CORONAVIRUS, INQUINAMENTO, MALATTIE PROFESSIONALI, MORTI SUL LAVORO
Noi siamo parte di una generazione di operai e lavoratori che ha sempre lottato per la difesa della salute in fabbrica e nel territorio e che è sempre stata favorevole ad applicare il principio di precauzione a tutela della salute collettiva e individuale e ancor più oggi. Ma come mai a causa del corona virus – che ha prodotto (al momento in cui scriviamo) più di centomila contagiati al mondo, 3 mila e 300 decessi di cui oltre 2.900 in Cina, in Italia quasi 4mila contagiati con 150 morti e 414 guariti – si bloccano intere zone, si mobilitano governi e istituzioni e invece per i morti sul lavoro, per i cancerogeni, per l’amianto e per l’inquinamento no?
Eppure ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 370.000 persone e ne muoiono quasi 500 al giorno. Ogni giorno in questo paese al lavoro si muore più che in guerra. Ogni anno muoiono 1450 lavoratori per infortuni sul lavoro e in itinere, decine di migliaia per malattie professionali, più di 4 mila quelli per amianto solo in Italia, 15 mila in Europa, più di 100mila i morti d’amianto nel mondo, senza contare tutti morti per il profitto, (ponti che crollano, case che crollano in zone sismiche perche non si rispettano le misure di sicurezza, inondazioni per mancate manutenzioni, ecc) .
Come mai di tutto questo non si parla? Forse perché l’epidemia mette in movimento tutta una serie di misure economiche e di controllo sociale, di verifica del panico collettivo e i morti del lavoro, di malattie professionali e d’inquinamento no?
Eppure dai dati del 2019 risulta che l’Italia è il primo Paese europeo per morti premature da biossido di azoto (NO2) con 14.600 decessi l’anno. Lo rivelano i dati raccolti e analizzati dall’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea) nel rapporto annuale sulla qualità dell’aria, in base alle rilevazioni delle centraline anti smog, che mettono l’Italia al primo posto anche per le morti da ozono (O3) – 3mila all’anno – e al secondo posto per quelle da particolato fine (PM2,5), 58.600, dietro alla sola Germania. Così 2 milioni d’italiani vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti europei per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente, come riconosciuto anche dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
La mancanza di informazioni corrette, i messaggi contradditori diffusi anche dalle diverse istituzioni aumentano la paura, che uccide forse anche più del virus; spingono le persone al fai da te, a vivere nel panico (come dimostra l’assalto ai supermercati per accaparrarsi merci spesso inutili.
Il corona virus è stato ed è anche un test del potere per verificare la reazione delle persone davanti a un pericolo, oltre che un modo per sperimentare una nuova forma di terrorismo di stato utile in un prossimo futuro a vietare e impedire ogni manifestazione o protesta. Così, con la scusa della tutela della salute pubblica e alimentando la paura s’impedisce – con il consenso di tutti i partiti (di maggioranza e opposizione) e di gran parte della popolazione – ogni sciopero o protesta popolare.
La realtà di ogni giorno, corona virus o no, è che mentre aumenta la ricchezza nelle mani di una minoranza di sfruttatori, per i proletari aumenta la miseria, lo sfruttamento, la disuguaglianza, la povertà, le malattie, i contadini senza terra, gli operai senza lavoro, disoccupazione, morti sul lavoro e di malattie professionali, inquinamento, fame, malattie, guerre, morte. Viviamo in un sistema economico-sociale che fa più vittime fra gli operai, i lavoratori e i poveri di qualsiasi virus, epidemia, pandemia o calamità naturale.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro nel Territorio
7/3/2020 www.comitatodifesasalutessg.com
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