Autonomia differenziata, la trappola degli annunci del governo
Il 19 luglio il Presidente del Consiglio ha annunciato al Paese un accordo del Consiglio dei ministri per arrivare a concedere alle Regioni che ne hanno fatto richiesta l’Autonomia differenziata. Nello stesso tempo, lo stesso Presidente ha dichiarato che la scuola “è salva”, precisando che non ci saranno assunzioni regionali, né differenziazioni di programmi o stipendi.
Di che cosa si tratta esattamente? Al momento nessuno può saperlo con precisione.
Infatti, come in tutti questi mesi e com’è avvenuto in particolare con le bozze di Intese Stato-Regioni, anche il contenuto di quanto dichiarato dal governo non trova riscontro in nessun documento ufficiale
e preciso, che possa indicarci esattamente quali punti delle richieste delle Regioni siano stati accolti e quali no. Tutto si muove dunque sul terreno della propaganda, della vaghezza, degli allarmi e dei contro-allarmi.
Ciò è inaccettabile per un Paese democratico, per una materia di questo tipo, per le conseguenze che potrebbe avere sull’unità della Repubblica.
Da parte nostra non possiamo dunque che limitarci per il momento a porre alcune questioni precise che, tuttavia – chiariamolo subito – vanno nel senso di rafforzare la battaglia per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, di non abbassare la guardia, di non dirsi per nulla “soddisfatti”.
La scuola
Prendiamo per buono che le assunzioni dei docenti avvengano ancora su base nazionale. Ma il punto che prevedeva il passaggio delle “disposizioni generali in materia di istruzione” alle Regioni è stato cancellato? Il punto che prevedeva di integrare con contratti regionali la contrattazione nazionale è stato cancellato? Il punto che prevedeva il passaggio dell’Istruzione professionale (dunque tutti gli Istituti
Professionali ora statali e forse gli Istituti tecnici) alle Regioni è stato abrogato? Il punto che prevedeva di poter “integrare” gli organici nazionali con assunzioni regionali è stato cancellato?
Tutte le dichiarazioni del governo non dicono una parola su questi aspetti.
Il minimo che si possa concludere è che le “assunzioni che restano allo Stato” potrebbero rappresentare non tanto un “successo”, quanto un Cavallo di Troia della propaganda per far passare tutto il resto, infine, svuotando a poco a poco i contratti nazionali con quelli regionali e le assunzioni integrative regionali, arrivare anche a liquidare le assunzioni statali, o almeno a ridimensionarle di molto, introducendo un sistema duale di reclutamento e retribuzione dei lavoratori micidiale.
Le altre materie
Tutte le altre materie oggetto dei progetti di Autonoma differenziata verrebbero confermate: sanità, infrastrutture, ambiente, trasporti, beni culturali …
Ora, non c’è dubbio che la scuola è il settore dove le reazioni contrarie all’Autonomia differenziata sono state più forti e più nette.
Ma proprio dal mondo della scuola è giunto prima l’allarme e poi l’appello alle altre categorie per mobilitarsi per il ritiro di “qualunque” Autonomia differenziata, in tutti i settori.
Il motivo di ciò è duplice, come abbiamo sempre spiegato:
1) l’Autonomia differenziata viene messa in piedi per liquidare, privatizzare, attaccare tutte le conquiste e i diritti democratici e sociali del Paese. Il Sud sarebbe il più colpito nell’immediato, ma tutti lo sarebbero e fin da subito. Nella nostra Assemblea del 7 luglio abbiamo ascoltato con chiarezza, per esempio, cosa significherebbe l’Autonomia per la sanità, peraltro già in parte regionalizzata: un salto nel buio verso la privatizzazione, le assicurazioni, l’impossibilità di curarsi per milioni di cittadini. Ciò che oggi si vede con le liste di attesa e con i ricchi che possono curarsi mentre i lavoratori e i poveri possono morire verrebbe moltiplicato per mille.
Ora, chi può pensare che questo sia un problema di chi lavora nella sanità e non tocchi invece tutti? Chi può pensare che gli insegnanti possano gioire di un simile disastro? Chi può pensare che la liquidazione, per esempio, della manutenzione delle strade in una parte del Paese possa non riguardare i cittadini di un’altra parte o l’economia generale? Forse i cittadini di una Regione o i dipendenti della scuola possono essere “tranquilli” se in un’altra i tagli dei fondi per la manutenzione delle strade portano a far crollare un ponte, o a far franare colline e montagne, o a far straripare fiumi, o a svendere il territorio alla malavita? Come scriviamo nell’Appello ai sindacati, “Chi può pensare di salvarsi da solo?”;
2) se anche un settore (scuola) venisse preservato, in parte o totalmente, dalla prima ondata di Autonomia differenziata, il processo che verrebbe avviato trascinerebbe ben presto anche quel settore nel vortice distruttivo.
L’Autonomia differenziata è infatti un processo di disgregazione dello Stato e di divisione della Repubblica dalle conseguenze pericolosissime e incalcolabili: accettarne l’avvio, più o meno marcato, vuol dire accettare di far comunque i primi passi verso il disastro, innescando dinamiche che diventerebbero via via ed esponenzialmente più gravi. Un processo che implica – nell’attacco sincronico a 23 materie che corrispondono a elementi fondamentali della nostra vita quotidiana – la frammentazione dal patrimonio immateriale (la scuola, l’università, la ricerca) a quello materiale (le infrastrutture, strade, autostrade, aeroporti).
Le parole utilizzate in questi giorni sono l’indice più evidente della gravità della situazione: è infatti entrato nel gergo comune che esista una “trattativa Stato-Regioni”. Da quando lo Stato e le Regioni sono due entità istituzionali distinte che “trattano”? Chi può accettare una simile logica? Dove ci porta?
Per tutti questi motivi noi, Comitato Nazionale provvisorio per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, diciamo chiaramente: attenzione, gli annunci del governo possono diventare una vera e propria
trappola.
Il governo si è accorto che la mobilitazione sta salendo in tutto il Paese: da una parte, i continui, illuminanti interventi di editorialisti che hanno fatto di questo tema il centro della propria attenzione
(Villone, Viesti, Esposito e altri); dall’altra l’Assemblea del 7 luglio e la prima costituzione dei Comitati di scopo. Di fronte a ciò, l’esecutivo ha annunciato di espungere parzialmente un elemento dall’Autonomia differenziata. Ma l’obiettivo finale resta identico, il pericolo intatto.
Per questo, più che mai, è necessario unirsi e mobilitarsi per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata. Questo è il nostro scopo, questo è l’obiettivo dei Comitati di scopo che abbiamo lanciato il 7 luglio.
Più che mai è il momento di costituirli, più che mai è il momento di esercitare implacabilmente la nostra vigilanza democratica e di organizzarsi dappertutto nel Paese!
Comitato Nazionale provvisorio per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata
20 luglio 2019 http://lipscuola.it
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