Contratto del pubblico impiego, come svelare (sotto elezioni) la retorica degli obiettivi falliti
«Un risultato storico. Un contratto che da più diritti e archivia la legge Brunetta». Sono le dichiarazioni della segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, e stridono con quanto scritto nella bozza di contratto e pubblicata sul sito del Sindacato generale di base nei giorni scorsi al contrario di cgil cisl uil che quella bozza l’hanno tenuta nascosta senza mai discuterla con delegati rsu e con i lavoratori e le lavoratrici delle funzioni centrali.
Non è vero, al contrario, di quanto scrivono i sindacati firmatari, che il contratto archivia la Brunetta, anzi a leggere la bozza è vero piuttosto l’esatto contrario, bozza che prevede alla voce “criteri per la definizione del premio aziendale” quote significative della produttività (con tanto di percentuale) erogate solo a una minoranza di personale. SIamo in presenza allora a una ridefinizione soft della Brunetta con la diretta collaborazione sindacale, non saranno piu’ scritte le fasce dentro cui rinchiudere la erogazione della produttività dei dipendenti (stabilendo per legge che un quarto di loro viene escluso da ogni forma di salario accessorio) ma passa il concetto che una minoranza avrà diritto a quote maggiori della produttività di tutti\e, nella sostanza la cultura meritocratica e divisoria della Brunetta viene fatta propria da Cgil cisl uil.
Sempre Cgil Cisl Uil parlano di risultato storico (l’enfasi delle dichiarazioni a caldo di solito occulta ben altra realtà) dopo 9 anni di blocco contrattuale ma i quasi 280 mila dipendenti delle Funzioni Centrali si ricredranno ben presto, sicuramente dopo avere letto il contratto appurando come la perdita di potere di acquisto salariale sia stata cosi’ grande da non essere minimamente recuperata da questo accordo.
In sostanza cgil cisl uil rivendicano tre risultati raggiunti, ossia maggiore salario, piu’ diritti e il rafforzamento del potere contrattuale. In realtà nessuno dei tre obiettivi è stato raggiunto, anzi siamo certi, senza timore di smentita, che l’arretramento dei diritti collettivi e individuali e la perdita salariale siano gli elementi fondanti di questa intesa.
Piu’ salario allora?
No, i contratti servono per recuperare quel potere di acquisto che non deriverà da aumenti netti di 50 euro (le cifre non sempre sono quelle giuste ma i dati forniti sono sempre lordi e parametrati ad un livello che spesso è piu’ alto che medio).Questi aumenti sono il risultato di un impegno assunto con accordo un anno fa, sono aumenti irrisori e stabiliti a tavolino secondo la disponibilità del Governo e soprattutto in linea con i dettami della austerità alle cui regole la Pubblica amministrazione è stata piegata. Ricordiamo che abbiamo perso 1000 euro all’anno, non saranno allora le cifre erogate che permetteranno recupero del potere di acquisto. E non dimentichiamo poi che si tratta di un accordo triennale, due anni dei quali sono già passati
Piu’ diritti allora?
No i diritti diminuiscono perchè lavoratrici e lavoratori si fanno carico di quanto dovrebbe darci la controparte come le ferie solidali già attuate nel privato. Si barattano diritti inalienabili con misure di welfare aziendale, di previdenza e sanità integrativa, un modello contrattuale a perdere che ormai riguarda indistintamente privato e pubblico. Lo stato smantella sanità e welfare? I sindacati non muovono foglia, scendono in piazza non contro la Fornero ma per perorare la causa della previdenza integrativa, delle dichiarazioni della Camusso sulle pensioni si è già perso traccia, è bastata una manifestazione a inizio dicembre per vendere fumo e poi tornare silenziosamente nell’alveo delle compatibilità di Maastricht.
Invece di aumenti contrattuali i sindacati pensano a sanità e previdenza integrativa che poi loro stessi gestiscono con la parte datoriale. Business e conflitto di interessi, altro che maggiori diritti. Cedere le ferie al collega malato non è solo un atto di solidarietà ma il risultato dello smantellamento di tutele individuali e collettive che le normative dovrebbero prevedere in molti casi e che invece sono state soppresse scaricando su di noi l’onere di una solidarietà che stato e padroni non vogliono piu’ avere. E poi con gli orari multiperiodali, la flessibilità spinta alle estreme conseguenze si portano solo vantaggi al datore di lavoro che potrà decidere i nostri tempi di lavoro e di vita risparmiando perfino sugli straordinari. Non è certo una vittoria avere conservato l’orario settimanale di 36 ore quando aumentano i carichi di lavoro e le mansioni esigibili. La riduzione dell’orario settimanale a 35 ore sarebbe stato un risultato positivo insieme alla stabilizzazione dei precari dei quali invece non c’è traccia. Dietro l’enfasi dei comunicati sindacali si nasconde ben altra sostanza: avere ceduto su tutto, dagli orari flessibili ai multiperiodali fino a piegare i tempi di vita alle esigenze aziendali, arretramento nella normativa che disciplina permessi e malattia, inaspriti i codici disciplinari. La filosofia padronale si è definitivamente impossessata del contratto degli statali e prossimamente analogo discorso varrà per gli altri comparti pubblici.
Piu’ contrattazione?
Anche su questo punto si raccontano solo bugie, l’organismo paritetico della innovazione ricorda gli enti bilaterali che nel privato sono stati utili a togliere materie di contrattazione alle rsu, le materie piu’ importanti restano oggetto di sola informazione , ordinamenti professionali riscritti per aumentare le mansioni esigibili e a costo zero, si rimanda alla contrattazione di secondo livello su alcune materie nell’ottica di strappare alle Rsu, con il ricatto del salario accessorio, accordi a perdere. L’obiettivo, raggiunto, del Governo con la complicità di Cgil Cisl Uil, era quello di costruire relazioni sindacali dove prevalga solo il punto di vista e gli interessi dei datori di lavoro. Un obiettivo raggiunto in molti altri comparti, metalmeccanici o igiene ambientale, e ora nel pubblico.
Il contratto delle Funzioni centrali non è migliorativo, non aumenta il potere di acquisto e di contrattazione, recepisce piuttosto i peggiori contenuti già sperimentati nei settori privati. Questo accordo farà scuola per il resto della Pubblica amministrazione, alla fine perderemo soldi, spazi di agibilità sindacale, diritti ma ai lavoratori e alle lavoratrici faranno credere l’esatto contrario. In che modo? Con le narrazioni tossiche dei media, non distribuendo mai i testi degli accordi, scrivendo intese in sindacalese per scoraggiare una lettura critica e approfondita che dovrebbe essere il punto di partenza delle rsu le quali invece non svolgeranno quel ruolo conflittuale rispetto a una intesa nazionale che di fatto indebolisce anche la contrattazione di secondo livello piegandola alle logiche divisorie tra lavoratori
La firma di questo accordo sarà dirimente anche per gli altri comparti pubblici, ai lavoratori e al sindacato di base non resta che la mobilitazione e lo sciopero rivendicando obiettivi semplici come la quattordicesima, aumenti reali e uguali per tutti in busta paga, in antitesi agli aumenti discrezionali per pochi,senza mai barattare i diritti acquisiti con i sacrifici imposti a ogni singolo dipendente attraverso aumento dei carichi di lavoro, delle responsabilità e delle mansioni esigibili.
Federico Giusti
23/12/2017 www.controlacrisi.org
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!