Autonomia differenziata tra scelte fatte e scelte da fare

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di Maria Teresa Capozza

Comtato nazionale contro ogni autonomia differenziata

A che punto siamo nonostante il bluff delle Regioni? Dopo un’estate caldissima, si annuncia un autunno bollente

Serve solo il referendum abrogativo totale.

Estate torrida in tutto il pianeta, quella del 2024, ancor più in Italia, dove a far salire ulteriormente la colonnina di mercurio ci ha pensato la legge n. 86, che a giugno ha introdotto nel nostro ordinamento il vecchio progetto secessionista della Lega, altrimenti detto “autonomia differenziata”, già sottoscritto dal 2018 da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Ma che la “secessione dei ricchi” (1) nel nostro ordinamento ci rimanga, è una partita ancora tutta da giocare. Con quali squadre in campo, proviamo a vederlo insieme.

CONTRO la legge n.86

ALLE FIRME! ALLE FIRME!

«Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’?»
Questo il quesito che il 5 luglio il Comitato dei Promotori (2) ha depositato presso la Corte di Cassazione, riservandosi di presentare entro la fine di settembre le 500.000 firme necessarie a richiedere il referendum abrogativo totale della legge.

Intorno al Comitato promotore si sono riunite centinaia di volontarie e volontari che alla legge “Spacca-Italia” non si vogliono rassegnare e, armati di penne ed entusiasmo patriota, hanno piazzato banchetti dove fornire informazioni e raccogliere le firme in ogni dove: tra i bagnanti, all’ombra dei giardini e sotto i portici, nei mercati e nelle piazze, in mezzo alla movida cittadina e alle sagre paesane, fra pastasciutte antifasciste e Feste dell’Unità, al Nord come al Sud.

A ogni firma c’è stata una frase, è partito un dialogo attraverso cui condividere il senso di parole gravi – Italia, patria, unità, Repubblica– che troppo spesso non pronunciamo per pudore. Ma se le parole non sono dette, se le lasciamo trascurate in libri di storia ormai serrati, le perdiamo. E può capitare che qualcuno ce le sottragga, se ne impossessi, le deformi e non riusciamo più a pronunciarle, quelle parole gravi, rese a volte ormai solo grevi.
La raccolta delle firme – si diceva – iniziata il 20 luglio, andrà avanti fino al 30 settembre e dal momento che mancano diversi giorni alla chiusura, al momento non è possibile quantificarle. A quelle cartacee si aggiungono le oltre 500.000 firme che dal 26 luglio si son potute apporre sulla piattaforma governativa e che risultano da questa già certificate. L’accesso, possibile solo con sistemi di identificazione digitale (SPID, CIE, CNS), è stato a tratti difficoltoso – più volte il sistema si è bloccato, evidentemente non pronto ad una così massiccia sottoscrizione – tuttavia in sole 3 settimane è stato raggiunto il 100% delle firme richieste.

Cosa succederà dopo il 30 settembre? Le firme certificate verranno consegnate alla Corte di Cassazione, che se troverà in regola tutto l’iter, le trasmetterà alla Corte Costituzionale; questa si esprimerà sulla ammissibilità del quesito referendario prevedibilmente entro la fine di gennaio 2025 e se darà l’OK, si andrà al voto nella prossima primavera.
TO BE or NOT TO BE?

Ma il referendum abrogativo – che sia di una intera legge o solo di parti di essa – non è prerogativa esclusiva dei cittadini. Ai sensi dell’art.75 della nostra Costituzione lo possono chiedere – senza che si debbano raccogliere firme – anche i consigli regionali, purché non meno di 5 e purché tra loro concordi sul quesito. Ecco quindi, che mentre cominciavano i banchetti, le Regioni del “campo largo” – giusto giusto 5 – Campania, Emilia-Romagna, Puglia, Sardegna, Toscana, avviavano tra loro le consultazioni sul da farsi, orientandosi sul doppio binario del ricorso abrogativo totale e di quello parziale. E qui sono calate le perplessità degli osservatori esterni, fitte come le nebbie di Danimarca: una seconda richiesta di

