Cardinal Zuppi, un’importante figura per il dialogo, la pace e la giustizia sociale
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All’ora dell’Angelus di domenica 24 settembre e dopo aver presieduto la messa al Festival francescano in piazza Maggiore, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha partecipato ad un incontro sulla pace sotto il tendone del parco ‘Maurizio Cevenini’, accolto da abbracci e applausi di compagni e compagne arrivate da tutta Italia, tra bandiere rosse, arcobaleno e della Cuba rivoluzionaria.
Per la prima volta un presidente della Cei è stato ospite della Festa Nazionale di Rifondazione Comunista. È stato protagonista di una domenica inedita per un uomo di Chiesa. Il segretario nazionale Maurizio Acerbo ha condotto un dialogo con l’arcivescovo sul tema della pace: “Ringrazio don Matteo – così lo ha sempre chiamato Acerbo e così lo chiamano i militanti della sinistra antagonista bolognese – per aver accettato questo invito, che gli cagionerà qualche problema o qualche guaio. Esprimo solidarietà preventiva. Noi, dall’inizio del conflitto in Ucraina, siamo sempre stati d’accordo con le parole di Papa Francesco. Troppo spesso ci troviamo d’accordo solo col Papa. Don Matteo ha avuto un compito davvero oneroso, in un contesto in cui tutti fanno gara ad essere bellicisti, quello di costruire ponti di dialogo. Noi lo consideriamo il nostro inviato di pace”.
Tra bandiere rosse e arcobaleno, Zuppi ha ribadito l’importanza del dialogo: “Credo sia importante parlare con tutti – ha detto Zuppi – indispensabile è il confronto, ragionare, pensare, discutere anche da posizioni e sfumature diverse, in alcune casi. E’ indispensabile per la Chiesa. Credo che su un tema come la pace sia decisivo dialogare”, ha aggiunto, chiarendo che andare da qualcuno non significa pensarla come lui su tutto. Una vera ovazione dalle centinaia di presenti è esplosa quando Zuppi ha ricordato “l’inchiostro bellissimo con cui è stata scritta la nostra Costituzione, che ha dentro cose chiarissime come per esempio l’antifascismo”.
Poi il cardinale ha accennato anche ad altre questioni, come aborto, “utero in affitto”, eutanasia su cui ci possono essere grandi differenze, ha detto, ma ha comunque invitato al dialogo “per evitare polarizzazioni”. L’eutanasia “è una libertà individuale? O io devo garantire di non soffrire? Lo Stato questo non lo garantisce, ci sono troppo poche cure palliative”. Poi i migranti e l’invito a “fare un discorso sull’Europa e all’Europa. Il rischio che diventi un problema italiano ha effetti negativi” e cioè che “si entri nell’agone delle polarizzazioni e questo non fa bene a capire e risolvere. Richiede una visione e una fermezza sui valori dell’umanità, non può diventare oggetto di scontro”.
Il Cardinal Zuppi, dal 27 ottobre 2015 arcivescovo metropolita di Bologna e dal 24 maggio 2022 Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, si configura oggi come un’importantissima figura “ecumenica” di dialogo e pace oltre ad essere un punto di riferimento per quei cristiani che ancora parlano di giustizia sociale. Nell’ambito della giustizia sociale, il Cardinal Zuppi ha una grande storia che inizia nel 1973 quando conosce Andrea Ricciardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio e comincia a collaborare con l’associazione dapprima nelle scuole popolari e poi con gli anziani soli e gli immigrati.
Nel 1990, collaborando con Ricciardi, Jaime Pedro Goncalves e Mario Raffaelli, svolge il ruolo di mediatore nelle trattative tra governo socialista del Mozambico, guidato dal Fronte di Liberazione del Mozambico, e il Partito di Resistenza Nazionale Mozambi-cana, impegnati dal 1975 in una sanguinosa guerra civile. La mediazione condusse, il 4 ottobre 1992, dopo ventisette mesi di trattative, alla firma degli Accordi di Pace di Roma, che sancirono la fine delle ostilità. Per questi eventi Zuppi e Riccardi vengono nominati cittadini onorari del Mozambico. In seguito, continua ad operare con la cosiddetta “diplomazia parallela” della Comunità di Sant’Egidio.
Nel 2017, già arcivescovo di Bologna, Zuppi difende pubblicamente i ragazzi del Centro Sociale Làbas di Bologna contro lo sgombero della loro sede: «Siamo entrati in contatto con i ragazzi di Làbas, attraverso la nostra Caritas, per l’accoglienza di alcuni profughi. Per quello che potremo cercheremo di aiutare i ragazzi che altrimenti resterebbero per strada. Non va bene per nessuno restare per strada. Crediamo che bisogna trovare una soluzione che permetta di continuare un’esperienza di socializzazione, di accoglienza, di confronto. Ci auguriamo che si possano trovare soluzioni che accontentino tutti quanti.
Qualche volta viene da domandarsi perché questo avviene soltanto dopo e non si riesce a fare prima».
