Cittadini stranieri e oppositori politici, poi studenti, detenuti, raver, famiglie arcobaleno. Sono gli obiettivi colpiti, spesso per decreto, da due anni di provvedimenti liberticidi. Norme che precedono il ddl sicurezza 1236 (ex 1660)

di Giansandro Merli, Eleonora Martini, Luciana Cimino da il manifesto

Non solo il ddl 1660, quello che l’associazione Antigone ha definito «il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana» e contro cui oggi a Roma protestano movimenti, associazioni e partiti. I due anni di governo delle destre sono lastricati di provvedimenti liberticidi che limitano i diritti e colpiscono il dissenso. Eccole qui, le «leggi melonissime».

DECRETO RAVE
Il «divieto di tekno» viene firmato il 31 ottobre 2022, appena nove giorni dopo il giuramento del governo al Quirinale. Il pretesto è una festa non autorizzata in corso in un capannone abbandonato alle porte di Modena su cui si è concentrata l’attenzione mediatica. Mentre i partecipanti stanno ancora ballando l’esecutivo emana il dl anti-rave. Dentro c’è il primo nuovo reato partorito dalla maggioranza: articolo 633 bis c.p., «Invasione di terreni o edifici pubblici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica». Chi organizza o promuove un raduno illegale musicale in cui circolano stupefacenti rischia tra tre e sei anni di carcere, multe pesanti e la confisca dell’impianto. Pene così alte permettono l’uso delle intercettazioni preventive. Dall’entrata in vigore della norma non registrano altri grandi teknival, ovvero feste gratuite di più giorni realizzate occupando spazi abbandonati e sparando musica elettronica. I rave continuano, ma a grandezza ridotta. In diverse parti di Italia le cronache segnalano interruzioni e sequestri.

DECRETO ANTI-ONG
Il 2023 comincia con una misura bandiera del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ha la data del 2 gennaio, il titolo di «Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori» e un unico oggetto: le navi ong. La misura introduce sette violazioni sulla cui base possono scattare fermo e multa. In caso di reiterazione le sanzioni crescono di livello: con la terza scatta la confisca del mezzo di soccorso. Alla legge il governo associa una nuova gestione delle richieste di sbarco avanzate dalle organizzazioni umanitarie. Non più i porti chiusi di Salvini o le lunghe attese al largo di Lamorgese: lo scalo è assegnato subito dopo il primo salvataggio, ma lontanissimo. Le navi sono costrette a traversate di centinaia di chilometri con pochi naufraghi a bordo. Intanto le autorità portuali dispongono un fermo dietro l’altro, unicamente sulla base dei resoconti della sedicente «guardia costiera» libica. A ogni sanzione scatta un ricorso. In fase cautelare, quando arriva il pronunciamento, le ong ottengono sospensioni e revoche dei sequestri. Nel merito i giudici danno loro ragione quasi sempre. A ottobre scorso il tribunale di Brindisi solleva una questione di legittimità costituzionale: sul decreto si esprimerà la Consulta. In ogni caso nel 2023 le ong salvano 14mila migranti sui 153mila sbarcati: il 9% del totale. Nel 2024, invece, 11.500 su 64mila: il 18%.

FAMIGLIE OMOGENITORIALI
Mentre viene discusso il Regolamento Ue che chiede agli Stati membri di riconoscere i diritti alle famiglie omogenitoriali, il ministro dell’Interno Piantedosi richiama all’ordine l’amministrazione mandando una circolare (datata 19 gennaio 2023) in cui invita i prefetti a opporsi all’iscrizione anagrafica dei figli di queste coppie. Da allora, di mese in mese, a casa di molte famiglie arcobaleno arrivano delle «notifiche». Avvisano che «non possono essere iscritte in un certificato di nascita due persone dello stesso sesso». Il genitore non biologico va cancellato. Molti sindaci interrompono le registrazioni e la procura di Padova chiede di annullare gli atti di nascita di 37 bambini salvo poi accogliere la questione di incostituzionalità sollevata dai genitori. Il 10 marzo il prefetto di Milano obbliga il Comune a interrompere il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali. Alcuni sindaci si ribellano continuando a registrare i bambini.

DECRETO CUTRO
Dopo i grandi naufragi di Lampedusa dell’ottobre 2013 il governo Letta aveva dato il via alla missione di ricerca e soccorso Mare Nostrum, che ha salvato oltre 100mila migranti. Dopo il naufragio di Steccato di Cutro, che all’alba del 26 febbraio 2023 è costato la vita a un centinaio di persone, il governo Meloni ha varato un dl che, convertito in legge, stabilisce: l’ampliamento dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e l’aumento del periodo di detenzione amministrativa; l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema di accoglienza e integrazione (ex Sprar); la creazione di strutture di accoglienza provvisorie con prestazioni inferiori; una stretta sulla conversione dei permessi di soggiorno dei minori stranieri non accompagnati; la limitazione dei permessi di soggiorno speciali per protezione, cure mediche o calamità; la semplificazione della revoca di accoglienza e status di rifugiato; l’inasprimento delle pene per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Soprattutto, introduce un nuovo reato per «dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo», come dichiara la premier Meloni. Articolo 12 bis del Testo unico sull’immigrazione: «Morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina», pene tra 20 e 30 anni. La legge rende anche possibile trattenere i richiedenti asilo provenienti dai Paesi sicuri durante le «procedure accelerate di frontiera» di esame della domanda d’asilo. È il seme da cui dovrebbero sbocciare i centri in Albania.