referendum abrogativo totale, che non richiede la raccolta di firme, non rischia di oscurare e sabotare i banchetti del Comitato, dove la gente si avvicina, si informa, si forma e si prepara – elemento essenziale- al referendum (si spera) venturo? E ancora: non è contraddittorio chiedere in subordine il referendum parziale di una legge che – intessuta tutta di sostanza antidemocratica, com’è, – più volte è stata dichiarata a gran voce non emendabile? La doppia richiesta non rischia di spingere la Corte “al ribasso”, autorizzando il solo parziale e confermando così la sostanza della de-forma Calderoli?
Le nebbie si sono accumulate, i legittimi dubbi pure: la decisione è rimasta in sospeso poiché la quinta Regione, la Puglia, non si è (ancora?) espressa.

4 x TUTTI

Dopo Ferragosto la protesta delle Regioni del “campo largo” ha imboccato la strada più diretta e più attesa: il ricorso in via principale alla Corte Costituzionale. Questa volta la Puglia ha fatto da apripista, seguita a ruota da Sardegna, Toscana e Campania, e con distinti ricorsi tutte puntano alla dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge n. 86. Se i ricorsi verranno accolti dalla Consulta – ma in realtà è sufficiente che lo sia uno solo, poiché vige il principio che “uno parla per tutti” -, la legge sarà abrogata e con essa finiranno nel cestino anche tutti gli accordi già raggiunti in suo nome. I ricorsi delle Regioni – è bene ricordarlo – sono indipendenti dalle richieste di referendum e viceversa, ma va da sé che se la strada del ricorso vincesse, ogni referendum risulterebbe superato.

VOCI (fino ad ora) INASCOLTATE

Banca d’Italia, Svimez (Ass. per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), Ufficio Parlamentare di Bilancio, Fondazione GIMBE, Commissione Europea, sindacati, Confindustria, decine di costituzionalisti ed economisti, voci dell’imprenditoria, della cultura, dell’associazionismo – audìti ma non ascoltati dalle Commissioni di Senato e Camera – hanno continuato ad esprimere dubbi, perplessità, contrarietà, ravvisando nel disegno di legge Calderoli un fatale e irreversibile strumento di destabilizzazione e decadenza culturale, sociale ed economica del nostro Paese.
A queste voci in più occasioni si è unita decisa la Chiesa cattolica: “Il Paese non crescerà se non insieme” è il leit-motiv della CEI, il cui segretario monsignor Savino nelle sue ultime dichiarazioni ha evocato il pericolo che con la legge n. 86 l’Italia venga dilaniata da profonde differenze e si trasformi in un Far West (3). A lui ha fatto eco il presidente di Pax Christi, l’arcivescovo Ricchiuti, che giudicando la legge n. 86 un attentato alla solidarietà e all’unità, ha dichiarato di confidare nei risultati del referendum (4). Non è rimasta in silenzio neanche la Chiesa evangelica valdese, esprimendo le sue preoccupazioni sulle disparità regionali, che inevitabilmente si accentueranno sotto i colpi d’accetta della legge (5).

OLTRE CONFINE

Poiché il passaparola è un sistema che travalica mari e monti, anche tra Italiani all’estero si sono diffuse e si stanno diffondendo le informazioni sulla l. 86, sui suoi effetti devastanti e sui sistemi per contrastarla. Stando alle informazioni in nostro possesso, alcuni consolati in Germania hanno messo a disposizione le loro sedi e i loro addetti per la raccolta firme, mentre si vanno costruendo reti per sensibilizzare i nostri connazionali all’estero in vista del (possibile) voto referendario primaverile.

