CONGRESSO CGIL. Lavoro pubblico attenzionato?
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Sono ancora in corso di svolgimento, in questi giorni, i Congressi della CGIL. La CGIL rappresenta insieme, nell’attuale contesto, una grande potenzialità e una grande incognita. E’ la più grande organizzazione di massa del Paese, che riesce però a mettere in campo le sue energie (pensiamo alla grande manifestazione contro la guerra dello scorso 5 novembre) per lo più con grandi intervalli di tempo fra l’una e l’altra e senza la necessaria continuità.
Vorrei qui provare ad affrontare le questioni poste dall’attuale Congresso soprattutto dal punto di vista dei temi legati al lavoro pubblico.
Sono due i documenti congressuali posti in discussione: “Il lavoro crea il futuro”, con primo firmatario il Segretario Generale Maurizio Landini (per comodità “documento Landini), e “Le radici del sindacato”, avente per prima firmataria Eliana Como (per comodità “documento Como”).
Naturalmente i documenti posti in votazione hanno diversi punti in comune: entrambi sostengono la necessità di una ripresa dell’intervento pubblico in economia e ritengono necessario riportare nel perimetro pubblico i servizi esternalizzati; entrambi si dichiarano a favore dello sviluppo della Sanità territoriale e della Ricerca pubblica, e rivendicano, in vario modo, più Personale e maggiore formazione per i dipendenti pubblici; sul tema della Scuola entrambi sono per i nidi gratuiti, l’obbligo per la scuola dell’infanzia, l’obbligo scolastico fino a 18 anni, un massimo di 20 alunni per classe.
Su altri punti, sempre relativi, in senso lato, al “Pubblico”, le posizioni sono naturalmente più diversificate.
Il documento Landini ha al proprio interno un capitolo specifico intitolato “Il lavoro pubblico, leva fondamentale per lo sviluppo sostenibile”, mentre il documento Como ha un capitolo intitolato “Diritti e servizi sociali universali”.
In termini generali, per il documento Landini il Contratto Nazionale ha innanzitutto lo scopo di tutelare il salario, andando anche oltre il mero recupero dell’inflazione. Il documento Como, oltre a sostenere (così come il documento Landini) il superamento dell’indice IPCA (che vale soprattutto nel settore privato, e che non considera i costi energetici) sostiene l’obiettivo “forte” di un nuovo meccanismo di Scala Mobile, a fronte dell’attuale, significativa, ripresa dell’inflazione.
Per ciò che riguarda la “meritocrazia”, entrata pesantemente, negli ultimi anni, nell’ambito della contrattazione pubblica, il documento Como è assai netto nel dichiararsi contrario a “qualunque differenziazione salariale in base al merito”.
Ma che cosa serve, oggi, al servizio pubblico? Servono strutture, ma serve soprattutto dare efficacemente risposta.
Il documento Landini critica la politica dei tagli alla spesa pubblica, qualificati però con l’attributo di “tagli lineari”, lasciando quindi aperto uno spiraglio, a pensar male, a riduzioni di spesa più mirate. Lo stesso documento propone di promuovere una Vertenza Nazionale sulla Sanità, della quale indica i punti essenziali, che possono peraltro ritenersi assai simili ai contenuti del documento Como: assunzioni non precarie, Servizio sanitario pubblico e universale, diritto universale alla formazione e alla conoscenza.
Il documento Landini sostiene, fra gli altri punti, la necessità di una legge per la non autosufficienza. Su quest’ultimo punto, al di là dei documenti congressuali, va detto che la legge che si sta prospettando (vista con favore anche dallo SPI, il Sindacato dei Pensionati della CGIL) non affronta il tema del legame, particolarmente accentuato fra la popolazione anziana, fra autosufficienza e malattia, inserendola quindi nell’ambito assistenziale, dal finanziamento più incerto, piuttosto che nell’ambito sanitario.
Il documento Como rivendica l’abolizione dei brevetti, mentre il documento Landini propone più genericamente una “revisione della proprietà intellettuale”.
Sul tema delle Autonomie Locali, il documento Landini si oppone al DDL concorrenza, ma con minor forza rispetto al documento Como che, inoltre, dichiara la propria opposizione netta ad ogni forma di Autonomia Differenziata (tema di scottante attualità) mentre il documento Landini, pur criticando anch’esso il progetto di Autonomia Differenziata, si pone maggiormente in un’ottica di “riduzione del danno”, insistendo su questioni come la definizione di LEP uniformi e la valutazione dei fabbisogni, in contrasto con il criterio della cosiddetta “spesa storica”.
Sul tema dei Beni Comuni il documento Landini parla genericamente di “acqua bene comune”, mentre il documento Como, più esplicitamente, chiede la ripubblicizzazione dell’acqua, da realizzarsi anche attraverso una legge nazionale, oltre alla gestione pubblica, attraverso Aziende Speciali, di rifiuti, gas, energia elettrica.
Rispetto alla politica per il diritto alla Casa entrambi i documenti sono per lo sviluppo dell’edilizia pubblica e sociale a “consumo di suolo zero” e per la riqualificazione delle periferie, ma solo il documento Como affronta il tema importante della “messa a disposizione dei patrimoni immobiliari inutilizzati”, particolarmente evidente nelle città.
Sulla Scuola, oltre ai punti comuni già richiamati, il documento Como propone di abolire l’alternanza Scuola-Lavoro e di eliminare le tasse di iscrizione per l’Università.
