Bologna, tampone sospeso per rider (e non solo)
La buona notizia è che l’appuntamento diventerà regolare e non più estemporaneo, la cattiva invece che ancora una volta lavoratori e lavoratrici sono stati costretti a muoversi in maniera autonoma. «Come Riders Union Bologna ci siamo organizzati, insieme al Laboratorio di Salute Popolare dello spazio sociale Làbas e ad Adl Cobas, per avviare un appuntamento fisso settimanale», conferma Tommaso Falchi della Union felsinea.
A partire da giovedì 18 febbraio, proprio nei locali del centro autogestito di Vicolo Bolognetti, sarà possibile, per rider e non solo, sottoporsi a tampone in maniera gratuita. Continua Falchi: «L’iniziativa è aperta a tutte quelle categorie più deboli e meno tutelate. Come successo anche in altre città, abbiamo sviluppato questa idea del tampone sospeso: con le donazioni che riceviamo e magari con la disponibilità da parte di qualcuno di pagare anche per chi non può, ne abbiamo già acquistati più di trecento».
Union Riders Bologna aveva già pensato e realizzato iniziative simili: insieme al comune del capoluogo emiliano ha organizzato, infatti, due appuntamenti di screening sanitario gratuito per tutti i rider, in entrambe le occasioni presso l’autostazione di Bologna.
Per usufruire del servizio bastava presentarsi con gli strumenti di lavoro, il cubo o l’app. «Bologna ormai da anni è una città all’avanguardia in queste tematiche», prosegue Falchi.
Parte del merito va anche alla Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano.
(immagine da Riders Union – Bologna)
«Grazie a questo accordo territoriale tra istituzioni, sindacati e alcune delle piattaforme, ci sono continui tavoli di monitoraggio e di contrattazione». Proprio all’interno di uno di questi è nata l’idea di garantire tamponi gratis ai rider. «Stiamo parlando di soggetti che, per lavoro, si trovano a contatto con molte persone, ma non avendo un contratto regolare o una qualche forma di riconoscimento non hanno neanche accesso a quelle tutele di salute e sicurezza che dovrebbero avere tutti i lavoratori».
Il primo dei due appuntamenti si è tenuto il 7 dicembre e aveva visto una nutrita partecipazione da parte di lavoratrici e lavoratori del settore; per il secondo invece il numero è un po’ sceso.
«Purtroppo molti rider sono titubanti e, se non hanno sintomi, preferiscono non fare il tampone», spiega ancora Falchi: «Questo è inevitabile perché se risultano positivi poi devono restare a casa e durante quel periodo non percepiscono nessuna entrata non avendo nessun tipo di inquadramento o di garanzia. In alcune piattaforme c’è addirittura il rischio di scendere di classifica nel rating e nel ranking: sarebbe poi ancora più difficile ritrovare spazio per lavorare».
Lo screening sanitario s’inserisce in una serie di mobilitazioni volte a sottolineare che «le e i rider hanno diritto a contratti veri con tutte le tutele e per questo ci stiamo organizzando per nuove mobilitazioni», si leggeva nel comunicato dell’evento. Inseriti, infatti, nell’elenco dei lavoratori essenziali già agli inizi della pandemia, i rider hanno continuato a scendere in strada tutti i giorni senza alcuna garanzia o tutela. «In seguito alle pressioni dello scorso novembre il ministero aveva riaperto i tavoli di trattativa, ma la crisi di governo ha interrotto tutto. Le aziende riunite sotto AssoDelivery sono ovviamente sparite e cresce il malcontento tra i rider», racconta Falchi.
Mentre JustEat e MyMenu hanno aperto a un possibile inquadramento subordinato, Glovo, UberEats e Deliveroo hanno approfittato della caduta dell’esecutivo per rilanciare il contratto capestro firmato assieme al sindacato Ugl.
«Per questo motivo e per continuare a tenere i riflettori accesi sulle nostre condizioni ci stiamo organizzando per rilanciare un piano mobilitativo che coinvolga tutta Italia. L’idea è quella di fare una grande assemblea nazionale a fine febbraio per discutere di una giornata di sciopero nazionale prevista per marzo», anticipa Falchi.
Nicolò Arpinati
13/2/2021 https://www.dinamopress.it
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