A FAVORE della legge n.86

LE REGIONI DELLA SECESSIONE

IL VENETO

Siamo al 28 giugno 2024 quando la legge n. 86 viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Senza porre tempo di mezzo, il 1° luglio il presidente della Regione Veneto, il leghista Zaia, ha scritto alla Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni che “il Veneto è pronto” a riprendere quanto prima l’iter avviato con la pre-intesa del 2018, cominciando dalle materie – 9 sulle 23 devolvibili previste – per le quali i tempi possono essere assai brevi e non lunghi come invece è per le materie legate ai Livelli Essenziali delle Prestazioni. Le 9 materie non-LEP sono le seguenti: organizzazione della giustizia di pace; rapporti internazionali e con l’Ue; commercio con l’estero; professioni; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

Per portarsi avanti con il lavoro, in coda alla lettera Zaia ha aggiunto un desideratum non di scarso rilievo: avviare da subito una prima indagine sulla attribuzione di 4 materie “LEP”, ossia politiche del lavoro, istruzione, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, tutela della salute (6).

LA LOMBARDIA

Anche lui sottoscrittore delle preintese del 2018, il presidente leghista della Lombardia, Attilio Fontana, ad agosto ha annunciato come prioritaria l’acquisizione dell’autonomia nelle 9 materie “non LEP”, mostrandosi sorpreso dalla posizione attendista di Forza Italia, di cui parleremo più avanti.

L’EMILIA-ROMAGNA

A guida PD, la terza regione sottoscrittrice delle pre-intese del 2018 non ha richiesto la ripresa della trattativa con lo Stato centrale, stretta come è da contraddizioni da sanare, valgano per tutte l’adesione del PD di Schlein alla raccolta firme pro referendum da un lato, e dall’altro la strenua difesa della “sua” autonomia da parte di Bonaccini, Presidente del PD e della Regione, che la “sua” autonomia continua a considerarla “buona”. Ma qualcosa sotto il solleone si è mosso: a luglio Bonaccini ha lasciato la presidenza della regione per il Parlamento europeo e a fine agosto ha firmato ad un banchetto contro l’autonomia differenziata cattiva”, continuando a glissare tuttavia, sulla richiesta di ritiro delle pre-intese. Chi a novembre prenderà il suo posto riuscirà a fare il “gran rifiuto” che non è riuscito a Bonaccini neanche in limine migrationis? Staremo a vedere.

IL PIEMONTE

Se nel 2018 il Piemonte non definì con lo Stato centrale alcuna pre-intesa, limitandosi ad avviare “un dialogo costruttivo e proficuo”, a luglio il Presidente della Regione, il forzista Alberto Cirio, ha chiesto alla Meloni di avviare l’iter attraverso cui arrivare alla devoluzione di tutte le 23 materie (7).

LA LIGURIA

Dopo lo scandalo che a maggio ha investito il Presidente della Regione Giovanni Toti, ha subìto un obbligato stop la delibera con cui nel 2019 la Giunta regionale si esprimeva all’unanimità per la devoluzione (8). Sarà la prossima compagine politica, dopo le elezioni di ottobre, a stabilire se quella delibera vada resuscitata o cestinata.

RICORSI e CONTRORICORSI

Contro il ricorso promosso dalla Regione Sardegna davanti alla Corte Costituzionale, il Presidente del Veneto Zaia ha annunciato un controricorso, dichiarando che quella della Presidente Todde è una “posizione politica sganciata dalla realtà” che danneggia il Veneto (9). Il gruppo leghista piemontese ha annunciato che chiederà al Presidente Cirio di fare altrettanto contro Sardegna, Puglia e Toscana, poiché “il Piemonte e i piemontesi sarebbero danneggiati dal blocco della legge. Un conto è scegliere, legittimamente, di non avvalersi delle opportunità offerte dalla legge sull’Autonomia Differenziata, altro è pretendere che la stessa legge sia ‘congelata’ o disapplicata in tutto il Paese» (10).

