Ci importa di chi vive e muore nelle tende di Moria?

Quanto vale la vita a Moria?

Centinaia di bambini profughi con le loro famiglie dormono nel cimitero di Lesbo, dopo l’incendio del campo di Moria. Intanto, settanta organizzazioni della società civile di tutta Europa (tra cui Asgi, Caritas Europa, Cospe, Médecins du Monde–France, Oxfam) lanciano un appello urgente perché gli sfollati siano accompagnati fuori dalla Grecia

Appello urgente all’azione da parte di settanta organizzazioni della società civile da tutta Europa

Negli ultimi giorni, devastanti incendi1 hanno bruciato il Centro di registrazione e identificazione di Moria e le aree circostanti e l’hotspot dell’Ue sull’isola greca di Lesbo. Gli incendi hanno lasciato migliaia di persone vulnerabili, tra cui oltre 4.000 bambini, traumatizzate2 e senza un tetto dove dormire3.

Le organizzazioni firmatarie ribadiscono ancora una volta il loro appello affinché i governi degli Stati membri dell’Ue, con il sostegno della Commissione europea4, ricollochi urgentemente gli sfollati fuori dalla Grecia.

Sebbene scioccati e rattristati da questi sviluppi, non si tratta di eventi inaspettati. Lesbo e gli altri Hotspot dell’Ue5 sulle isole dell’Egeo avevano raggiunto il punto di rottura molto tempo fa6. Il campo di Moria ospita attualmente circa 12-13.000 rifugiati, malgrado ufficialmente possa ospitarne 2.800. Questi campi gravemente sovraffollati sono caratterizzati da condizioni di vita stentate e da una grave mancanza di servizi igienico-sanitari adeguati o strutture igieniche, ancor più grave alla luce dell’incremento dei rischi per la salute dovuti al Covid-197. La situazione negli altri hotspot greci è altrettanto insostenibile e numerosi avvertimenti8 sono rimasti inascoltati per oltre quattro anni.

Necessari immediati trasferimenti

Accogliamo con favore il trasferimento di 406 minori non accompagnati da Lesbo alla Grecia continentale, con il sostegno finanziario della Commissione europea9. Questo dimostra quanto velocemente i trasferimenti possono essere coordinati, quando esiste la volontà politica. Apprezziamo l’impegno dei governi norvegese e olandese di ricollocare rispettivamente 5010 e 100 persone11, nonché la volontà dei governi francese e tedesco di trasferire 400 minori12. Esortiamo gli altri governi europei a seguire senza indugio impegni e azioni concrete. L’esempio positivo delle ricollocazioni effettuate dalla coalizione degli Stati membri disponibili a partire dal marzo 202013 mostra che le ricollocazioni possono essere eseguite in sicurezza e con successo per tutte le persone coinvolte. Gli Stati membri, le istituzioni dell’Ue, le agenzie dell’Ue e delle Nazioni Unite con il sostegno della società civile dovrebbero ora condividere esperienze, competenze e risorse per garantire che altri Stati aderiscano alla coalizione. Le organizzazioni sottoscritte sono pronte a sostenere questi sforzi, per portare in salvo uomini, donne e bambini bloccati in Grecia, e quindi sostenere i nostri valori europei dei diritti umani e della dignità umana.

Gli hotspot dell’UE come approccio europeo alla gestione della migrazione

Gli ultimi eventi dimostrano ancora una volta il fallimento degli hotspot come approccio predefinito alla gestione della migrazione. Chiediamo al Parlamento europeo di indagare sul ruolo che l’Ue e gli Stati membri hanno avuto nella fallimentare gestione di Moria. Inoltre, esortiamo la Commissione europea, la Presidenza tedesca del Consiglio dell’UE e gli Stati membri a considerare le orribili immagini dell’incendio di Moria come una prova inequivocabile del tragico costo umano14 di un sistema di asilo e migrazione dell’Ue basato su politiche di contenimento e deterrenza. Raccomandiamo vivamente alla Commissione europea di tenere conto di questi eventi in vista del nuovo patto su migrazione e asilo e garantire che queste stesse politiche non siano alla base delle proposta estremamente preoccupante dei “centri di elaborazione” alle frontiere europee. È fondamentale che il Nuovo Patto venga colto come un’opportunità per presentare un nuovo inizio piuttosto che come una replica degli errori del passato.

Tradotto e pubblicato da Asgi . Qui L’appello originale in lingua inglese con la lista completa delle organizzazioni firmatarie (Urgent Call to Action from Civil Society Organisations across Europe).

Ripreso da «BENVENUTI OVUNQUE», l’Osservatorio sull’accoglienza diffusa di migranti e rifugiati, curato dalla redazione di Comune.info in collaborazione con la Rete dei Comuni Solidali; LEGGI ANCHE L’eclissi dell’Europa: brucia il campo di Moria a Lesvos (di Fulvio Vassallo Paleologo) e comune-info.net/raccontiamo-e-sosteniamo-lesbo

2 settembre 2020, isola di Lesbo. Foto di Lesvos Solidarity – Pikpa

Moria brucia, agire subito: abbiamo posto

Lunedì alle 18:30 manifestazione a Parma

Un devastante incendio ha distrutto completamente il campo di Moria, sull’isola di Lesbo in Grecia. Oltre 13mila persone che vi erano ospitate sono in fuga, senza più un posto dove restare e senza più alcun diritto.

Ciac (Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale) lancia una manifestazione a Parma, ma che verrà replicata anche in altre città, per chiedere alla Commissione europea e al governo italiano di agire immediatamente, per far uscire le persone dai campi e portarle in salvo in altri stati dell’Unione europea. “Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questa catastrofe umanitaria: serve un intervento immediato che permetta la redistribuzione di uomini, donne e bambini nel resto d’Europa“. Già in altri stati europei sono state organizzate iniziative analoghe con l’hashtag #abbiamoposto, con la richiesta di evacuare al più presto il campo di Moria.

La manifestazione, organizzata da Ciac nel rispetto di tutte le regole sul Coronavirus, si terrà in piazza Garibaldi a Parma alle ore 18:30 di lunedì 14 settembre ed ha già avuto l’adesione di altre realtà locali e nazionali. Tra le prime: Comitato Chiamata contro la guerra, Coordinamento pace e solidarietà, Nigrizia e Art-lab. “Chiediamo a chiunque abbia a cuore i diritti delle persone – spiegano da Ciac – di far sentire la propria voce per chiedere agli stati di agire al più presto per salvare le vite di migliaia di persone”.

Il campo sull’isola di Lesbo era già in condizioni disumane, al sovraffollamento della struttura si è aggiunta l’emergenza Coronavirus e ora l’incendio che ha completamente distrutto le poche strutture che permettevano la sopravvivenza delle persone che vi abitavano. Se l’Europa vuole salvare la propria umanità non ci sono motivi razionali per cui non si dovrebbe organizzare un intervento di urgenza per accogliere migliaia di rifugiati che hanno perso tutto. Se non ora, quando?.

13/9/2020 http://www.labottegadelbarbieri.org

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