non autistiche su questo argomento:
- Le persone AFAB (assegnatx femmine alla nascita) sono sottodiagnosticate o erroneamente diagnosticate, perché l’autismo è stato per lo piú studiato come condizione maschile. Questo è quello che viene chiamato neurosessismo.
- Le persone autistiche sono tutte diverse, l’autismo è uno spettro, non tuttu abbiamo le stesse rigiditá o sensibilitá.
- L’abilismo esiste, è una forma di discriminazione, interiorizzata da chiunque, autisticu inclusu.
- Più del 60% delle persone autistiche hanno un’identità di genere o orientamento sessuale non conforme, quindi c’è più probabilità di appartenere alla comunitá . È abbastanza comunee che le persone adhd sperimentino un’identità di genere differente dalla norma.
La società segue norme di comportamento neurotipiche che vengono definite “buona educazione”, dai sorrisi di circostanza, ai “ti voglio bene/ti amo” vuoti, ai “come stai?” non sentiti, alla sopportazione per buona educazione. Io, autistica, non seguo queste fantomatiche regole. Se qualcosa non mi piace, se qualcosa mi fa male, lo dico, e non sorrido per circostanza, anzi ho una mimica facciale indubbiamente povera, questo non significa che non abbia interesse nelle cose. Se mi stai antipaticu, te lo dico e non è maleducazione, è la verità (spesso non accettata da moltu).
- Si possono avere difficoltà sensoriali con luci, tessuti, odori, colori, ecc., si può essere terribilmente organizzatu come non esserlo affatto. È un problema? No, è diversità.
- Se ti dico che qualcosa mi causa malessere, anziché dire che non è vero o non crederci, magari liberati del tuo abilismo e sovradeterminazione interiorizzati, perché al contrario di quello che tu o la società potete pensare, io sono molto consapevole di cosa è lesivo o no per me; continuare a pensare il contrario equivale a credere di sapere meglio di me come mi sento, ed essendo io in grado di intendere e di volere lo so da sola, grazie mille.
- Spesso luoghi ed eventi non sono accessibili da un punto di vista di rumori, suoni, caoticità. Rendete accessibili questi luoghi, che siano luoghi di lavoro o eventi sociali, basta chiedere, chiedete alle persone autistiche. Chiedete!
- Esistono persone autistiche che fanno sesso, che fanno BDSM, che lavorano come sex workers.
- Esistono persone autistiche che non rispecchiano gli stereotipi di genere che tu o voi avete introiettato (aspettative del tipo: donna = dolce, sensibile, empatica, disponibile).
- Esistono persone autistiche che non riescono a trovare un lavoro, grazie anche alla società che si basa su stereotipi. Se non sorridi ai colloqui non vai bene, se non dai la mano non vai bene (alcune persone autistiche potrebbero provare dolore fisico nel contatto fisico con estranei, quindi non è maleducazione se non ve la diamo, è amor proprio). Ai colloqui non sai se dire di essere autisticu o meno, ma tutto ciò quando finirà, quando inizierete a considerare realmente una persona per le sue capacità anziché per sciocche convenzioni sociali?
- Alcune persone autistiche non parlano, altre sì.
- La società, spesso, ha l’idea che noi dovremmo adattarci, io invece, da autistica, ho l’idea che non devo adattarmi, specie se per adattamento mi viene richiesto di lavorare sotto delle luci che mi causano dolore fisico, se mi viene chiesto di indossare abiti che mi causano dolore fisico e tantissime altre cose; quali? Nuovamente, basta chiedere, chiedete! Ma sicuramente non pretendete, perché non sono un giocattolino da normalizzare per diventare, a mie spese in termini di salute mentale, un prototipo di norma e perfezione societaria.
- L’ultima cosa è rivolta a chiunque, autisticu inclusu: non invalidare il mio autismo patologizzandolo solo perché tu non vivi certe cose o le vivi differentemente.
Dato che aprile è il mese dedicato alla visibilità autistica, nonché inclusione, vi saremmo estremamente grati se lesciaste parlare gli autistici e non divulgaste contenuti e idee sugli autistici. Queste arrivano, spesso, da “buoni samaritani” che vogliono fare i cavalieri biancovestiti o per salvare i poverettu indifesu che (non!) sono le persone autistiche.
Questa infantilizzazione non fa altro che nuocere all’ autodeterminazione e alla conoscenza dell’argomento.
Se volete parlare di autismo, non utilizzate fonti come Autism Speak o altre fonti che parlano al posto delle persone autistiche. In particolare Autism Speak e` un`associazione americana che ha promosso svariate cure per l`autismo (spesso raccomanda l`ABA, che e` un trattamento assimilabile alla tortura correttiva per persone autistiche), oltre ad aver finanziato progetti novax sbandierando fantomatiche correlazioni tra vaccinazione e insorgenza dell`autismo. L’autismo, come abbiamo già ripetutto ad nauseam, non è nè una patologia nè una malattia da curare.
Il simbolo del puzzle e il colore blu, spesso usati per simboleggiare l`autismo non mi rappresentano, non ho pezzi mancanti e non ho bisogno di essere completata, non ho bisogno di essere infantilizzata.
Per concludere, chiedete, informatevi dalle persone autistiche, ce ne sono tante, l’autismo è uno spettro, fate domande su come rendere ambienti e luoghi inclusivi perchè al momento non lo sono, parlate CON noi e NON di noi.
Bibliografia:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32336692/
https://www.nature.com/articles/d41586-019-00677-x
Non Collettivo Queer
Ci siamo formati nel 2018, da un nucleo di amic* attivi nell’ambito politico. Il nostro pensiero di base è che i rapporti interpersonali tra di noi sono tanto importanti quanto le nostre idee politiche, il nostro nome vuole indicare proprio questo. Politicamente ci identifichiamo come transfemminist* intersezional*, lottiamo contro ogni stigma partendo da noi, dalla nostra vita e dalle nostre esperienze. Siamo attiv* in particolare su diritti de* sex worker, bdsm, body positive, sex positive, neuroqueer e tutto ciò che riguarda sessualità, identità ed espressione di genere. Essere QUEER incarna un modo di essere che si ribella al patriarcato, alle sue norme che ci colpiscono tutt*: donne, uomini, non-binary, intersex, omosessuali, bisex, o etero, aromantic* o asessual*, o chi ha scelto di essere libera Siamo trasfemministe intersezionali, perché la libertà non è se non è di tutt* e perché lottiamo per un femminismo che vada oltre l’anatomia e i ruoli di genere imposti.
10/4/2021 https://www.intersezionale.com
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