Autonomia Differenziata, il colpo alla nuca ai diritti già colpiti

I capi attuali del separatismo: Luca Zaia presidente del Veneto – Attilio Fontana Presidente della Lombardia –
Stefano Bonaccini Presidente dell’Emilia e Romagna

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L’autonomia differenziata infrange l’unità nazionale voluta dalla Costituzione del 1947 e attua quella secessione dei ricchi avviata nel 2001 dalla riforma del titolo quinto della Costituzione. Quando nacque questo progetto? Nel 1975, quando Guido Fanti, allora presidente comunista dell’Emilia Romagna, propose una lega (patto federativo) tra le regioni padane Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia e Romagna per costituire una unità organica di nome Padania.

Lo ha ricordato il Professor Alessandro Mangia della Cattolica di Milano in un convegno della FLC CGIL Enna. Piersanti Mattarella, allora assessore al bilancio della regione Sicilia, fu l’unico a dare l’allarme in un articolo sul Giornale di Sicilia dell’11 novembre 1975 dal titolo “Padania: una Prussia in Italia?”.

Secondo Mattarella tale idea di un “blocco di forza superiore a quella rimanente nel paese” era una “proposta neocapitalista di aggregazione di forti, non certo a vantaggio di chi rimane escluso”. All’allora presidente ligure Carossino, secondo cui “nessuno voleva far pagare al Mezzogiorno nuovi prezzi”, Mattarella chiedeva: “Come, costituendo l’alleanza dei forti che fatalmente accentua le differenze, emargina ulteriormente le zone depresse, aumenta le distanze?”.
Mattarella chiese agli allora presidenti di Emilia Romagna, Lombardia e Liguria di dire con coraggio che le regioni “intendono anteporre ad ogni reale fatto di riequilibrio territoriale e sociale la difesa dello sviluppo dell’apparato esistente e dei ceti relativi”.

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