Coca Cola, licenziamenti e taser: il modello americano a Nogara
La Coca Cola ha esportato in tutto e per tutto il modello americano. Nello stabilimento di Nogara, il più grande d’Europa, oltre ai licenziamenti dei lavoratori sindacalizzati sono arrivati anche i taser, le pistole elettriche in uso negli Stati Uniti.
Ad utilizzarli sono stati gli addetti alla sicurezza privata dello stabilimento, che in questo modo hanno pensato di sedare le proteste dei lavoratori in lotta contro 14 licenziamenti, di cui 12 di iscritti al sindacato Adl Cobas.
I deputati Nicola Fratoianni, Giulio Marcon e Giovanni Paglia (Sinistra Italiana) hanno presentato interrogazioni urgenti al ministro dell’interno Minniti e a quello del lavoro Poletti.
La vertenza è scoppiata circa un mese fa e il copione è lo stesso che ritroviamo in tutte le vertenze della logistica. Attraverso un cambio di appalto si trova la scusa per mettere alla porta i lavoratori sindacalizzati, quelli che pretendono il rispetto del contratto e rivendicano condizioni di lavoro dignitose. E ad ogni cambio di appalto viene mangiato un pezzetto della dignità dei lavoratori, attraverso vari strumenti.
La nuova organizzazione dello stabilimento comporterebbe 14 contratti a tempo indeterminato in meno, sollecitando al contempo l’aumento dei lavoratori stagionali.
12 dei 14 lavoratori dichiarati in esubero sono iscritti ad Adl Cobas, che ha dato vita a numerose proteste. Tutto è cominciato con uno sciopero l’8 marzo e presidi davanti ai cancelli della fabbrica. Successivamente c’è stata l’occupazione del tetto dello stabilimento con i carabinieri in assetto anti-sommossa. L’11 marzo, poi, c’è stato un corteo.
Fino alla nuova protesta di ieri mattina, con l’intervento della sicurezza privata e l’utilizzo dei taser.
L’utilizzo dello strumento è disciplinato dalla circolare numero 559/C-50.652-E-97 del 10 dicembre 1997, con cui il Viminale inseriva il Thomas A. Swift’s Electronic Rifle come “arma propria”.
Nella circolare si afferma che “Questi strumenti possono essere acquistati solo da chi ha una licenza di porto d’armi o il nulla osta all’acquisto, debbono essere denunziati e ne è vietato il porto in modo assoluto (arresto da 18 mesi a tre anni per i contravventori)”.
Ai nostri microfoni, l’economista Marta Fana commenta la vertenza. “Rientra nel classico schema della logistica – osserva Fana – che è uno schema al ribasso solo per i lavoratori, dal momento che la Coca Cola e gli appaltatori continuano ad aumentare i margini di profitto“.
Il tema degli appalti è al centro di uno dei due quesiti referendari della Cgil, che il governo dovrebbe superare con un decreto.
“Inviterei alla cautela – afferma Fana – perché non abbiamo ancora visto la legge del governo“.
In ogni caso, la misura richiesta dal sindacato, ovvero la reintroduzione della responsabilità in solido del committente negli appalti, risolverebbe solo uno dei punti critici in questo mondo.
Da sciogliere, osserva l’economista, rimangono altre questioni, come le esternalizzazioni, i turni di lavoro massacranti o la tolleranza nei confronti delle coop spurie.
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