Chi ha paura della Merlin? Mai più case chiuse!

Onore alla senatrice Merlin grazie alla quale, sessant’anni fa, il 20 febbraio del 1958 entrò in vigore una delle leggi più discusse, stimate, controverse e odiate della nostra storia, la numero 75, meglio nota come legge Merlin dal nome della promotrice nonché prima firmataria, la senatrice Lina Merlin nel 1948. Un provvedimento che dopo dieci anni dal suo inizio abolì la regolamentazione della prostituzione di stato, chiudendo le case di tolleranza come le chiamò il regime fascista rinverdendo le leggi sulla regolamentazione di stato della prostituzione introdotta da Cavour nel 1848.

La L. 75/58 dichiara che la prostituzione non è un reato, ma introduce i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione anche recependo la Dichiarazione universale del diritti umani dell’Onu del 1948. La legge Merlin, votata dai partiti antifascisti, ma non dall’Msi, di fatto liberò oltre tremila donne dalla “indegna schiavitù”, come la chiamò Anna Maria Mozzoni dopo l’Unità d’Italia e come poi riprese Lina Merlin. La legge ridiede dignità e libertà  non solo a loro, soprattutto  le povere e ingannate, costrette a subire -come scrisse una donna, nelle “Lettere dalle case chiuse” scritte alla Merlin- anche cento uomini al giorno,  ma anche ai loro figli, oltre che a tutte quelle che dalle case erano scampate, di potersi rifare una vita, trovare un lavoro, farsi una famiglia, sposarsi non più sottoposte all’obbligo di essere “patentate” contro la loro decisione, né  al controllo della polizia  sulla loro vita e le loro scelte, che le portavano spesso ancora molto giovani nei sifilocomi. Il tanto vantato obbligo di controllo sanitario in realtà era un obbligo alla visita medica che valeva solo per le donne, ma non valeva per i clienti, giovani e anziani, celibi e sposati che continuavano ad infettarle senza rimorso alcuno con la connivenza di proprietari di bordelli, tenutarie e medici compiacenti, con una corruttela politica che dovrebbe essere studiata meglio dai suoi estimatori.

In questa campagna elettorale sgangherata, esponenti politici di primo piano non hanno esitato a riproporre forme di regolamentazione della prostituzione e di assimilazione ad un lavoro non meglio definito in nome -in un paese di grandi evasori- della necessità di incrementare il pagamento di tasse da parte di sex worker. Inoltre, e sarà segno dei tempi amari che viviamo, il Tribunale di Bari accetta di sottoporre la Legge Merlin alla Corte Costituzionale, come chiedono i legali di Tarantino -il rifornitore di escort a Palazzo Grazioli- sperando di arrivare a rendere legittimo e non punibile penalmente il reato di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in nome dell’autodeterminazione delle donne.

La battaglia della Merlin contro la prostituzione di stato durò dieci anni e fu condotta  senza esclusione di colpi da parte di tenutari che finanziarono campagne contro la senatrice senza badare a spese; di medici che avevano il loro tornaconto sull’affare; di parlamentari anche del partito della Merlin che cercavano motivazioni nobili per tutti i clienti delle case chiuse che rappresentavano il monumento legittimo  dei loro vizi e di una sessualità maschile predatoria e senza limiti verso le donne da usare, anche per iniziare alla sessualità i loro figli o per tenere buoni soldati e marinai in una leva senza fine. Un sistema tra i peggiori che il patriarcato abbia mai definito contro le donne e contro cui si ribellarono, fin dall’8oo, donne e uomini in tutto il mondo riuscendo a modificare molte legislazioni nazionali. L’Italia insieme alla Francia e alla Svizzera rimase ben ultima fino a dopo la Seconda Guerra mondiale. Lina Merlin straordinaria donna antifascista, fondatrice dell’Udi e Costituente tra le più importanti e rispettate, riprese la questione e, anche ispirandosi alla battaglia in Francia di Marthe Richard, riuscì nonostante tutti gli avversari a portare a termine la sua battaglia.

Da sessant’anni anni in ogni legislatura, in Parlamento, sono presentate proposte di tutti i tipi per modificarla, e non è un caso che da sessant’anni nessuno ci riesca. La legge più osteggiata della storia italiana e anche la legge più solida nel tempo; tuttavia questo non meraviglia chi conosce bene la storia politica della Merlin e della legge da lei voluta con una capacità di lotta e di documentazione su ogni aspetto che ancora impressiona. Non a caso per una parlamentare che ha lavorato tantissimo e dalla Costituente è rimasta famosa per l’art.3, e poi su tante leggi contro gli esperimenti nucleari, contro la guerra, sull’infanzia, sulla scuola, sul Polesine, sulle arti e sulla sanità, questa legge rimane il suo risultato più famoso.

Contrariamente a quanto spesso viene sostenuto, non è vero che chiusura delle case chiuse scatenò la prostituzione di strada: non solo perché anche prima erano migliaia  le non “patentate” che sfuggivano alle case e alla polizia, ma anche perché, come chiunque potrebbe vedere se volesse  documentarsi, dopo il ‘58 e in concomitanza con il boom economico molte donne cercarono e trovarono lavoro e, come dimostrano dati delle FFO, inchieste, studi storici e  il cinema, se sulla strada rimasero una  piccola parte delle donne più  povere, altre si organizzarono al chiuso ma tenendo alla larga sfruttatori che comunque non si arresero mai e provarono  a riorganizzarsi. Il dato della prostituzione su strada fu comunque residuale anche per i cambiamenti sociali e culturali fino a oltre la metà degli anni ‘80 quando  gli sfruttatori della “industria” del sesso, non decisero di usare le ragazze tossicodipendenti e l’esplosione dell’ HIV non  fu l’occasione per buttare sulla strada ragazze nigeriane attirate con false promesse dal loro paese mentre la disintegrazione dei paesi del blocco di Varsavia riversava,  per necessità e con inganno, nelle nostre città migliaia di donne in mano ai trafficanti. Problema a tutt’oggi certo non risolto ma che grazie alla legge Merlin non puntò a criminalizzare le vittime ma i trafficanti e gli sfruttatori. L’Italia infatti, approvando l’art. 18 nella legge sull’immigrazione del 1998, poi nel 2000 il Protocollo di Palermo “Protocollo delle Nazioni Unite sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in particolar modo donne e bambini, (noto anche come il protocollo sulla tratta degli esseri umani adottato congiuntamente alla Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale).  L’esperienza italiana ha contributo nel 2005 alla Convenzione di Varsavia contro la tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale e l’Italia rimane il paese con il più alto numero di donne sottratte in questi anni alle mani dei trafficanti anche se lo sforzo non è ancora sufficiente. Un lavoro che deve continuare ed essere reso sempre più forte ed organico, situato com’è nell’intreccio tra immigrazione, prostituzione, mancanza di lavoro e accoglienza degna di questo nome, ma anche con una domanda di prostituzione da parte maschile ignobile e insopportabile.

Possiamo dire con assoluta certezza che, pur essendo vissuta in un’altra epoca, la senatrice aveva ben chiaro, cosa che non succede a troppi nell’epoca di #Metoo e #WeTogether, la differenza che esiste tra violenza maschile e capacità di conquistare una donna.

Nonostante le regressioni in atto indietro non si torna!  La Merlin non si tocca!

Vittoria Tola

22/2/2018 www.womenews.net

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