AUTONOMIA DIFFERENZIATA? SI’, MA…

Il Presidente della Regione Calabria, il forzista Roberto Occhiuto, a capo di un folto numero di sindaci e sindache poco inclini a sacrificare supinamente la loro terra (e il loro elettorato) ai voleri del governo centrale, ha chiesto di tirare il freno sulla applicazione della nuova legge e di farlo senza eccezioni: prima di procedere a qualsiasi devoluzione di competenze, dovranno essere individuati e finanziati i fabbisogni, di modo che a tutti i cittadini italiani siano garantiti gli stessi diritti.
Questa richiesta significa che non solo i Livelli essenziali delle Prestazione devono essere individuati – operazione che ad oggi neanche la preposta Commissione Cassese è riuscita a fare nel dettaglio -, ma che siano anche finanziati – aspetto questo non previsto dalle legge – superando il criterio della spesa storica, che cristallizza criticità e debolezze e secondo cui chi pochi servizi ha oggi, pochi servizi continuerà ad avere. E per evitare che pericoli nascosti derivino al Sud anche dalle 9 materie che possono fare a meno dei LEP, Occhiuto vuole il freno tirato anche su di loro (11).

L’estate bollente è stata accompagnata da toni che si sono fatti sempre più accalorati tra i sostenitori della legge n. 86. Se a inizio luglio il magnanimo Zaia si dichiarava disponibile a gemellarsi con una regione del Sud per “testare insieme questa autonomia”, a fine agosto – sentite le ultime dichiarazioni del segretario della CEI con cui si evoca un temibile Far West – si è lanciato in una dura polemica con il prelato (vescovo di Cassano allo Ionio, Calabria, caro Zaia, non di Cassino!) che i documenti non li avrebbe letti “attentamente” , ma in maniera “fuorviante e di parte” (12). Alla solfa della incapacità di lettura ha fatto eco Salvini, che tenta con perfidia di delegittimare la rappresentatività del segretario in seno alla CEI, insinuando l’esistenza di vescovi al contrario favorevoli alla riforma (13).
E poi ci sono stati gli annunciati controricorsi ai ricorsi promossi dalle 4 regioni. Uno, quello del Piemonte, sollecitato dal gruppo leghista che non si trattiene dallo sbottare “…altro è pretendere che la stessa legge sia congelata’ o disapplicata in tutto il Paese», quasi che possa essere derubricato a pretesa l’appello all’art. 127 della Costituzione che consente di difendersi da violazioni di competenze; l’altro – quello Veneto che riserva una singolare sorpresa.
Nella concitazione dell’intervento video contro la decisione della Sardegna di ricorrere alla Corte Costituzionale, Zaia si lascia andare:“… la Sardegna, una Regione… per altro lasciatemelo dire fino in fondo, a Statuto Speciale, che non ci rimette nulla dall’approvazione della legge Calderoli…” (14) Oooops! Ma questo vuol dire chiaro e tondo che ci sono regioni che con la legge Calderoli invece ci rimettono! E se non sono le Regioni a Statuto Speciale come la Sardegna, che Zaia esclude dal novero, non possono essere che quelle a statuto ordinario che non chiedono l’autonomia differenziata! Magnifico lapsus: ora il Re è nudo!

Sull’aumento delle fibrillazioni a destra, il loro peso lo hanno avuto di certo i numeri della raccolta firme, che tra banchetti e piattaforma si sono rivelati via via sempre più importanti, riuscendo a far emergere un dissenso che, come prevedibile, aumenta sempre più con l’aumentare dell’informazione.

Se di fronte a questo solido rumoreggiare Calderoli ha usato l’arma della dequalificazione ( “del referendum non me ne frega niente”) (15), Forza Italia – già scossa dalla posizione della Regione Calabria – si è fatta guardinga e ha preso ad usare toni più cauti: evitare “fughe in avanti” prima della definizione dei LEP è stato l’ordine messo in circolo da Tajani, che si è dichiarato pronto ad un generico “vigilare” (16).

Uguale rassicurazione – “vigilo io!” – è arrivata dalla Presidente Meloni, che nel vertice di fine agosto con Salvini e Tajani ha confermato quella strategia del festina lente che tanti successi portò all’antica Roma: affrettarsi sì, ma lentamente, rallentare insomma il necessario per non bruciare insieme alle tappe, anche le alleanze di governo (17).

