Bambini scomparsi: la tragica realtà del traffico d’organi
L’Europol nel 2017, anno in corso, grida ai quattro venti che in Europa, tra il 2014 e il 2015, sono scomparsi almeno diecimila bambini immigrati e già registrati dalle autorità statali. Solo in Italia sono scomparsi cinquemila bambini. Lo ripete, perché l’allarme era già stato dato nel 2016. Evidentemente non ha allarmato più di tanto.
Ha detto anche, l’Europol, che la cifra è indicativa “al ribasso”. Una cifra prudente.
Un rapporto dell’ottobre prima delle autorità di Trelleborg, città portuale della Svezia, diceva che mille minori lì giunti il mese precedente erano scomparsi. “Svaniscono” dicono gli svedesi “e non ci sono informazioni su ciò che accade dopo la loro scomparsa”.
Il rapporto Europol parla di probabile sfruttamento, anche sessuale. Non parla di traffico d’organi. Nessuno ne parla. Perché? Dato che solo di ipotesi si parla, e di bambini e adolescenti di cui non resta traccia, perché l’ipotesi dell’espianto di organi non viene nemmeno sfiorata?
Nel trionfo del progresso, dell’informazione e dell’informatica, si vive in una nebulosa e oscura caligine di inconsapevolezza che viene ogni tanto bucata da lampi di luce.
Esattamente come in un temporale notturno, solo alla luce di quel lampo si svela nitido il mondo intorno a noi. Ma è un attimo, e possiamo tranquillamente far finta di averlo sognato.
Nel gennaio 2009 in una conferenza stampa l’allora ministro degli interni Maroni dice: “Abbiamo delle evidenze di traffico di organi di minori scomparsi in Italia”.
Il lampo svegliò di colpo politici e giornalisti e organizzazioni mediche, suscitò un coro di indignazione rivolta perlopiù non al traffico di organi espiantati da ragazzini assassinati ma alle dichiarazioni del ministro. Perché?
Comunque se ne dovette parlare.
La Repubblica del 31 gennaio 2009 intervistava il magistrato Adelchi d’Ippolito “da qualche mese vicecapo dell’Ufficio Legislativo del ministero dell’economia” e che aveva partecipato ad un’inchiesta sul traffico di organi al tempo in cui era pubblico ministero a Roma: quando i magistrati albanesi, indagando sulla scomparsa di duemila bambini (mai più ritrovati), arrivarono a scoprire che quei bambini erano stati “smistati” tra Italia e Grecia. “Si intuiva che da noi c’erano dei terminali. I miei sospetti mi portarono a lavorare anche sue due cliniche romane. Non ho potuto accertare se fossero davvero coinvolte… perché ho cambiato incarico”.
E ritorna il buio.
Nel 2010 viene reso pubblico il rapporto su un’inchiesta ordinata dal Consiglio d’Europa. Il rapporto dice che Hashim Thaci, primo ministro del Kosovo (e capo dell’UCK, la cosiddetta “armata di liberazione” per la quale l’Occidente ha fatto allegramente il tifo) è a capo di “una rete mafiosa di traffico di organi” .
I trapianti clandestini, in massima parte con eliminazione del “donatore”, erano andati avanti per anni, come per anni è andata avanti la pulizia etnica attuata dall’UCK. Nel solo 1999 erano scomparsi quattrocento tra serbi, rom e albanesi non in linea con le idee e le azioni dell’UCK. C’era la clinica a Pristina, c’era il chirurgo tedesco, c’erano gli intermediari israeliani e turchi… E’ interessante notare come i “pulitori etnici” dell’UCK, che hanno dato fuoco a decine di chiese e monasteri ortodossi, non attuassero nessuna discriminazione di razza o religione verso i loro collaboratori nel traffico di organi.
Oggi Hashim Thaci è presidente della Repubblica del Kosovo.
E ritorna il buio.
Il 21 febbraio del 2004 la missionaria Doraci Judita Edinger viene uccisa a martellate a Nampula, in Mozambico. Assieme alle suore del convento Mater Dei e ad altri religiosi, tra cui padre Claudio Avallone, denunciava da anni le uccisioni di bambini per asportare i loro organi. A Nampula spesso i bambini non sparivano nemmeno. Essendo africani, neri, poveri, selvaggi, in un paese asservito e corrotto, si potevano buttare le loro carcasse svuotate nelle campagne, dentro i fossi. Ma la gente del posto portava i missionari a vedere coi propri occhi i poveri resti, testimoniava a loro ciò che aveva visto. Non alla polizia, dato che la polizia si premurava di perseguitare i testimoni invece degli assassini, e ad archiviare i casi come uccisioni sacrificali, casi di magia nera.
