Cambiare l’Europa? Vogliamo fatti e non parole
La Ue superi vecchi schemi ormai fuori dalla realtà, non siamo noi a
dirlo ma il Presidente della Repubblica e alcune autorevoli voci della
stampa borghese nazionale.
Le politiche di austerità sono oggi
denunciate anche da quanti le hanno scientemente sostenute a costo di
ritrovarci un paese con la sanità pubblica ridotta a colobrodo, ad oggi
51 medici morti per contagio e circa 6500 operatori sanitari ammalati.
Non è tempo di alchimie, politiche e non, è arrivato il momento delle scelte dirimenti.
A fine Gennaio, il premier Conte annuncio’ in TV che il nostro paese
non era impreparato dinanzi alla emergenza contagio, previsione
ottimistica visto che ad oggi abbiamo quasi raddoppiato i morti da virus
cinesi, le mascherine ancora non ci sono in numero adeguato alle reali
necessità e sono state indispensabili le forniture mediche e di dpi da
Cina, Russia e Cuba.
Il numero dei contagi è ancora impreciso, i
tamponi arrivano con grande ritardo e ad oggi si parla di sottoporre al
controllo solo il personale sanitario. Stesso discorso vale per le opere
di igienizzazione e sanificazione che lascano fuori innumevoli posti di
lavoro pubblici e privati limitandosi alle urgenze.
Liberarsi allora dalla necessità dell’emergenza significa comprendere
che il solo modo per arginare e combattere il contagio è non lesinare
risorse alla sanità pubblica e per questo serve la requsizione delle
cliniche private, porre fine ai tetti di spesa e ai patti di stabilità.
L’emergenza
è sempre foriera di sventure, sopprime libertà democratiche e manda al
macello i giovani infermieri e medici che non dovrebbero, appena
laureati, essere impiegati nell’emergenza, manda al macello tanti
lavoratori costretti a prestare servizio perchè le loro aziende sono
state, spesso impropriamente, ritenute essenziali.
E in questa
situazione c’è chi, dall’alto della sua consulenza per la Pubblica
amministrazione, ironizza sullo smart working, giudicato una sorta di
cassa integrazione per la forza lavoro nulla facente.
Gli stessi
esperti e consulenti non dicono che in Europa (da loro considerata un
faro) lo smart è da anni una realtà utile anche ai fini capitalistici di
accrescere la produttività individuale, non solo nella PA ma anche in
tanti settori privati.
Sanità al collasso, enti pubblici incapaci di adottare lo smart, o di farlo con estremo ritardo e a singhiozzo, sono i risultati delle politiche di austerità che hanno utilizzato la PA come cassa delle politiche di contenimento del debito senza assumere personale e investire nel potenziamento e ammodernamento dei servizi. E a quanti invocano silenzio, moderazione dei toni, ricordiamo che sono loro i responsabili di questa situazione, a chi invoca la pace e la fratellanza ricordiamo che decine di aziende non stanno anticipando ai loro dipendenti gli ammortizzatori sociali o per mancanza di liquidità o per inopportuna scelta all’insegna dell’egoismo padronale.
E infine, a chi invoca ordine e disciplina vorremmo ricordare che quanto sta accadendo nelle carceri, nei centri di accoglienza per migranti oppure nelle residenze per anziani con centinaia di contagi e decine di morti, è il risultato non solo dei tagli e dell’austerità ma anche delle politiche securitarie da loro avallate.
Per queste buone e semplici ragioni non ci venga chiesto di tacere e di unirsi alla retorica nazionale, vogliamo fatti e non parole.
Federico Giusti
29/3/2020 http://www.controlacrisi.org
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