Tra i triti osanna che i fautori dell’autonomia differenziata ripetono incessantemente (“non chiediamo un euro a nessuno”, “il provvedimento consentirà al Paese di crescere e a cittadini e territori di avere maggiori diritti”, “migliorerà l’efficienza amministrativa, si daranno risposte più efficaci alle esigenze dei cittadini e delle imprese”), in questa estate si è sentita una nuova menzogna che suona particolarmente pericolosa.

Mi riferisco all’accusa che senza vergogna il solito Calderoli rivolge ai “referendari”: quella di voler spaccare l’Italia con un referendum che mette il Sud contro il Nord (18). Come se non fosse verità sacrosanta l’esatto contrario, e cioè che a voler fare a pezzi l’unità della Repubblica e la Costituzione è proprio la sua scellerata legge n. 86! E alla faccia stagnata di Calderoli fa pendant Fontana, che si dichiara scosso dal timore “che questa modalità di affrontare il problema possa creare una spaccatura nel Paese” e “ che la violenza con cui si sta affrontando il problema crei danni irreparabili” (19).

Spudoratezza a parte, a quale violenza si riferisce Fontana? Quale sarebbe la modalità che potrebbe spaccare il Paese? E’forse questo un modo subdolo per generare oscuri allarmi e colpevolizzare il dissenso? Si sta preparando oggi la strategia per demotivare la partecipazione popolare ad una consultazione referendaria domani?
Sull’altra sponda del fiume però, non c’è un manipolo di sprovveduti. Anche il Comitato referendario sta mettendo a punto la sua strategia, democratica e nonviolenta, che mira a presidiare i mesi che ci separano dalle decisioni della Corte Costituzionale. Saranno i mesi più delicati, sottolinea Massimo Villone, i mesi in cui i fautori della de-forma potrebbero farsi più nervosi e più propensi a seminare discredito e bugie e in parallelo i generosi attivisti dei banchetti potrebbero aver bisogno di fermarsi per riprendere forza e riorganizzare la loro vita quotidiana.

Ma il tempo di tirare i remi in barca non è ancora dietro l’angolo ed è necessario che il fronte che vuole difendere la Costituzione e i suoi principi dal tritacarne della legge n. 86 rimanga sveglio e tenga svegli gli Italiani, formando e informando, costruendo reti, continuando a rendersi visibile sul territorio, in azioni non episodiche ma quotidiane, come gocce che stillano sulla pietra. E’ il momento di puntare tutti e tutte ogni giorno la sveglia in nome della repubblica, come hanno fatti i Comitati NO AD a Roma il 13 giugno (20), e lavorare insieme, perché la morale di questo terribile incubo è fondamentalmente una: o riusciamo, noi Italiani, a stare in piedi tutti insieme o tutti insieme schianteremo.

NOTE

1) La definizione circola diffusamente a partire dalla pubblicazione di G. VIESTI, Verso la secessione dei ricchi, edito da Laterza nel 2019 e distribuito gratuitamente. Nel 2023 con la stessa casa editrice l’autore ha pubblicato Contro la secessione dei ricchi.

2) Il Comitato è formato dai 34 seguenti promotori, elencati in ordine di firma: Maurizio Landini (CGIL), Luigi Giove (coordinamento organizzativo), Franco Bassanini, Ivana Veronese (UIL), Andrea Morniroli (Forum Diseguaglianze e Diversità), Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Gaetano Azzariti, Walter Massa (Arci), Caterina Pozzi (CNCA), Giuseppe De Marzo (Rete dei Numeri Pari), Gianpiero Cioffredi (Libera), Arianna D’Archivio (Link/Uds), Marco Filippeschi (Ali), Marina Boscaino (Comitati No Ad), Giulio Marcon (La Via Maestra), Massimo Villone (Coordinamento per la Democrazia Costituzionale), Angelo Bonelli (Verdi), Antonio Russo (ACLI), Alessandra Prampolini (WWF), Paolo Ciani (Demos) , Gianfranco Pagliarulo (Anpi), Alessandra Algostino, Francesca Druetti (Possibile), Elena Ethel Schlein (PD), Rosaria Bindi, Raniero Luigi La Valle (Pace Terra Dignità), Vincenzo Maraio (PSI), Stefano Ciafani (Legambiente), Claudio De Vincenti, Alice Pettinari (Rete Studenti Medi/Udu), Maria Elena Boschi (Italia Viva), Riccardo Magi (+Europa), Maurizio Acerbo (Partito della Rifondazione Comunista).