Sul Fisco il documento Landini ripropone i contenuti della piattaforma unitaria CGIL-CISL-UIL, mentre il documento Como rivendica una “riforma del Fisco a partire dalla patrimoniale”, con una tassazione “fortemente progressiva”, rifiuta il Fiscal compact e il “pareggio di bilancio” in Costituzione, respinge la flat tax e chiede di intervenire contro il Patto per l’Innovazione di Brunetta.
Entrambi i documenti sono favorevoli all’introduzione di una Legge sulla rappresentanza, ma il documento Como chiede anche di intervenire contro la limitazione del diritto di sciopero, che agisce in particolare sulle categorie del Pubblico.
Da sottolineare infine, essendo un punto assai qualificante, che il documento Como si schiera apertamente contro il Welfare aziendale e contro la Sanità integrativa, ritenendoli giustamente alternativi al sistema pubblico universale. Il documento Landini, per contro, rivendica fra l’altro l’esigenza di “rilanciare le adesioni alla previdenza complementare negoziale”.
Come si può sommariamente vedere (e come era logico aspettarsi), il documento Como si caratterizza per una maggiore radicalità e per una maggiore attenzione ai “movimenti” che, malgrado tutto, si sono sviluppati nell’ultimo periodo.
Siamo naturalmente, nel campo dei testi scritti e una comparazione puramente “letteraria” astrae dalla realizzazione dell’intervento concreto. Tuttavia, trattandosi di documenti congressuali, è chiaro che il testo scritto ha la sua importanza, dovendo in teoria immediatamente tradursi in attività sindacale e contrattazione.
Proprio sul fronte della situazione concreta, non si può non notare che sono sì stati firmati, negli ultimi mesi dello scorso anno, i Contratti Nazionali di Autonomie Locali e Sanità, ma che essi si riferiscono ancora al triennio 2019/2021 (!) e che, in generale, tutte le belle frasi dette a ridosso del COVID circa il necessario rilancio della Sanità e del servizio pubblico sono state presto dimenticate. Il progetto dell’Autonomia Differenziata appena approvato, poi, se realizzato, spezzetterà Paese e Contratto Nazionale, aggravando la situazione già drammatica del Sud e favorendo dovunque i processi di privatizzazione.
Quanto le posizioni che emergeranno dal Congresso Nazionale della CGIL saranno in grado di contrastare l’attuale difficile situazione, caratterizzata da questi ed altri elementi negativi? Verranno realmente poste in atto le vertenze generali proposte nel documento di maggioranza (dalla Sanità pubblica allo Stato sociale)? E, analogamente, quali passi concreti verranno compiuti per realizzare i diversi “Piani” proposti (per una piena e buona occupazione, contro il precariato, per le assunzioni nella P.A.)? Verranno finalmente ripresi i contenuti della Carta dei Diritti del 2015?
Ma che cosa serve, oggi, al servizio pubblico? Servono strutture, ma serve soprattutto dare efficacemente risposta all’enorme carenza di Personale che vi si registra, e che nemmeno il PNRR (prevedendo la parziale copertura dei costi per nuove strutture, ma non coprendo assolutamente i costi del Personale chiamato a gestirle) è in grado di risolvere. Serve una nuova valorizzazione del Personale pubblico, a partire dal tema degli stipendi, fra i più bassi d’Europa. L’attuale ulteriore ondata “meritocratica”, tanto più a fronte delle scarse risorse messe a disposizione, rischia di accentuare ancor più le differenziazioni già in atto e di creare ulteriori ingiustizie. La stessa nuova classificazione, senza la possibilità di un intervento sull’organizzazione dei servizi, con il coinvolgimento propositivo di chi vi opera, rischia di risolversi in un puro cambio di etichetta, senza che nulla cambi in positivo.
Mi paiono fondate le critiche contenute all’interno del documento Como, laddove si dice che “non basta proclamare quello che vogliamo, dobbiamo proporre una strategia di lotta per provare davvero e fino in fondo ad ottenerlo”, ma sono questioni che vanno persino oltre le proposte contenute nei documenti congressuali.
Certo, proposte come la difesa e lo sviluppo del perimetro Pubblico, un Contratto Nazionale in grado di affrontare l’emergenza salariale, il ripristino di un meccanismo automatico di recupero dell’inflazione, una distribuzione più equa del salario, lo stanziamento di risorse adeguate per salari e servizi, lo stop alla sciagurata politica dei tagli, la gestione pubblica dei Beni Comuni, un fisco realmente progressivo, la difesa del servizio pubblico universale, la fine delle privatizzazioni…sono tutti elementi altamente auspicabili.
Ma per ottenerli, sarebbe comunque necessario un cambiamento nei rapporti di forza fra i lavoratori e le lavoratrici e governi, amministrazioni pubbliche, padronato privato nelle sue varie forme. Cambiamento estremamente difficile, ma certamente impossibile senza un recupero di fiducia nella possibilità di ottenere risultati, in un rapporto positivo del Sindacato nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici (e viceversa).
E’ questo il bivio di fronte al quale si trova oggi la CGIL, in quanto unica organizzazione davvero di massa, suscettibile di recuperare ed esprimere una conflittualità di classe.
In base ai risultati dei Congressi di base, è il documento Landini ad aver ottenuto la grande maggioranza dei consensi degli iscritti e delle iscritte che hanno votato.
Ma i problemi, ovviamente, resteranno e per risolverli servirà comunque una battaglia politica, quanto meno per uscire dalla saltuarietà delle iniziative e dare una continuità a proposte che abbiano un minimo di credibilità fra i lavoratori e le lavoratrici.
Vedremo come questa battaglia sarà in grado di svilupparsi nei prossimi mesi.
Fausto Cristofari
Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
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