Bonus al posto di aumenti contrattuali
Sono lontani i tempi nei quali il contratto nazionale dei meccanici era un punto di riferimento per strappare salario e migliori condizioni di vita, del resto lo stesso Don Milani riteneva che gli scioperi nelle fabbriche fossero materia su cui discutere nelle aule scolastiche.
Dimenticiamo quanto abbiamo fino ad ora scritto, da oggi in poi l’ultimo ccnl meccanici sarà da riferimento per barattare aumenti reali con bonus aziendali, insomma un modello da seguire per i contratti a perdere.
Increduli ma non domi, pensiamo all’ultimo contratto nazionale dei meccanici benedetto dallo stesso Landini come un passo avanti nella contrattazione sindacale (meglio dare noi i benefit che i padroni è quanto detto da Landini ad una assemblea genovese, giustificare l’impossibile, trasformare la debacle in vittoria), un contratto nazionale senza aumenti ma esaltato per i bonus, per le misure a sostegno della sanità e della previdenza integrativa.
Parliamo dei meccanici, della demagogia dei bonus per la spesa (da spendere solo in pochissimi supermercati), dei bonus per i libri scolastici, dei buoni benzina , anche questi non utilizzabili a ogni stazione (una scelta selettiva che non puo’ essere causale).
Dal 1° giugno questi sono i cosiddetti belefit con i quali nel settote meccanico hanno barattato gli aumenti contrattuali, i cosiddetti Flexible Benefits che dal giugno 2018 aumenteranno l’importo a 150 euro, per passarlo , un anno dopo, a 200
Evidentemente la politica di adeguamento dei salari al costo della vita passa attraverso la politica dei bonus,è questo il principio guida del contratto 2016-2019 rinnovato da Federmeccanica con Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm oltre al solito pacchetto di welfare integrativo, previdenza complementare, sanità integrativa a tutti i lavoratori e ai loro familiari.
Impariamo a familiarizzare con i cosiddetti Flexible Benefits che non sono regali padronali ma sostituiscono a tutti gli effetti aumenti contrattuali in busta paga, del resto contano su un favorevolissimo regime fiscale. Dei 100 euro in bonus accordati nel 2017 quanti tornano nelle tasche dei padroni grazie alla legge di stabilità e al regime fiscal? Tanti, sicuramente troppi e alla fine le aziende se la caveranno, a ogni rinnovo contrattuale, con uno sforzo irrisorio a fronte di aumenti della produzione, straordinario obbligatorio, orario flessibile dentro un contesto sempre piu’ arretrato di perdita del potere di acquisto e di contrattazione.
Ma il ccnl meccanici ha anche un altro obiettivo, quello di contribuire allo smantellamento del welfare universale visto che i servizi e le prestazioni aziendali previste dovrebbero essere a carico della sanità e della previdenza pubblica che presto potrà abdicare a favore di soggetti privati, di fondi assicurativi. Non a caso abbiamo letto di un accordo tra Unipol e Lega coop per utilizzare i punti della spesa per alcune prestazioni sanitarie offerte da Unisalute, insomma la questione bonus è dentro un contesto piu’ articolato che vede stravolta la contrattazione sindacale, ridimensionato il welfare pubblico a favore dei soggetti privati che nel settore sanitario e previdenziale la fanno ormai da padroni. E dentro questo business si trovano tanto la Cgil quanto la Lega Coop, conflitti di interessi che stridono con la tutela del contratto nazionale che fino a ieri Landini strillava di volere difendere a tutti i costi.
Confindustria definisce questo contratto un successo che valorizza le differenze, a nostro avviso possono gioire solo i padroni che avranno un regime fiscale favorevolissimo (e i 100 euro effettivi saranno alla fine 50?) e allo stesso tempo potranno tessere alleanze e sinergie con alcuni marchi dalle quali dipenderanno condizioni di miglior favore?
Dei 100 euro di bonus quanti sono gli euro effettivamente spesi dal padrone?
Ben pochi e alla fine la politica dei bonus sarà solo un vantaggio per le aziende.
La merce di scambio con i sindacati è stato l’incremento del contributo delle imprese al Fondo Cometa (da 1,6 al 2%).
Nei consigli di amministrazione dei fondi previdenziali siedono rappresententati dei padroni e dei sindacati, è cosi’ che si materializza il nuovo compromesso sociale costruito sulla pelle degli operai.
Infine la sanità integrativa, si parla di 156 euro a carico della azienda per ciacun lavoratore a carico del fondo MetaSalute. E’ la resa della sanità pubblica se un sindacato decide di tacere di fronte alla chiusura di ospedali, di centri diagnostici e specialistici contrattando servizi attraverso un fondo aziendale. E visto che le sorprese non mancano, gli incrementi retributivi scatteranno a Giugno ma non saranno piu’ in anticipo rispetto ai rilevamentiv dell’inflazione prevista (altro regalo ai padroni) senza dimenticare che i premi di risultato beneficeranno della detassazione al 10% e, nel caso di coinvolgimento dei lavoratori, anche della decontribuzione.
Quello che Confindustria chiama rinnovamento culturale o innovazione nelle politiche contrattuali, andrebbe definito con altro termine: resa incondizionata ai padroni e subalternità ai loro interessi. Ovviamente con la partecipazione attiva di Cgil cisl Uil e la benedizione del tribuno Landini ai cui voltafaccia dovremmo sempre piu’ abituarci specie ora che siede nella segreteria nazionale Cgil.
Federico Giusti
16/8/2017 www.controlacrisi.org
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