DECRETO CAIVANO
È una delle misure più simboliche dell’uso spudorato della decretazione d’urgenza da parte del governo Meloni, approvata a colpi di fiducia nel settembre 2023, al fine di inseguire gli umori popolari dopo i drammatici fatti di cronaca avvenuti in provincia di Napoli, al Parco Verde di Caivano (9 persone arrestate, di cui 7 minorenni, per lo stupro di due cuginette di 10 e 12 anni). Il decreto, al netto dei progetti di rigenerazione urbana anti-degrado, si fonda su un’azione esclusivamente punitiva: pene fino a due anni per i genitori che non rispettano l’obbligo di istruzione dei figli; minorenni imputabili e sanzionabili già dai 14 anni, quando diventano potenziali destinatari del provvedimento di allontanamento «Daspo urbano»; aumento delle pene per il porto abusivo d’armi e per reati di lieve entità in materia di stupefacenti. Diventa più facile per i minorenni accusati di spaccio o porto d’armi finire nelle cosiddette «carceri minorili», anziché nelle comunità, e si tenta di agevolare il passaggio degli over 21 dagli Istituti penali per minori (Ipm) alle carceri per adulti. Secondo Antigone, dopo un anno di applicazione del decreto Caivano il numero di detenuti negli Ipm è aumentato di circa il 50%.

DDL ECO-VANDALI
Sulla carta è una legge voluta dall’ex ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano per punire chi deturpa i beni culturali. Nei fatti serve a criminalizzare le organizzazioni ambientaliste e in particolare le proteste di Ultima Generazione ed Extinction Rebellion. Il disegno di legge, approvato a gennaio 2024, punisce con multe da 10mila a 60mila euro e la reclusione fino a cinque anni le manifestazioni non violente. A marzo l’Onu bacchetta l’Italia per questa norma e vari paesi Ue per una «risposta sproporzionata alla disobbedienza civile pacifica e la preoccupante tendenza a restringere il campo della protesta legale».

PROTOCOLLO ALBANIA, LA RATIFICA
A febbraio 2024 il parlamento vota la legge di ratifica del protocollo Roma-Tirana. L’obiettivo è deportare ogni anno oltre Adriatico fino a tremila richiedenti asilo provenienti dai Paesi sicuri, facendogli svolgere dietro le sbarre dei centri, spesa stimata tra 650 milioni e un miliardo, le procedure d’asilo. Il progetto va a sbattere contro le decisioni dei giudici che non convalidano in due round la detenzione dei 18 migranti che finora hanno varcato la soglia della struttura di Gjader. È attesa in questi giorni la sentenza della Cassazione sui ricorsi del Viminale, ma probabilmente la partita si deciderà la prossima primavera davanti alla Corte di giustizia Ue.

DDL NORDIO
In vigore dall’agosto 2024, il disegno di legge per la riforma della giustizia presentato dal ministro Carlo Nordio e preteso da Forza Italia (mentre la Lega premeva per l’Autonomia differenziata e Fdi per il premierato) interviene sul codice penale, sul codice di procedura penale, sull’ordinamento giudiziario e su quello militare. Tra le principali norme: abolizione del reato di abuso d’ufficio; modifica della disciplina sulle intercettazioni con limitazione dei poteri di pubblicazione; modifica del reato di traffico di influenze illecite con restringimento del campo di applicazione e innalzamento lieve della pena minima; nuova composizione collegiale del gip; divieto per il pm di presentare appello contro le sentenze di proscioglimento emesse in relazione a reati di «contenuta gravità».