3) https://www.repubblica.it/politica/2024/08/27/news/ius_scholae_autonomia_differenziata_
francesco_savino_cei-423464618/

4)  https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/08/29/lautonomia-differenziata-un-vero-attentato-alla-solidarieta-e-allunita-dice-il-presidente-di-pax-christi-italia/7673852/

5) https://chiesavaldese.org/flat-tax-e-autonomia-differenziata/

6) https://autonomia.regione.veneto.it/documents/435677/452204/1020-2024+Lettera+Zaia+Meloni+su+Autonomia+%281%29.pdf/41740044-7dff-5c0f-4e83-4b01b9567ab5?t=1719841537886

7) https://www.regione.piemonte.it/web/pinforma/notizie/inviata-lettera-al-governo-per-lautonomia-differenziata
file:///C:/Users/pc/Downloads/schede_dgr._4-1000_febbraio_2020_art._116_cost._1%20(1).pdf

8) https://www.regioni.it/dalleregioni/2024/01/23/liguria-autonomia-differenziata-presidente-toti-approvazione-da-parte-del-senato-fondamentale-passaggio-per-attuazione-riforma-destinata-ad-avere-enorme-impatto-sul-nostro-territorio-657640/

https://www.regioni.it/dalleregioni/2024/04/16/liguria-autonomia-differenziata-e-intenzione-di-regione-liguria-proseguire-senza-indugio-nel-percorso-intrapreso-per-lattuazione-della-riforma-658438

9) https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2024/07/10/zaia-contro-todde-ha-posizione-politica-sganciata-da-realta_c941436a-4599-418f-ba97-21a76b1378e0.html

10) https://www.ilmonferrato.it/articolo/noj7f2C5qE61hqFmzonj_Q/cirio-segua-esempio-del-veneto-e-si-opponga-ai-ricorsi-contro-la-legge-sull-autonomia-differenziata

11) https://www.quotidianosanita.it/calabria/articolo.php?articolo_id=123694

12) https://mattinopadova.gelocal.it/regione/2024/08/27/news/autonomia_scontro_cei_savino_zaia-14585829/

13) https://www.ilsole24ore.com/art/salvini-vescovi-sparano-zero-sull-autonomia-non-sono-assolutamente-d-accordo-“AFT2CcaD“

14) https://autonomia.regione.veneto.it/w/dichiarazione-del-presidente-zaia-su-ricorso-della-giunta-regionale-“della-sardega-alla-corte-costituzionale-contro-la-legge-sull-autonomia“

15) https://lespresso.it/c/politica/2024/8/27/roberto-calderoli-del-referendum-sullautonomia-differenziata-non-me-ne-“frega-niente/51893“

16) https://www.ansa.it/amp/veneto/notizie/2024/08/25/tajani-prima-si-fanno-i-lep-poi-lautonomia_016a2fd9-ebb9-“4db5-8b41-3539a2674b69.html“

17) https://www.lacnews24.it/politica/l-autonomia-differenziata-e-una-polveriera-anche-salvini-attacca-i-vescovi-mentre-“meloni-rassicura-occhiuto-vigilero-io_195211/“

18) https://www.corriere.it/politica/24_agosto_26/calderoli-il-referendum-sull-autonomia-dividerebbe-il-paese-se-si-fara-“sara-sud-contro-nord-6a758678-71a1-4a6f-816b-5e490007dxlk.shtml“

19) https://www.lanuovapadania.it/cronaca/autonomia-fontana-lombardia-parte-anche-se-i-lep-lo-consente-costituzione-“e-zaia-aprire-confronto-con-i-vescovi/“

20) https: perilritirodiqualunqueautonomia
differenziata.home.blog/2024/06/11/roma-13-giugno-sveglia-laica-per-la-“repubblica/

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