Campobasso. Il primo ambulatorio popolare della città
A breve, a Campobasso, potrebbe esserci un intervento sanitario d’iniziativa popolare. Sull’onda lunga dell’esperienza prodotta dagli attivisti del centro sociale “Je so pazz” di Napoli, dove da diversi anni è attivo uno “Sportello Medico Popolare”, anche in città sta per nascere il primo ambulatorio e farmacia popolare.
L’iniziativa parte dagli attivisti di Potere al Popolo che lo scorso anno come collettivo insieme all’ Asia/Usb avevano dato vita all’esperienza dell’occupazione di via Montegrappa con uno sportello antisfratto.
«Da tempo come collettivo di attivisti sociali stiamo sperimentando una serie di pratiche che da un lato servono concretamente a dare sostegno alle tante persone colpite dalla crisi economica, dall’altra costruiscono reti di solidarietà che sanno rompere con la dirompente guerra tra poveri, alimentata sempre più dalle politiche neoliberiste e dell’austerity» dichiara Italo Di Sabato, ex candidato al parlamento di Potere al Popolo in Molise.
Lo scorso 2 marzo l’Asrem ha effettuato un monitoraggio nel quale evidenziava come l’attesa per sottoporsi a visite specialistiche fosse aumentata. Di contro, i tempi medi di attesa per effettuare una visita medica attraverso l’offerta privata erano drasticamente più brevi: mediamente occorrono dai 65 ai 70 giorni per una visita specialistica a fronte dei 6 nell’intramoenia(prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa), 7 nel privato e 32 per il privato convenzionato.
“Il privato– si legge nel rapporto – riduce drasticamente i tempi di attesa per prestazioni mediche e anche il privato convenzionato garantisce un servizio notevolmente più rapido a quello del sistema pubblico degli ultimi anni”.
Dunque, l’ambulatorio popolare, con annesso sportello, si andrebbe a inserire in un contesto sociale nel quale non tutti i cittadini hanno la possibilità di accedere alla sanità privata per svolgere le visite specialistiche, ma anche per quelli «che non possono permettersi determinate cure perché non hanno i soldi per pagare il ticket: per noi vige la regola “Prima l’umanità” e non l’etnia o la nazionalità – continua Di Sabato -. Il nostro non è un agire per soddisfare i bisogni sociali dei cittadini ma agire con i cittadini per soddisfare i bisogni sociali, distinguendoci quindi, a partire dal funzionamento concreto della nostra attività al meccanismo verticale dell’intervento della gran parte delle organizzazioni che lavorano in questo ambito».
Pratiche, è giusto evidenziare, che non andranno a sostituire la sanità ufficiale ma andranno a«produrre elementi di espansione, lavorando nel terreno della ricostruzione di forme di neomutualismo e vertenzialità, in rapporto al livello di efficacia che possiamo esprimere eventualmente nei livelli istituzionali».
Così come a Napoli, l’Ambulatorio Popolare conterà sia sull’impegno volontario di chi si alternerà durante la settimana, ma anche di una rete esterna di specialisti solidali al progetto. La Farmacia Popolare sarà un punto di raccolta e smistamento di medicinali di comune utilizzo.
«Ora siamo alla ricerca di una sede idonea. Il nostro scopo è quello di poter avere una sede funzionale al fine di poter attivare non solo l’ambulatorio popolare ma anche lo sportello antisfratto, uno sportello legale e sportello Migranti, un doposcuola popolare e una Camera del Lavoro precario», continua Di Sabato.
Ambulatorio che avrebbe una doppia funzione: da un lato quello prettamente sanitario e di assistenza medica, e dall’altro quello di garantire e di colmare per decine di cittadini, italiani e immigrati, un gap informativo.
«Chiunque sia in dotazione di una tessera sanitaria comunitaria spesso non sa a quali servizi pubblici può accedere, magari è in difficoltà economiche e rinuncia alle cure perché non ha idea di quali siano i passaggi da fare per ottenere l’esenzione dal pagamento del ticket, non è informato su quali siano i servizi gratuiti o su qualsiasi altra agevolazione in ambito socio-sanitario, non sa se e quando è il caso di fare approfondimenti diagnostici e spesso si perde nei rivoli della nostra sanità pubblica».
Allo stesso modo «molti migranti sono spesso così intimoriti dall’idea di doversi recare dal medico, di poter andare incontro a una denuncia, al rimpatrio, a qualsiasi complicazione per sé e le proprie famiglie, da rinunciare a qualsiasi diritto, come quello relativo all’acquisizione del libretto Stp, per “Stranieri Temporaneamente Presenti». Il tutto dovrebbe attivarsi nei prossimi mesi e con «i medici e gli infermieri che ci hanno già dato la loro adesione capire e decidere quali servizi specialistici sanitari aprire. Ora è necessario, ripeto, trovare innanzitutto una sede idonea per avviare l’iniziativa», conclude l’ex consigliere regionale.
Alessandro Corroppoli
da http://www.primonumero.it
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!