Cancellare la legge Fornero è necessario, possibile, urgente!
Le agenzie di oggi battono la notizia: “La spesa pensionistica dell’Italia è una bomba pronta ad esplodere. Lo scriverà la Commissione europea nel rapporto di primavera Ageing Report 2018”.
E giù con espressioni come “numeri choc”, gobbe previdenziali insostenibile, e ogni altra metafora utile a seminare l’idea che i processi siano fuori controllo, che alle pensioni si debba mettere mano, sì, ma per tagliare ancora… tutto l’armamentario del There Is No Alternative che ci si appresta a dispiegare.
Ovviamente con il supporto dei numeri che dimostrerebbero come la spesa previdenziale in rapporto al Pil in Italia sia fuori da ogni possibile raffronto con quella del resto d’Europa: al 16% del Pil, pronta a schizzare al 18,5!!
Come dire un febbrone da cavallo.
Solo che è un falso.
L’Italia sconta la mancata separazione tra assistenza e previdenza, nonché il peso di un carico fiscale sulle pensioni, che continua ad essere significativamente più alto che nel resto d’Europa.
Il Rapporto sullo Stato Sociale 2017, che insieme a Itinerari Previdenziali, resta il più serio rapporto sul sistema previdenziale italiano (dopo la soppressione, operata dalla Fornero, del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale una volta esistente presso il Ministero del Lavoro) quantifica la spesa al lordo e al netto dell’assistenza, al lordo e al netto delle tasse.
La spesa complessiva per il 2015 pari a circa 248 miliardi, diventa di circa 203 al netto dell’assistenza. Se si calcolano le tasse, che valgono per circa 42 miliardi e che rientrano nelle casse dello stato, le risorse impiegate per il pagamento delle pensioni previdenziali ammontano a 160,8 miliardi. I contributi versati nello stesso anno sono pari a circa 186 miliardi. In sostanza il rapporto tra contributi versati e pensioni erogate, è IN ATTIVO DI QUASI 26 MILIARDI.
Dunque è lo Stato che prende soldi dalle pensioni e non l’opposto.
Quanto al rapporto con il Pil, se si quantifica la spesa previdenziale al lordo delle tasse è intorno al 12%, al netto sta al 10%.
Ma si dirà, se lo Stato non potesse attingere come faceva prima dalla previdenza, da dove le prende le risorse?
Ad esempio da un’evasione fiscale stimata tra i 110 e i 130 miliardi annui? Da una patrimoniale sul 5% più ricco della popolazione che da solo possiede oltre il 40% della ricchezza del paese? Dalla fine dei regali alle imprese che si sono viste ridurre le tasse sui profitti negli ultimi 17 anni di 13 punti percentuali? Dal taglio delle spese militari o di quelle delle grandi opere? Da un tetto alle pensioni oltre i 5000 euro? Tutte cose fattibili, anzi fattibilissime. Se si vuole.
Certo c’è un problema: che sono tutte proposte che vanno nel senso opposto alla Flat Tax. E quindi toccherà mobilitarsi per la cancellazione della Fornero, come per l’istituzione del reddito minimo, e insieme non solo per mandare a quel paese la commissione Ue e il Fmi, ma anche per una riforma fiscale che dia attuazione all’articolo 53 e non finisca di smantellarlo.
Un po’ di sano conflitto di classe, una faccenda di sinistra!
p.s. un paio di articoli più dettagliati scritti durante la campagna elettorale su pensioni e fisco:
http://www.rifondazione.it/
http://www.rifondazione.it/
Roberta Fantozzi
Resp. nazionale Economia e Lavoro di Rifondazione Comunista
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