CONSIGLI PER UN CONGRESSO SOCIALMENTE UTILE

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C’è bisogno di mettere in discussione decenni di:

  • responsabilità, di compatibilità, di rassegnazione al meno peggio, di accettazione dei vincoli imposti dalle leggi antisciopero e dai sistemi contrattuali;
  • concertazione a tutti i costi, di sottomissione alla politica, di introiezione della sconfitta, di rassegnazione alla precarietà, alle privatizzazioni, alle chiusure di interi settori produttivi;
  • verticalizzazione e di burocratizzazione dell’organizzazione, di enti bilaterali, di servizi, di patti sociali, di allontanamento dai movimenti sociali;
  • unità sindacale con i vertici di Cisl e Uil, fino ai deliri di sindacato unico che abbiamo sentito anche alla conferenza organizzativa.

C’è bisogno di non fare più quello che è avvenuto in questi ultimi anni:

  • le lotte non fatte (con quelle 3 ore sulle pensioni nel 2011);
  • le lotte solo annunciate (come quella sull’articolo 18 nel 2012, quando venne raccontato sarebbe stato riconquistato nei contratti nazionali e raccolta firme per la carta dei diritti… rimasti sulla carta);
  • le lotte iniziate tardi, a giochi finiti, per dire che c’eravamo ma al tempo stesso alimentando il senso di sconfitta e di inutilità (come lo sciopero del 2014 contro il Jobs act);
  • oppure, ancora, le lotte iniziate e poi mai continuate (come, ad oggi, l’ultimo sciopero del 16 dicembre).

C’è bisogno di riprendere a fare il proprio mestiere di sindacalisti:

• Contro lo sblocco dei licenziamenti proporre l’occupazione delle aziende che licenziano e delocalizzano, come hanno fatto in GKN, e chiederne la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio, comprese le aziende del comparto industriale militare, a partire dal gruppo Leonardo.

• Per la costituzione di coordinamenti delle fabbriche e dei posti di lavoro, di comitati di lotta; di casse di resistenza per sostenere un percorso di conflitto che dovrà essere necessariamente continuativo, nella prospettiva di una mobilitazione di massa. Per un coordinamento nazionale di tutte le vertenze e lotte di resistenza a difesa del lavoro e la costruzione di una assemblea nazionale di delegati/e per decidere i percorsi di lotta.

• Il lavoro che c’è va ripartito attraverso una riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore pagate 40 e la fine del lavoro straordinario come oggi viene declinato nei contratti (con oltre 100 ore tra straordinari e flessibilità, vale a dire straordinario senza maggiorazione).

• Per l’abolizione della legge Fornero, con il diritto di pensione col sistema retributivo a 60 anni o dopo 35 anni di lavoro.

• Per rinnovi contrattuali decenti con aumenti salariali consistenti di 250/300 euro. In breve, più del doppio di adesso in metà tempo. Dall’allungamento infinito dei contratti per non contrattare mai, all’accorciamento dei tempi per contrattare il più possibile. Soldi e non
welfare ed enti bilaterali per ingrassare la burocrazia.

• Va abolito l’indice IPCA (Indice dei prezzi al consumo armonizzato), un indice truffa che scorporando i costi energetici dal calcolo del paniere lascia mai come oggi i salariati e le salariate in balia del caro benzina e della speculazione energetica. Proprio perché l’IPCA è una specie di scala mobile al contrario che in un modo o nell’altro neutralizza ogni richiesta di aumento, va sostituito con un indice vero quale è quello della scala mobile dei salari, e con la nazionalizzazione dei settori energetici sotto il controllo dei lavoratori.

• Per l’abolizione delle leggi vergogna sul precariato, legge 30 e Jobs act, “pacchetto Treu” ecc.

• Per l’istituzione di una patrimoniale straordinaria almeno del 10% sul 10% più ricco, una tassazione fortemente progressiva.

• Per il raddoppio dell’investimento nella sanità pubblica, senza più finanziare quella privata, e un vasto piano di assunzioni a tempo indeterminato nel servizio sanitario nazionale per il rilancio della medicina territoriale e preventiva. Stesso identico discorso va fatto per la scuola.

• Contro l’aumento delle spese militari e per la costruzione di una mobilitazione di massa contro il riarmo promosso dagli imperialismi della NATO, a cominciare dall’imperialismo italiano. Il nemico è in casa nostra!

Redazione Lavoro e Salute

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