DECRETO CARCERI
Tramutato in legge ad agosto 2024, e sbandierato dal ministro Nordio come soluzione ai problemi del sovraffollamento penitenziario e alla piaga dei suicidi in cella, per la Lega è l’ennesimo «svuota carceri». Né l’uno né l’altro perché il decreto in vigore dal 5 luglio non ha minimamente intaccato l’eccesso di presenze negli istituti penitenziari italiani giunto ormai alle 16 mila unità (62.400 detenuti in 47mila posti disponibili): un record che non si registrava dal 2013, l’anno della condanna europea per trattamenti inumani e degradanti. Il provvedimento stabilisce l’assunzione di mille agenti di polizia penitenziaria (500 nel 2025 e 500 nel 2026); autorizza lo scorrimento delle graduatorie per i funzionari; interviene sulle indennità dei dirigenti e dei medici; prevede un commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria (nominato Marco Doglio che ha a disposizione 36 milioni di euro per ricavare nuove carceri dalla ristrutturazione di vecchi edifici); istituisce un albo di comunità adibite alla detenzione domiciliare. E inserisce il nuovo reato contro la pubblica amministrazione, quello di indebita destinazione di denaro o cose mobili, per compensare parzialmente l’abolizione dell’abuso d’ufficio contenuta nel ddl Nordio. In favore dell’«umanizzazione» della detenzione solo un leggero incremento delle telefonate concesse ai reclusi e il calcolo immediato delle detrazioni previste dalle norme sulla liberazione anticipata. Per effetto del decreto le persone in regime di 41 bis non possono accedere alla giustizia riparativa.

REATO UNIVERSALE DI GPA
È forse la legge più paradossale del governo Meloni, descritta come un «inapplicabile obbrobrio giuridico»: l’Italia si inventa di definire reato ciò che per altri 65 Paesi democratici del mondo reato non è, mentre in alcuni Stati è addirittura un diritto. Ovvero la gestazione per altri (Gpa). Intervenendo sulla Fecondazione medicalmente assistita normata dalla legge 40/2004, già fatta a pezzi da Consulta e corti internazionali che ne hanno depotenziato di molto il carattere liberticida, la «proposta Varchi» approvata in via definitiva dal Senato il 16 ottobre scorso vieta ai cittadini italiani il ricorso alla maternità surrogata anche se ottenuta in un Paese dove essa è legale e legalizzata, o semplicemente accettata. Dunque di «universale», al di là della voluta confusione lessicale, nella legge non c’è proprio nulla. Tranne un pregiudizio tutto italiano. Che colpisce in particolare le coppie omosessuali maschili, le più «intercettabili» alle frontiere, quelle che in Italia non possono adottare un minore come accade in altri 39 Paesi del mondo. Da ricordare però che è eterosessuale la maggior parte delle persone che intraprende viaggi della speranza in Paesi come Olanda, Grecia, Portogallo, Gran Bretagna, Usa e Canada per avere un figlio grazie alla volontaria gestazione di una madre surrogata, che sia a pagamento o per solidarietà. Per molti giuristi il reato è inapplicabile perché viola vari principi costituzionali. E infatti, riferisce l’associazione Coscioni, «la Cassazione ha già archiviato le poche inchieste aperte sulle coppie che hanno usato la Gpa nei Paesi dove è legale e che sono state sospettate di aver iniziato l’iter in Italia».

LEGGE ANTI-STUDENTI
Il ministro all’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara aveva esordito parlando della necessità di «umiliare gli studenti». Le polemiche non lo hanno scoraggiato e la legge di riforma della condotta approvata a ottobre di quest’anno ne è la prova. Torna il voto sulla disciplina, con un’insufficienza si viene rimandati a settembre con obbligo di recupero e il voto incide sulla valutazione finale all’esame di maturità. Gli studenti sospesi per un massimo di due giorni devono svolgere attività di recupero e presentare un elaborato. Per sospensioni superiori ai due giorni, invece, gli alunni sono coinvolti in attività presso strutture scelte dal MiM. Sono introdotte multe da 500 a 10 mila euro per le aggressioni a docenti e personale scolastico. Facile intuire che, a parte il tema delle violenze, i principali destinatari di conseguenze gravi sono gli studenti che protestano per la scuola pubblica. La riforma del ministro leghista corrisponde all’idea di educazione autoritaria della destra: più che formare cittadini, vuole reprimere il dissenso.

DL FLUSSI
Oltre agli interventi sulle procedure per l’ingresso regolare di lavoratori migranti e quelli a tutela delle vittime di caporalato, dentro questa norma cresciuta a dismisura nel passaggio in Commissione c’è davvero di tutto. È stata convertita in legge il 10 dicembre. Le ong sono di nuovo sotto attacco: ostacoli agli aerei che monitorano il Mediterraneo e, soprattutto, semplificazione della confisca delle navi già prevista dal decreto Piantedosi. Diventa possibile accedere ai dispositivi elettronici dei migranti alla ricerca dei dati per identificarli. In risposta al flop albanese il governo sposta la competenza sulle convalide dei trattenimenti dei richiedenti asilo dalle sezioni specializzate in immigrazione alle Corti d’appello, sperando di avere maggiore fortuna. È l’«emendamento Musk», visto che proprio l’uomo più ricco del mondo aveva detto ai giudici del tribunale di Roma che hanno liberato i richiedenti dai centri in Albania di «andare via». La legge rende più difficili i ricongiungimenti familiari e include, come emendamento, la nuova lista dei Paesi sicuri. Un manifesto «melonissimo» delle politiche migratorie del governo.

14/12/2024 https://www.osservatoriorepressione.info/

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