Sempre in quell’occasione afferma la sua linea rigorista sul tema dei profughi: “Chi cerca futuro ci aiuta a trovare futuro, non è vero che ce lo porta via o ce lo limita, credo esattamente il contrario. La percezione che noi abbiamo dei profughi è enormemente amplificata, e non perché non ci siano le difficoltà. Credo che c’è il tema di una gestione intelligente e preventiva del fenomeno. Per esempio i canali umanitari sono un’esperienza importantissima che danno informazioni anche di come si può provare a gestire un fenomeno che è epocale. (…). Non dobbiamo mai mettere in discussione la difesa della vita, di chiunque, tanto più di chi sta in mezzo al mare. Se qualcuno non si ferma a soccorrere una persona è omissione di soccorso. E spero che il nostro Paese non abbia mai sulla coscienza l’omissione di soccorso”. Erano gli anni del Governo Conte I, in cui Salvini, da Ministro dell’Interno sequestrò letteralmente i migranti della Nave Diciotti. “Papa Francesco insiste tantissimo sulla costruzione di ponti e non di muri. Costruire ponti a volte è pericoloso, ma quando ci sono capiamo che la nostra vita è questo, la bellezza dell’incontro” – disse in una intervista al Corriere della Sera.
In sala c’era l’ex assessora al welfare Amelia Frascaroli, da sempre vicina ai movimenti, ci sono i militanti di Rifondazione, frate Benito Fusco dei Servi di Maria, chi ha fatto la battaglia contro la Buona Scuola (e che all’ingresso raccoglie di nuovo le firme per una legge di iniziativa popolare) e gli attivisti del Centro Sociale Labàs. Zuppi ripercorre i discorsi del Papa pronunciati quando accolse i movimenti popolari nel 2014 in Vaticano e poi nel 2016 in Bolivia, raccolti nel libro curato da Alessandro Santagata “Terra, casa, lavoro” ed uscito con Il manifesto.
È questo il terreno comune che fa incontrare la comunista e il vescovo, l’antagonismo coi credenti, la sinistra coi cattolici democratici, i circoli Arci coi volontari della Caritas. La spinta comune è al cambiamento mettendo al centro le persone, gli ultimi: “All’origine della crisi finanziaria c’è una crisi antropologica – sottolinea Zuppi – ma noi non dobbiamo abituarci all’ingiustizia, dobbiamo rispondere alle domande del mondo”. Poi le differenze rimangono, sulla sessualità, il corpo delle donne, ricordano le attiviste. “Abbiamo diversi punti di vista, posizioni diverse, io non smetterò di fare il vescovo così come il Papa continuerà a fare il Papa. Ci uniscono le riflessioni che Francesco ha rivolto ai movimenti popolari” – affermava Zuppi.
Nel 2019 pubblica il libro Odierai il prossimo tuo come te stesso, considerato da gran parte dell’opinione pubblica come un’invettiva contro il segretario della Lega Matteo Salvini, e un mezzo per far perdere il suo partito alle elezioni regionali; in realtà, il libro riguardava principalmente l’odio sociale e l’odio interno alla Chiesa Cattolica. Dopo la sua creazione a cardinale, il regista e sceneggiatore Emilio Marrese produce Il Vangelo secondo Matteo Z. – Professione Vescovo, film in cui racconta l’impegno profuso dall’arcivescovo per gli ultimi.
Il 3 novembre 2022, scrive un’altra lettera aperta al quotidiano Avvenire, chiedendo “all’Italia di ratificare il Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari non solo per impedire la logica del riarmo, ma perché siamo consapevoli che l’umanità può essere distrutta”.
Il 20 maggio 2023 la Sala Stampa della Santa Sede rende noto che il Papa Francesco lo ha incaricato di dirigere una missione «che contribuisca ad allentare le tensioni nel Conflitto in Ucraina». Scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione e trovare vie per raggiungere una giusta pace. Il primo viaggio diplomatico: è avvenuto a Kiev il 5 e il 6 giugno; il secondo a Mosca il 28 e il 29 giugno; il terzo a Washington il 18 luglio; e il quarto a Pechino dal 13 al 15 settembre.
Da quando è stato eletto a capo della CEI ho apprezzato fin da subito la figura del Cardinal Zuppi e ciò mi ha dato lo stimolo di approfondire chi fosse veramente. Con i tempi che corrono possiamo assolutamente dire che Zuppi è un “cardinale sui generis” e un “prelato alternativo”. Sebbene sia troppo presto per accostarlo a famosi personaggi della “corrente calda” del cristianesimo come il pacifista Cardinal Luigi Bettazzi, come il partigiano Don Andrea Gallo o come il teologo della liberazione Giovanni Franzoni, sicuramente Zuppi è un personaggio di rottura all’interno dell’attuale Santa Chiesa Romana, un’esponente del cristianesimo sociale più progressista il cui sguardo va ai poveri e agli ultimi di questa nostra società piena di disuguaglianze, procedendo nel suo percorso senza pregiudizi, con grande umiltà e sobrietà che ne segnano un carattere militante, volto a battersi per il bene comune.
Lorenzo Poli
Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute
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