“Buona sanità”, senza più esami diagnostici
Il governo vuol chiudere la sanità pubblica. A colpi successivi, senza pause. L’obiettivo era già charo da anni, perché da oltre 20 a questa parte tutti i governi – senza eccezioni né differenze tra destra e presunto “centrosinistra” – hanno proceduto nell’identica direzione. Del resto, è una direttiva europea piutosto chiara: le spese pubbliche vanno tagliate per mettere in ordine i conti, e il grosso della spesa si concentra in tutti i paesi in tre capitoli: sanità, pensioni e istruzioni. Sono anni, del resto, che sintetizziamo per i nostri lettori questo programma con il titolo dovete morire prima.
Macelleria sociale ordinata dall’alto ed eseguita con entusiasmo criminale da parte delle amministrazioni regional-nazionali. Ma naturalmente presentata come l’opposto. E quindi “buona scuola”, “pensioni eque” (non ci chiedete lo stipendio di Tito Boeri, però) e ora anche “buona sanità”. Che nelle parole di Yoram Gutgeld, deputato Pd renzianissimo, sostituto di Carlo Cottarelli alla spending review, suonano più che altro come “addio sanità”.
L’intervista è apparsa sul giornale del partito, La Repubblica, ed è quindi totalmente attendibile.
A cominciare dall’obiettivo finanziario, quantificato in 10 miliardi. Come scavare una voragine di queste dimensioni senza dichiarare che la salute dei cittadini – specie di quelli meno abbienti, che possono ricorrere solo alla sanità pubblica – è l’ultima preoccupazione di questo governo?
Semplice: si parte col dire che la situazione è molto articolata, ci sono “ospedali gestiti bene e altri malissimo” (com’è noto a tutti, a cominciare da utenti e lavoratori della sanità). Poi si prendono esempi apicali di dissesto finanziario (“Ci sono ospedali che hanno squilibri nella gestione economica di decine di milioni, dovremo intervenire”) e di lì si comincia a trattare ogni cosa come se fosse di questa natura.
Ma sia chiaro, a Renzi e Gutgeld interessa lanciare un messaggio “positivo”: “Non faremo scelte da ragionieri, ma ci preoccupa migliorare l’operatività e i servizi dello Stato”. Buona sanità a tutti, insomma.
“Abbiamo ospedali gestiti bene ed altri meno bene. Noi crediamo che sia giusto prevedere che questi ospedali facciano uno sforzo per equilibrare la gestione economica nell’arco di un determinato numero di anni”. Punendo quelli che non ci riescono, senza star lì a questionare sul perché (ci sono dirigenti che rubano oppure un bacinodi utenti troppo ampio? Chissenefrega, dicono a palazzo Chigi).
“I meccanismi dovranno essere concordati con la conferenza Stato-Regioni. Sarà un processoprogressivo”. Anche perché si sono “differenze importanti tra Regioni e all’interno di singole regioni nelle prescrizioni di esami clinici. Uno dei motivi è la cosiddetta ‘medicina difensiva’, esami prescritti per non incorrere nel rischio di cause legali dei pazienti”.
Il fenomeno è noto e anche abbastanza esteso. C’entra il livello medio di competenza dei medici in un campo in cui molte patologie presentano aspetti complessi, che richiedrebbero molte competenze convergenti; c’entra la “cultura” di un popolo spesso convinto che a “far causa” ci si guadagna sempre (anche se non è affatto vero; provate a far causa a una banca e vedrete…). Alla fine molti medici prescrivono un’analisi in più per esser certi di aver azzeccato la prognosi o per mettersi al riparo, sul piano documentale, da una possibile rivalsa. Diciamo che basterebbe trasferire la responsabilità civile dal singolo medico alla struttura ospedaliera e il fenomeno si ridurrebbe quasi per magia.
E invece il governo punta a ridurre gli esami diagnostici: per la diagnostica, dice Gutgeld, “ragioneremo insieme alla Conferenza Stato-Regioni su obiettivi specifici utilizzando soglie di riferimento”. Serve una traduzione, vero? Significa che il governo fisserà un numero definito “ottimale” di esami diagnostici in percentuale alla popolazione. E una volta arrivati a quel limite ogni struttura sanitaria e ogni singolo operatore sarà “incentivato”a non prescrivere esami. Se non a pagamento de singolo malato.
È un meccanismo fondamentalmente criminale, che lascerà un numero al momento indefinibile di pazienti privi di diagnosi accurate, quindi più esposti a errori o peggioramenti della malattia. Ma non per l’ineffabile Gutgeld: “anzi, questo nuovo approccio per rendere le strutture più efficienti porterà nel tempo non solo un risparmio ma un miglior livello di servizio”.
Abbiate fede, perché solo un dio vi potrà salvare…
Redazione
27/7/2015 www.contropiano.org
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