Caso USAID, finanziamenti USA per la propaganda globale

Il caso USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale) ha da tempo valicato i confini statunitensi, sollevando interrogativi sulla sua reale missione.

Mentre ufficialmente l’agenzia si occupa(va) di aiuti umanitari e assistenza in oltre 100 Paesi, con un budget di oltre 46 miliardi di dollari, numerose inchieste hanno evidenziato come essa sia stata  utilizzata come strumento dello stato di sicurezza americano per operazioni di destabilizzazione, cambi di regime e ingerenze politiche.

Un meccanismo chiave di questa strategia è stato il finanziamento diretto o indiretto di media dichiaratamente indipendenti, agenzie stampa ed enti benefici legati all’USAID.

Stando a quanto riportato dal Columbia Journalism Review, USAID ha sostenuto finanziariamente più di 6.000 giornalisti, circa 700 redazioni indipendenti e quasi 300 organizzazioni della società civile impegnate nel settore dei media in oltre 30 Paesi.

La situazione risulta chiara nei suoi sviluppi in Ucraina, considerando che il 90% dei media si sostiene grazie a quei finanziamenti. E considerando che i giornalisti europei – italiani in primis – in questi anni hanno fatto semplicemente da cassa di risonanza di notizie lanciate da testate gestite da Kiev con i finanziamenti statunitensi, può davvero definirsi informazione un giornalismo che dipende da fondi governativi stranieri, spesso opachi e non trasparenti?

Caso USAID: dollari ai media globali

Un’inchiesta del giornalista Lee Fang riportata in Italia da Inside Over ha rivelato il controverso ruolo di USAID nel finanziare testate giornalistiche e iniziative editoriali in tutto il mondo, sollevando dubbi sulla loro effettiva indipendenza.

Tra i casi più emblematici troviamo Coda Story, un’organizzazione con sede a New York impegnata nella lotta alla disinformazione, in particolare quella proveniente dalla Russia.

Un rapporto di audit ha evidenziato che Coda Story ha ricevuto finanziamenti dalla National Endowment for Democracy (NED), un’organizzazione non profit strettamente legata a USAID, alimentando speculazioni sulla possibile influenza esercitata dai finanziatori sulla linea editoriale.

Un altro caso significativo è l’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), una rete investigativa coinvolta in scandali come i Panama Papers. Secondo Ryan Grim, OCCRP ha ricevuto 11 milioni di dollari da agenzie statunitensi, di cui 5,7 milioni direttamente da USAID.

Nonostante l’organizzazione abbia smentito qualsiasi influenza dei finanziatori sulla sua politica editoriale, la dipendenza economica da fondi governativi solleva inevitabili interrogativi.

Le strutture di finanziamento e il caso Internews

Lee Fang ha evidenziato come USAID operi attraverso appaltatori come Pact, Inc. e l’East West Management Institute, che gestiscono testate in tutto il mondo. Particolarmente controverso è il caso di Internews, un’azienda che riceve fondi USAID per sostenere media ucraini e di altre regioni. Operante in Europa, America Latina, Medio Oriente e Africa, Internews dipende in larga parte dai finanziamenti USAID, e il congelamento di questi fondi sta mettendo in crisi diverse redazioni.

Secondo Voice of America, media indipendenti in oltre 30 paesi, tra cui Austria, Ucraina e Myanmar, sono ora a rischio chiusura. Paradossalmente, la stessa Voice of America è finanziata dal governo americano, dimostrando un’evidente contraddizione nell’approccio alla libertà di stampa.

RSF denuncia: 268 milioni di dollari congelati per i “media indipendenti”

Reporters Without Borders (RSF) ha denunciato il blocco da parte di USAID di 268 milioni di dollari destinati al supporto del giornalismo indipendente. Secondo il Columbia Journalism Review, negli ultimi anni USAID ha finanziato oltre 6.000 giornalisti, circa 700 redazioni indipendenti e quasi 300 organizzazioni della società civile attive nel settore media. Tuttavia, il vero impatto di questo blocco è difficile da stimare, poiché molte redazioni colpite temono di parlarne apertamente.

Testate esiliate da Iran e Bielorussia hanno riferito, sotto anonimato, di essere state costrette a misure drastiche per sopravvivere. In Camerun, DataCameroon ha sospeso progetti sulla sicurezza dei giornalisti e sulla copertura elettorale.

Il caso BBC Media Action

Il taglio dei fondi USAID potrebbe avere conseguenze anche su BBC Media Action, il ramo umanitario della BBC. Secondo il Telegraph, la decisione di Donald Trump e l’influenza del DOGE di Elon Musk sull’USAID potrebbero privare l’organizzazione di milioni di sterline, mettendo a rischio progetti in Paesi poveri.

L’ente benefico della BBC si occupa di formare giornalisti e migliorare i sistemi di comunicazione nelle aree più vulnerabili, e USAID è il suo secondo maggior donatore, con 2,6 milioni di sterline versati nel 2023-24.

BBC Media Action sostiene di operare con trasparenza e indipendenza, ma le critiche sulla possibilità di condizionamenti da parte dei finanziatori restano aperte.

Il caso USAID solleva una domanda cruciale: un giornale può dirsi veramente indipendente se riceve finanziamenti da un governo straniero? La dipendenza economica da enti come USAID può renderli vulnerabili a pressioni politiche? Mentre l’agenzia afferma di sostenere la libertà di stampa, la sua storia di finanziamenti mirati e condizionati suggerisce una realtà più complessa, in cui il confine tra aiuto e ingerenza è sempre più sfumato.

7/2/2025 https://www.kulturjam.it/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *