Clima: la causa di morte di 1,7 milioni di bambini all’anno
In occasione della giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, ed in concomitanza con il G7 ambiente che si tiene in Italia in queste ore, Terre des Hommes lancia il suo rapporto sulla relazione, sempre più stretta, che lega i due fenomeni. Oltre mezzo miliardo di bambini, infatti, vivono in aree colpite da continue inondazioni, mentre quasi 160 milioni di loro in zone che soffrono di siccità elevata o estrema.
Nel nuovo rapporto intitolato «The neglected link – effects of climate change and environmental degradation on child labour» (Il legame dimenticato – effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sul lavoro minorile) abbiamo voluto documentare come i cambiamenti climatici abbiano un impatto diretto sul lavoro minorile, sia per la spinta iniziale a intraprenderlo – anche attraverso la migrazione ambientale – sia per il tipo di lavoro intrapreso, oltre che sulle condizioni di lavoro, come l’esposizione a sostanze tossiche pericolose e i rischi di sfruttamento. Dai dati si evince chiaramente che se si vuole eliminare il lavoro minorile è necessario tenere in considerazione le conseguenze dei cambi climatici e integrare nelle politiche di protezione dell’ambiente i diritti dell’infanzia.
Lo studio è uno dei primi rapporti al mondo che affronta la questione di come il degrado ambientale e i cambiamenti climatici amplifichino la vulnerabilità dei bambini allo sfruttamento lavorativo. Anche se esistono dei dati ufficiali sul lavoro minorile, questi non sono assolutamente sufficienti per comprendere tutte le cause e, soprattutto, le nuove dinamiche che stanno alla base del fenomeno. I dati attualmente disponibili sugli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale riguardano principalmente questioni sanitarie, e sono già significativi. Basti pensare che, a causa dei cambiamenti climatici già in atto, oltre 83 milioni di bambini in tutto il mondo rischiano la propria incolumità fisica ogni giorno e sono condannati a un futuro di povertà ed esclusione sociale.
L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) stima che il 26 per cento dei 6,6 milioni di decessi annuali di bambini sotto i cinque anni siano collegati a condizioni e cause connesse all’ambiente. Lo studio riporta cinque casi studio sul lavoro minorile in 5 Paesi particolarmente soggetti a fenomeni climatici estremi: Burkina Faso, Nepal, India, Nicaragua, Perù.
A chiusura, lo studio propone una serie di raccomandazioni alla comunità internazionale e ai governi locali, focalizzate sulla necessità che i bambini siano al centro delle strategie internazionali e nazionali per la mitigazione dei cambiamenti climatici, e beneficiare di parte dei fondi ad esse destinati. È necessario dunque un cambiamento di paradigma a partire dall’inclusione dei fattori ambientali come cause potenziali dello sfruttamento dei bambini. Sono necessarie indagini più approfondite sulla relazione tra i cambi climatici e il lavoro minorile, con programmi di prevenzione più incisivi e maggiori collegamenti tra chi si occupa delle politiche ambientali e chi si occupa dei diritti dei bambini.
Infine, ma non per importanza, le politiche sia nazionali che internazionali devono tenere in particolare considerazione la vulnerabilità dei minori migranti, offrendo loro accesso a un’istruzione di qualità e quindi a prospettive di lungo termine per non costringerli a un lavoro precoce che ne segni l’esclusione sociale. Ricordiamoci sempre che un mondo a misura di bambino è un mondo a misura di tutti.
Raffaele K. Salinari
Presidente Terre des Hommes
10/6/2017 https://ilmanifesto.it
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