Colf e badanti, l’inutile click day
Al via le regolarizzazioni ma i posti sono solo 9.500 per due milioni, è una gara a chi arriva prima. Loretone, Filcams: “Il governo non si occupa del settore”
È il giorno del click day. Lunedì 4 dicembre, alle 9 del mattino parte l’iniziativa rivolta a colf e badanti, prevista dal decreto flussi 2023 approvato dal governo Meloni. Un metodo che offre la possibilità di autorizzare l’ingresso in Italia per 9.500 persone con comunitarie, con l’obiettivo appunto di essere assunte. È il primo click day dopo undici anni.
Secondo le regole, le domande possono essere trasmesse esclusivamente in modalità telematica, e riguardano le posizioni di lavoro subordinato non stagionale, assistenza famigliare e socio-sanitaria. In sostanza, si tratta di una “prenotazione telematica” che serve a ottenere permessi di soggiorno, che verranno poi assegnati alle prime richieste inviate nel giorno e nell’ora prestabiliti. Arriva prima chi riesce a prenotarsi. Tutto bene dunque? Non proprio.
Troppo pochi
In realtà, a ben vedere, si tratta di una misura spot che non risolve i problemi del settore. Non li intacca nemmeno. Al contrario: è la conferma che colf e badanti non vengono minimamente prese in considerazione nelle politiche dell’esecutivo. Sui limiti di questo tipo di iniziative, e perché non funzionano, abbiamo interpellato Emanuela Loretone, responsabile Lavoro domestico per la Filcams Cgil nazionale. “Il governo propone il click day come se fosse tutto risolto così – esordisce -, ma è un sistema non condivisibile”.
Prima di tutto i posti a disposizione sono 9.500, mentre i lavoratori del settore sono circa due milioni. Tra questi il 60% è lavoro irregolare: “C’è una quota molto importante di illegalità, condizionato dall’impossibilità di regolarizzare lavoratrici e lavoratori che non hanno la documentazione necessaria. Una famiglia dunque può prendere una badante dall’estero – naturalmente – e questa misura si offre come una sorta di sanatoria, che nei numeri non risponde all’esigenza vera”.
Niente contratto nazionale
C’è poi un problema che attiene alla sostanza dell’impiego. “Il contratto collettivo nazionale del lavoro domestico non viene individuato nel click day – fa notare Loretone –. Se il ccnl non risulta chiaramente indicato, il riferimento diventa l’assegno sociale. In altre parole questo governo, che si definisce così legalitario, stabilisce che anche un diritto con accesso limitato e limitante venga fruito in maniera irrispettosa dei contratti, sottoscritti dalle organizzazioni più rappresentative”.
Insomma, la contrattualizzazione non corretta “conferma le politiche della maggioranza che non danno risposte al settore”. A ciò si aggiungono alcune “leggerezze” nascoste nella legge: “La finanziaria non risponde alle richieste per sostenere le famiglie che regolarizzano – spiega la sindacalista -: anzi mostra un contorno persecutorio proprio verso gli stessi lavoratori. Per assurdo rischiano di essere perseguiti come evasori proprio colf e badanti”.
Ritardi nelle risposte
Non va dimenticato un altro punto critico: molte persone che hanno fatto richiesta negli anni precedenti non hanno ricevuto risposta formale, ovvero “ci sono gravi ritardi nelle regolarizzazioni”. Questo dice l’esperienza del passato, ma la questione è più complessiva: “C’è l’idea che per assumere una badante dall’estero questa debba fare la corsa nel giorno del click day. È un principio non molto rassicurante rispetto alle risposte che servono. Si tratta – quindi – di una modalità che non tiene conto di nulla, è solo una gara a chi arriva prima e chi ha la possibilità di organizzarsi meglio”.
Così il settore, come detto, continua ad essere trascurato: “Inaccettabile, perché queste persone svolgono ogni giorno un’attività fondamentale per le famiglie italiane, soprattutto per anziani, disabili e bambini”.
Emanuele Di Nicola
4/12/2023 https://www.collettiva.it
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