Calderoli e Zaia: la democrazia dei fatti compiuti
Comunicato stampa 4 ottobre 2024
Nei pastoni politici, qualche quotidiano aveva accennato nei giorni scorsi a un incontro tra il ministro Calderoli e i ‘governatori’ di quattro Regioni guidate dalle destre (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto) per avviare le Intese per l’autonomia differenziata; poi più nessuna notizia, neppure sul sito del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie.
Ieri invece è avvenuto l’incontro e ne abbiamo avuto la prima notizia da un post (sic!) su FB da parte del presidente del Veneto, Zaia. Il quale spiega molto bene il motivo di questo silenzio: ‘dobbiamo mettere nero su bianco e comunicare il risultato e tutto sarà più chiaro anche agli scettici’. Tra gli scettici, anzi tra i più acerrimi avversari dell’autonomia differenziata, ci siamo noi dei Comitati contro ogni autonomia differenziata; la nostra avversione è rafforzata da questo inizio prima seminascosto, poi annunciato con gran clamore con un comunicato ufficiale del ministro Calderoli e da interviste spumeggianti da parte dei sedicenti ‘governatori’. Il loquace Zaia dice: prima raggiungiamo i ‘risultati’, cioè prima sigliamo le Intese, e poi li comunichiamo; insomma: al riparo dagli occhi dei/delle cittadini/e e dello stesso Parlamento concludiamo i vari capitoli delle Intese e poi li rendiamo pubblici. Detto fatto: è chiaro che le Intese, come delineate dalla legge Calderoli, saranno il frutto di una trattativa (praticamente “privata”) tra Governo e ‘governatori’, a cui serve solo che il Parlamento le avalli con un voto finale.
Questo modo di procedere è grave e lesivo dei più elementari doveri di trasparenza e di rispetto delle istituzioni della Repubblica, nonché dei/delle cittadini/e. Il 12 novembre la Corte costituzionale avvierà le udienze sui ricorsi di 4 Regioni che chiedono la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’intera legge Calderoli o di una serie di sue norme; entro il 20 gennaio la Corte costituzionale, dopo la verifica delle firme da parte della Cassazione, si pronuncerà sull’ammissibilità dei quesiti referendari. Considerazione degli strumenti della democrazia partecipativa consiglierebbe che Governo e Regioni aspettassero – se non altro per rispetto istituzionale – le pronunce della Corte Costituzionale prima di avviare le procedure delle Intese. Il ministro Calderoli e i quattro ‘governatori’ – invece – non sentono alcuna esigenza, tantomeno quella di aspettare il referendum per ascoltare la voce dei e delle cittadini/e.
Una questione come l’autonomia differenziata, che tocca la forma di Stato, non richiederebbe che fosse ascoltata la voce del popolo, delle lavoratrici e dei lavoratori, per decidere in che tipo di Repubblica vogliono vivere? Se essa debba essere una Repubblica garante delle autonomie territoriali e dell’unità e indivisibilità dei diritti politici, civili e sociali, oppure frammentata e divisa, regolata dallo ius domicilii, così da discriminare le persone nella fruizione dei diritti? No: al ministro Calderoli e alle destre politiche che governano il Paese e la maggioranza delle Regioni attendere le decisioni delle supreme magistrature, ascoltare i/le cittadini/e che potrebbero esprimersi con il referendum, informare il Parlamento dell’avvio delle Intese è tempo perso. Le procedure democratiche per loro non contano, vogliono raggiungere il ‘risultato’, giungere cioè alla secessione dei ricchi.
Noi chiediamo che il Governo interrompa l’iter delle Intese e attenda le decisioni della Corte costituzionale sui ricorsi e sull’ammissibilità dei referendum prima che riprendano gli incontri per le Intese. E auspichiamo che i soggetti che si sono fatti carico della poderosa raccolta di 1.300.000 firme per giungere al referendum contro l’autonomia differenziata portino avanti con noi questa richiesta.
Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti
Esecutivo nazionale NO AD
dei Comitati contro qualunque autonomia differenziata,
per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti.
Ufficio Stampa:351 878 3066
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