Bolivia, la vittoria delle convinzioni

Non vi sono dubbi circa il fatto che la tecnica abbia un ruolo sempre più importante in politica, molto particolarmente nel campo elettorale; tutti questi preziosi strumenti, alcuni più vecchi, come i sondaggi e tutto ciò che riguarda il marketing e altri, più recenti, come le reti sociali o il Big Data, hanno assunto un grande protagonismo negli ultimi tempi. Tuttavia, tutta questa strumentazione non può assolutamente sostituire la dimensione costitutiva della politica, cioè l’universo delle idee, delle proposte.

Neppure tutta la postmodernità del mondo è riuscita, né riuscirà, a eliminare il potere delle convinzioni; questo è proprio ciò che è accaduto nelle elezioni presidenziali in Bolivia: il risultato si spiega proprio per questo, è la vittoria delle convinzioni.

Luis Arce, candidato del Movimiento al Socialismo (MAS), è oggi presidente eletto grazie alla difesa acerrima, senza sotterfugi né esitazioni, di un progetto politico, di un corpus di idee basato su sovranità, nazionalizzazione delle risorse strategiche, tanto Stato quanto necessario, ridistribuzione come asse portante dell’economia.

Il popolo boliviano ha chiaramente deciso a favore del MAS, a favore di una proposta politica antagonista rispetto al modello neoliberista; ha detto “ora basta” all’attacco antidemocratico condotto dalla grande coalizione golpista, composta dall’attuale Governo di fatto, con la complicità attiva di Carlos Mesa, dal blocco neofascista guidato da Fernando Camacho, dalla Polizia e da un settore delle Forze Armate, da alcuni grandi media, come Pagina Siete, da certi gruppi imprenditoriali e dalla Segreteria generale Dell’OEA (Organizzazione degli Stati Americani, N.d.T.). 

In meno di un anno questa grande coalizione ha dimostrato sia la sua inefficienza, sia la sua capacità di diffondere ingiustizia; ogni giorno si dimostra di più che il neoliberismo è totalmente incompatibile con la democrazia e con la stabilità economica e sociale. 

E, di fronte a tutto questo, l’alternativa è il MAS, uno strumento che riunisce il vasto arcipelago di organizzazioni sociali, contadine, indigene e urbano in lungo e in largo del territorio boliviano, che ha un leader storico, Evo Morales, ma che si cimenta anche poggiando su un solido tessuto sociale e organizzativo.

Questo grande blocco resta “unito” non grazie a uno slogan elettorale, ma lo fa per le sue convinzioni; è per questa ragione che l’unità del MAS ha perseverato nonostante le difficoltà, nonostante la persecuzione.

Sottovalutare l’immensa forza delle convinzioni costituisce un errore comune in questa nuova “epoca google”, nella quale tutto è esageratamente superficiale; questa è la vera lezione che ci lascia l’appuntamento elettorale in Bolivia, è un insegnamento da tenere molto da conto ogni volta che dubitiamo della via da seguire, è successo ora in Bolivia ed è successo ricorrentemente nel corso della Storia.

Per esempio, il Frente de Todos ha presentato la sua proposta politica in base alle sue convinzioni e la cittadinanza argentina l’ha avallata in maniera maggioritaria nelle urne; Pablo Iglesias è vicepresidente nello Stato spagnolo senza rinunciare alle sue convinzioni; lo stesso è accaduto con il presidente Andrés Manuel López Obrador in Messico e con il correismo in Ecuador, che continua a essere la principale forza politica, o con Gustavo Petro in Colombia, che continua a crescere senza indossare alcuna maschera. 

Credere in qualcosa, sostenerla ed esporla con argomenti seri è una via a volte complicata ma più solida di altri tipi di scorciatoia con eccessi di atticismo che finiscono per confondere l’orizzonte strategico.
In Bolivia, le elezioni sono state vinte dalle convinzioni.

di Alfredo Serrano
Da www.celag.org

Traduzione per Lavoro e Salute a cura di Gorri

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