Burn out nel comparto trasporti

Una recente indagine (Workday-Adressing Bournout Risk in 2022) relativa ad una coorte di 1.5 milioni di lavoratori di seicento aziende nel mondo ha riscontrato una crescita generale del burn-out con queste particolarità:
al primo posto i lavoratori della pubblica amministrazione:
al secondo posto i lavoratori dei trasporti che con una crescita del 10% rispetto alla indagine precedente raggiungerebbero la percentuale del 54% del totale dei lavoratori (quindi più della metà) in condizione definibile di burn-out !
al terzo posto si collocano i lavoratori del comparto manifatturiero;
il dato risulta di estrema gravità per vari motivi:

  • La maggioranza dei lavoratori di trasporti risulta in una condizione di distress che la letteratura definisce “ percezione soggettiva di esaurimento delle risorse psicofisiche” ; è evidente che si tratti di una situazione reattiva e quindi conseguenza delle gravi costrittività organizzative subìte
  • Purtroppo il burn out prelude a danni per la salute che possono essere ancora più rilevanti
  • Storicamente le professioni più a rischio venivano considerate le “professioni di aiuto”; in un certo senso comunque anche il lavoratore dei trasporti può essere ben considerato gestore di un servizio pubblico quindi è una persona che lavora a supporto della comunità e di conseguenza questo dato ( il 2° posto tra i vari comparti) sorprende ma relativamente
  • Più inquietante è invece il fatto che tra i pochi possibili (e non rinviabili) antidoti che la ricerca individua vi è la crescita della autonomia e della autogestione per conciliare tempo di lavoro e tempo di vita!

In questo quadro appare assurdo che i lavoratori –nonostante i tentativi di dialogo avviati dal Ministero del lavoro – non abbiano ancora potuto accedere al testo del DVR –documento di valutazione del rischio- con particolare riferimento alla questione del distress lavorativo !

Sempre a fianco dei lavoratori in lotta per la difesa della salute psicofisica dobbiamo augurarci che datori di lavoro e governo comincino a “sentirci da questo orecchio” e non costringano i lavoratori a scioperi ripetuti per ottenere il “semplice” adeguamento del lavoro ai ritmi fisiologici e circadiani che gli esseri umani hanno consolidato negli ultimi millenni di storia; senza dimenticare le altre rivendicazioni dei lavoratori come quella, particolarmente importante sia per la salute occupazionale che per la sicurezza collettiva di assicurare sistemi frenanti per le carrozze che non siano a rischio di incendio vedi anche recente episodio verificatosi a Viareggio lo scorso 3 febbraio , proprio a Viareggio, città teatro della strage del 29 giugno 2009 ! La stessa questione della “prova freno” evidenza sia un grave rischi di incendio sia un rischio permanente di sovraccarico e di distress lavorativo , rischi che vanno affrontati “il giorno prima e non il giorno dopo”.
La è fianco dei lavoratori CARGO dunque per il loro ennesimo (ottavo) sciopero indetto per il primo aprile 2023 (è non si tratta di un pesce; è l’organizzazione del lavoro che è un “pescecane”)
Vito Totire

medico del lavoro, Portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
Bologna, 28.2.2023

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