Contro la propaganda fascista
Cara cittadina, caro cittadino,
siamo di nuovo alle prese con inni al fascismo e quant’altro. Questa volta denunciamo un gestore di una pizzeria che alza la mano per un saluto romano chiedendo scusa ad un quadro del Duce per aver servito alcuni clienti di colore. Scriveva Bob Marley “Fino a quando il colore della pelle sarà più importante del colore degli occhi ci sarà sempre la guerra”. Ed un po’ è così, perché ancora oggi nel 2000, nella società multietnica che non è uno spauracchio, ma una realtà, nel mondo in cui siamo tutti interconnessi, dei voli low cost e dei progetti Erasmus, qualcuno ancora agita fantasmi del passato, espone quadri di dittatori sanguinari e ci vorrebbe riportare alla piccola Italietta autarchica, autonoma, che difende la presunta razza italiana.
Questi episodi sono il sintomo di un fallimento culturale degli anni scorsi quando abbiamo abbassato la guardia, abbiamo bocciato a prescindere idee e ideologie, bruciato valori, pensando che non servissero più, lasciando spazio agli economisti improvvisati del “torniamo alla lira”, ai sociologi da tastiera del “si stava meglio, quando si stava peggio”, ai fautori del “prima gli italiani”, agli storici della domenica che hanno cercato di convincerci in mala fede, creando un movimento di opinione, che “il fascismo ha fatto cose buone ed il Duce ha reso grande l’Italia”. Raccontiamolo ai soldati mandati in Russia a morire, agli jugoslavi rinchiusi nei campi di concentramento fascisti e agli altri paesi occupati dal fascismo per rendere grande l’Italia.
Oggi abbiamo in cambio le rievocazioni del Duce, la cianfrusaglia fascista e razzista sui banchetti dei mercatini, i saluti romani, i pestaggi contro gli omosessuali, una cultura profondamente offensiva nei confronti delle donne, le offese sui social, le minacce ai giornalisti, i pestaggi contro ragazzi di associazioni culturali, i roghi delle librerie, degli attivisti per la pace, gli incendi, i cori razzisti negli stadi che la Lega Calcio reprime abbassando il volume dei microfoni dal campo, simboli fascisti e nazisti nelle manifestazioni pubbliche in barba alla Costituzione che con la sua XII disposizione transitoria, lascia a tutti il diritto di opinione, di associazione, ma non ai fascisti e al fascismo.
Nell’ultimo nostro appuntamento abbiamo annunciato la campagna per una legge di iniziativa popolare perché tutto ciò sia vietato in modo chiaro ed univoco, senza interpretazioni: inizieremo il percorso con il deposito della proposta di legge a fine settembre: tra i dieci firmatari che depositeranno la proposta ci saranno cognomi importanti come Cervi, Calamandrei, Parri, ma anche giovani antifascisti, esponenti dell’ANPI, giornalisti che non hanno voluto sottoscrivere la nostra proposta. Si potrà firmare presso ogni comune d’Italia e nei banchetti che le associazioni predisporranno. Ci piace che la vendita di oggetti, la diffusione in rete di propaganda eversiva, razzista, fascista, nazista, l’esposizione di striscioni con simboli fascisti e nazisti, non siano derubricati a manifestazione di un pensiero, ma siano reati con nome e cognome con pene certe.
L’antifascismo è la memoria comune, un sentimento dal basso che accoglie tutti coloro convinti, come ci insegna la Costituzione, che sia giusto essere contro ogni forma di restrizione fisica e del pensiero a favore della libertà più ampia di esprimersi e anche dissentire, a favore dell’affermazione dell’individuo all’interno di un contesto di società libera e democratica in cui tutti abbiano possibilità di essere “eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Partiamo da Sant’Anna di Stazzema perché è qui, come dice Calamandrei nella sua Ode a Kesselring, che è nata l’Italia democratica, l’Europa: qua a Sant’Anna come negli altri luoghi delle stragi nazifasciste, nelle montagne dove combatterono i partigiani, nei campi di concentramento nei gulag, nei circoli e nei luoghi in cui i continuò a credere e progettare un mondo diverso in cui non potesse essere reato pensarla diversamente dal pensiero unico imposto.
Mandare un saluto al Duce, tenere un quadro di Mussolini in un luogo pubblico sia un reato: non basteranno lo sconto di 13 euro e due parole di scusa per cavarsela.
Insieme ce la possiamo fare.
Il sindaco di Stazzema
presidente del Parco Nazionale della Pace
Maurizio Verona
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