Buio pesto per la sanità
In Italia l’assalto alla sanità pubblica c’è, ma non si deve vedere. I governanti nazionali e locali, ben assistiti dai media, dicono e non dicono, dicono e si contraddicono, promettono e smentiscono, gettano cortine fumogene per coprire l’enorme danno che stanno infliggendo ai cittadini. Ci hanno detto che i tagli servono per diminuire gli sprechi ma in realtà gli sprechi continuano e diminuiscono i servizi erogati ai cittadini, l’unico risparmio è fatto sul personale (medico, infermieristico e addirittura degli addetti alle pulizie) e sulla dismissione degli ospedali (il piano regionale prevede di vendere ai privati per poi essere affittate dallo stesso servizio pubblico che le ha cedute). Se ne deduce che la promessa, fatta su varie delibere regionali, di rinforzare la sanità territoriale (rispetto a quella ospedaliera), risulta essere solo una beffa che non fa altro che agevolare sempre di più la sanità privata.
Quindi, l’allungamento a dismisura delle liste di attesa per le visite ambulatoriali, i servizi mal distribuiti nei territori montani, o la dimissione prematura dagli ospedali per poter pagare meno i posti letto di “continuità assistenziale”, non fanno altro che dirottare verso il privato quei pazienti che possono permetterselo, lasciando tutti gli altri in balia di servizi che funzionano ancora solo per la buona volontà di molti operatori sanitari.
Cara ministra, Le pare un quadro realistico? Oggi con la sanità pubblica nelle sue mani, al netto delle prepotenze di Salvini, è provata dopo quasi un decennio di tagli e definanziamenti destinati al risanamento della finanza pubblica, quindi converrà che la spesa sanitaria nel prossimo triennio rimane molto al di sotto dei bisogni anche più elementari e quanto viene riservato alla sanità pubblica sono solo briciole.
Il Fondo sanitario nazionale nel 2019 si attesterà a 114,4 mld, un solo miliardo in più lasciato in eredità dal vecchio governo, insufficiente ad arrestare lo slittamento della sanità pubblica lungo il piano inclinato che la porterà a quel 6,4 % del PIL che ne certificherà la morte. Questo il parere del sindacato medici Anaao-Assomed: “Una legge avara nei confronti di categorie professionali che reggono un servizio che garantisce un diritto fondamentale quale la salute dei cittadini. Nonostante tutto e nelle condizioni di lavoro peggiori dell’ultimo decennio”. Nessun finanziamento vincolato per il vecchio contratto che attende da 10 anni, e per il nuovo contratto degli statali, e quindi della sanità, ben 53 euro di incremento a regime nel 2021, al di sotto anche dell’elemosina degli 85 euro del precedente triennio. Gli stessi 50 milioni previsti per le liste di attesa per un triennio sono una miseria.
Aumentano drammaticamente i costi per il cittadino e alimenta disparità di condizione lavorativa anche tra il personale. Come testimonia anche il VI Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in Sanità, realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, secondo il quale “si registrano disuguaglianze sempre più nette, e non sempre al Nord va meglio che al Sud”. E’ un disastro anche al nord: per un intervento di protesi d’anca, stando al Rapporto, si attende di più in Veneto che in Calabria, e per una coronarografia più in Piemonte che in Abruzzo.
La conseguenza? Drastico abbassamento della qualità della vita dei pazienti e riduzione della stessa esistenza di decine e decine di migliaia di italiani, che non potendo accedere alle diagnosi e alle terapie in tempo utile per curarsi, muoiono prima rispetto all’aspettativa media di vita (a Napoli si sarebbe ridotta, secondo l’Iss, di ben otto anni rispetto al resto d’Europa).
Cara ministra se il “suo” governo facesse una onesta distribuzione, anche di una piccola parte, della ricchezza si renderebbe conto che il SSN costerebbe al cittadino 5• al giorno se la pagassero tutti o 8• al giorno se la pagassero solo i due terzi della popolazione che possono considerarsi in buona salute. Se la pagassero invece solo il terzo della popolazione con peggiore salute costerebbe 16• al giorno, cioè quasi 500• al mese e quindi 6.000• l’anno. Troppo per un governo che farà la Flat Tax per non far pagare ai ricchi neanche quel poco di tasse che malvolentieri pagano?
Allora, ci chiediamo se almeno è preoccupata del fenomeno delle autodimissioni di molti medici in fuga dal SSN che contribuisce a debilitare la sanità pubblica a favore di quella privata? Non vogliamo credere che sia felice dell’incivile prospettiva americanizzante dove se non hai l’assicurazione puoi anche morire per strada.
E’ consapevole che i tagli e la spending review hanno prodotto e continuano a produrre danni irreversibili se non si cambia strada? Che la riduzione dei posti letto e delle strutture sanitarie pubbliche, il blocco delle assunzioni nella sanità pubblica, determinano sofferenze ai malati e agli operatori? Che in Italia mancano almeno 60mila infermieri, con gravi ricadute sullo stato psicofisico dei superstiti, e sulla qualità del servizio ai pazienti?
Redazione
Pubblicato sull’ultimo numero del periodico Lavoro e Salute
Novembre 2018 www.lavoroesalute.org
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