A denunciare gli assassini ci hanno pensato le suore. E la “magia” era tutta bianca. La praticava Gary O’Connor, di origine irlandese e di nazionalità sudafricana, assieme a sua moglie, la danese Tanja Skitte. Nella tenuta di trecento ettari dove ufficialmente allevavano polli ma dove i polli non li ha mai visti nessuno, però tutti potevano vedere la pista per gli aerei che nella tenuta atterravano e decollavano. I loro polli risultano essere in “subappalto” a centinaia di famiglie mozambicane, ma siccome nelle campagne mozambicane ogni famiglia ha qualche pollo, come si fa a controllare? E chissà se i due “magici” allevatori bianchi non hanno anche ricevuto sovvenzioni per gli “aiuti allo sviluppo”?
Dopo la morte della missionaria e le denunce di suore e preti missionari (gli unici che avessero il coraggio e la forza per farle), le recalcitranti autorità mozambicane hanno dovuto fingere di aprire un’inchiesta. Ma, nonostante il procuratore generale Madeira avesse infine dichiarato che “il traffico esiste, è gestito da una rete internazionale… sono stati scoperti bambini sequestrati e tenuti prigionieri nelle città di Nacala e Nampula”, Gary O’Connor e Tanya Skitte sono sempre liberi e… scagionati.
E ritorna il buio.
Ci sono inchieste, locali e internazionali, dossier interi di organizzazioni come l’agenzia vaticana Fides o l’UNICEF che raccolgono prove innumerevoli del traffico di organi e della mattanza di giovani e giovanissimi a tale scopo.
Ci sono statistiche ufficiali: nel 2009 la deputata del PDL Procaccini diceva che ogni anno nel mondo 60.000 bambini vengono utilizzati, fruttando un miliardo e mezzo.
Eppure si nasconde, si minimizza, si nega. Perché?
Perché tutto questo fa parte del nuovo mercato globale. Nel nuovo mercato globale gli interessi di tutti i potentati economici, mafiosi o ufficialmente legali, si intrecciano indissolubilmente. Chi investe in cosa? E chi lo sa.
Allo stesso modo il traffico di organi lega indissolubilmente insieme i criminali dichiarati, a cui spetta il sequestro delle vittime e lo “smaltimento dei rifiuti”, e le persone “perbene”.
Chi effettua l’espianto e il trapianto? Fior fior di chirurghi in fior fior di cliniche super attrezzate. Non è in un sottoscala che si fanno i trapianti, non è un macellaio che li fa.
Ci sono medici, anestesisti, infermieri. Come il medico tedesco che dirigeva la clinica dell’UCK e lavorava anche in Germania e, probabilmente, ancora ci lavora, dato che non è stato nemmeno indagato. Cosa farà adesso? Dove troverà i pezzi di ricambio?
Ci vogliono complici nelle istituzioni, perché una clinica non può funzionare senza di esse, tantomeno una clinica dove si fanno trapianti.
Tutta questa brava gente risulta incensurata e in qualche caso è potente.
Infine ci sono i ricchi fruitori dei trapianti clandestini. Gente stimata, rispettata, di successo, che può spendere centinaia di migliaia di dollari per il trapianto e che è totalmente priva di scrupoli. Gente in molti casi potente. Gente che fa paura, gente di cui è facile essere complice per chi è potente o servo dei potenti.
Ma c’è anche un altro motivo per restare al buio, forse persino più importante. E’ poter continuare a credere che “progresso” voglia dire miglioramento. E’ non dover mettere in discussione totalmente, radicalmente, la società in cui viviamo, la sua economia, la sua cultura. E la sua scienza.
Perché il traffico di organi con i suoi orrendi sacrifici umani è il logico e inevitabile sviluppo di una società di dominio, in cui importante è la vita dei dominatori, mentre quella degli oppressi diventa molti tipi di merce: schiavi, prede, pezzi di ricambio.
Di un’economia di dominio in cui il profitto è la divinità, da perseguire a tutti i costi e oltre tutti i limiti.
Di una scienza del dominio al servizio dei grandi poteri economici, in cui lo “scienziato” lotta con le unghie e con i denti per diventare egli stesso sempre più potente, famoso e ricco.
Mentre gli “intellettuali”, artisti, scienziati, giornalisti, scrittori, che dovrebbero avere il compito di comprendere e rivelare la realtà, di denunciare gli orrori e indignarsene, sono ridotti a incensatori e giullari del potere; si pavoneggiano alla corte dei potenti, lottano anch’essi con le unghie e coi denti per conquistare uno sgabellino alla loro tavole e nutrirsi degli avanzi.
Restano, ahimé, i missionari, preti e suore, a gridare nel buio, inascoltati.
Sonia Savioli
21-06-2017 http://www.ilcambiamento.it
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