Beni Culturali, la protesta: “Il lavoro va pagato, no allo sfruttamento dei volontari”
Dalla Soprintendenza di Firenze ai beni terremotati delle marche, dall’Università del Salento ai ponti romani in abbandono di Padova fino ai Musei Civici di Rimini, ieri i precari dei beni culturali sfruttati hanno dato vita a una protesta nazionale contro il lavoro gratuito e il volontariato usati nella P.A. per supplire al blocco del turn over e all’allungamento dell’età pensionabile della legge Fornero. La partecipazione è stata fisica, ai presidi di Lecce, Ravenna, Treviso, Padova, Milano, e stamattina Roma, e virtuale con centinaia di foto con cartelli, striscioni e slogan contro lo sfruttamento nei beni culturali pubblicate sulla pagina facebook «Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali». Alla protesta si sono uniti esperti e funzionari del settore come Rita Paris, direttrice del Parco dell’Appia Antica, Andrea Camilli, presidente di Assotecnici, Tomaso Monanari, Paolo Liverani, e gli archeologi del pubblico impiego, il personale delle soprintendenze e dei musei, i partiti Sinistra Italiana, Possibile e Rifondazione comunista.
Le richieste sono: investimenti al pari degli altri paesi europei; eliminare il blocco del turnover; assumere 3 mila funzionari; istituire regole per le professioni dei beni culturali contro l’uso del volontariato e del lavoro sotto-pagato che l’amministrazione fa ai danni dei professionisti e degli stessi volontari. «Mentre Franceschini si vanta di numeri dovuti a un trend internazionale – sostiene Andrea Incorvaia, attivista della campagna Mi Riconosci? – il patrimonio marchigiano versa in stato d’abbandono totale dopo il terremoto, le Soprintendenze tengono aperto solo grazie al tempo regalato dai funzionari, che lavorano ben oltre l’orario». «Vogliono forzare a lavorare gratis, con leggi infami come quella che permette ai musei e alle biblioteche di “assumere” volontari per ruoli vitali e professionalizzanti» denuncia Daniela Pietrangelo (Mi Riconosci?).
Ro. CI.
25/5/2017 https://ilmanifesto.it
BENI CULTURALI – ACERBO (PRC): «SOSTEGNO A CAMPAGNA NAZIONALE ADDETTI BENI CULTURALI CONTRO I 12 MILIONI DI TAGLI DEL PD»
«E’ ormai assai lontano il tempo in cui sembrava delinearsi un progetto politico per far crescere il settore turistico-culturale italiano – dichiara Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea -, che si strutturava in due punti: formare personale qualificato in tutti gli ambiti, archeologico, storico-artistico, antropologico e nel restauro per gestire e riqualificare il settore attraverso nuovi percorsi universitari; investire risorse per ampliare #musei, aprire i complessi chiusi, conservare e restaurare il patrimonio anche aumentandolo con la #ricerca. Questo progetto s’iniziò però ad arrestare col governo Berlusconi che mise pure in vendita il nostro patrimonio. Anno dopo anno poi la riduzione delle risorse dallo Stato impedì la realizzazione del secondo punto determinando il naufragio del settore fino a determinare la chiusura dell’esistente e spesso anche la distruzione e il degrado del patrimonio culturale, basti pensare a Pompei. I numerosi giovani, dopo i lunghi percorsi di studio, non hanno così trovato uno sbocco lavorativo o sono stati sottoposti a retribuzioni al di sotto della soglia della sopravvivenza. Oggi le loro professionalità vengono sostituite con lavoro gratuito senza alcuna preparazione per trattare i beni o accompagnare i visitatori, determinando una pessima qualità dei servizi.
L’ultima manovra del governo PD mette infine una pietra tombale sul settore che era già esangue, tagliando altri 12 milioni di euro. Questa è l’ultima, durissima ma definitiva bordata al settore mentre il nostro patrimonio culturale potrebbe e dovrebbe essere al centro di qualsiasi strategia sensata per rilanciare l’economia del nostro paese e creare lavoro di qualità.
Ecco perché studenti e professionisti si stanno unendo per contrastare tali decisioni e un sistema di sfruttamento che non riconosce più il valore del lavoro e della loro professionalità. Sottoscrivendo un Patto si impegnano reciprocamente a non lavorare gratis o sottopagati o senza contratto per non alimentare un sistema volto a sfruttare manodopera qualificata, per difendere la loro dignità e professionalità, il loro salario e i loro diritti di lavoratori. Una campagna che coniuga la rivendicazione di risorse adeguate per rilanciare la cultura e il turismo con la lotta per il riconoscimento della propria professionalità.
Rifondazione Comunista sostiene e appoggia la mobilitazione nazionale di “Mi riconosci sono un professionista dei beni culturali” perché la politica neoliberista, che crea solo sfruttamento e annientamento del futuro delle persone e della loro dignità, è arrivata ancor prima e più forte nel settore culturale che in altri, generando una situazione disastrosa contro cui occorre ribellarsi in modo determinato e solidale come stanno facendo questi giovani studenti e professionisti».
22 maggio 2017 www.rifondazione.it
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