Cosa succede ora tra Legge 86 e referendum?
Contesto:
– è partita, ed è in corso, la raccolta firme per l’abrogazione totale della L. 86/2024 che regolamenta il percorso di cessione di potestà legislativa alle regioni richiedenti autonomia differenziata in virtù dell’art. 116, comma 3 Costit.
Dopo anni di lotte dei nostri Comitati contro ogni autonomia differenziata una mattina ci siamo svegliati e abbiamo scoperto che la CGIL si era proposta come “parte diligente” per formare un comitato referendario.
– 5 regioni, 4 targate PD (E-R, Campania, Puglia e Toscana) e la Sardegna targata M5S invece di impugnare anche singolarmente la L. 86, o interrompere i negoziati (Emilia-Romagna) o non iniziarli (le altre 3) una mattina ci svegliano regalandoci il progetto di 5 identiche delibere delle proprie Assemblee Legislative per presentare un quesito di abrogazione totale ed uno di abrogazione parziale della stessa.
4 hanno già approvato, manca la Puglia che segna un inaspettato passo falso per mancanza del numero legale perché la seduta assembleare sia valida.
Tutto rimandato?
A settembre, assicura Loredana Capone, Presidente del Consiglio regionale, sono certa si farà. Niente da invidiare per ruolo istituzionale alla sua compagna di partito a Bologna Emma Petitti che per far svolgere l’Assemblea deliberante si becca una sacrosanta (ahimè della Lega!) mozione di sfiducia per irregolarità regolamentari. Perché in Emilia-Romagna passano
Il motivo di questa apparentemente inspiegabile azione delle 5 regioni era per offrire:
– un paracadute nel caso non si raggiungessero 500mila firme per il quesito dell’abrogazione totale, unico quesito, proposto dal Comitato referendario (pensiamo che una tale evenienza sia una sconfitta politica di chi avversa il patto sociale della Lega, e quindi un inutile paracadute);
– il piano B nel caso in cui, pur raggiungendo le firme, il quesito di abrogazione totale non fosse ammesso dalla Corte Costituzionale.
Due quesiti che sono la negazione l’uno dell’altro:
– uno prova a cancellare la legge;
– l’altro la mantiene splendidamente in vita.
Hanno solo un precedente nel referendum sull’acqua in cui il Comitato promotore chiedeva l’abrogazione totale (quesito ammesso) mentre l’Onorevole Di Pietro presentò un quesito di abrogazione parziale (non ammesso anche grazie al comitato promotore dell’abrogazione totale che in sede di discussione argomentò contro).
Ma se nel caso dell’acqua si può comprendere lo sbaglio di una sola persona (Di Pietro), ecco, per l’autonomia differenziata parliamo di 5 consigli regionali con 3 presidenti (Toscana, Puglia e E-R) felici a giugno 2022 in sede di accordo per il DDL Gelmini non ratificato dal Parlamento per le dimissioni di Mario Draghi.
Riesce quindi difficile non pensare che il quesito di abrogazione totale venga deliberato solo ed esclusivamente per legittimare la presentazione del quesito di quella parziale che giustifica il vero interesse verso l’autonomia differenziata, desiderio mai nascosto dal Presidente del PD.
Addirittura ci sono stati molti costituzionalisti, ad esempio il prof. Villone come figura storicamente più impegnata negli ultimi anni, che hanno paventato quanto la corte possa, contrariamente alle sue attitudini di imparzialità, usare, ammettendolo, il quesito di abrogazione parziale come via di fuga per respingere il quesito totale.
Tutti sono concordi sull’impossibilità di ammettere entrambi anche se nell’attuale delirio politico nulla si può escludere.
Come scorre il contesto?
La firma on line su piattaforma, finalmente, di Stato ci dice che il quorum delle 500mila firme sarà raggiunto o è stato raggiunto e si ragiona su quantità di firme ben oltre il quorum necessario ed a cui si aggiungeranno anche quelle cartacee che stanno ottenendo risultati imponenti.
Se il quesito di abrogazione totale L. 86/2024 sarà ammesso si andrà al referendum verso giugno.
La LIP Emilia-Romagna sottoscritta da 6000 cittadini per l’interruzione dei negoziati non servirà più e ne saremo felici perché il suo scopo
era informare e l’esistenza di un referendum la premia, per la quota parte del Comitato E-R.
Se il quesito di abrogazione totale L. 86/2024 non sarà ammesso la nostra LIP continuerà a svolgere il suo compito in regione nello stesso modo in cui avevamo previsto in tempi in cui la L.86 ancora non esisteva.
Ma cosa succederà in caso di deposito dei due quesiti delle regioni, al raggiungimento dei 5 consigli regionali con identica deliberazione, se verrà ammesso solo il quesito di abrogazione parziale della L. 86/2024 delle 5 regioni?
Per la LIP Emilia-Romagna prevediamo la stessa fine della petizione popolare cestinata “perché il contesto era cambiato ed a fronte della comunicazione di Bonaccini” fatto salvo che il contesto è rimasto uguale e la comunicazione di Bonaccini non ebbe alcun vaglio assembleare.
Un risultato che ha posto molti dubbi sul rispetto del regolamento dell’Assemblea Legislativa.
A livello nazionale significherà assistere ad una conflittualità parlamentare su una legge che rimarrà in vita solo marginalmente cambiata ed a uso e consumo della maggioranza di turno.
Intanto?
Ecco, il risultato così potente della raccolta delle firme anticipa in modo decisivo quelle attività che i più impegnati avevano già pensato di svolgere contestualmente ma che il comune buon senso, che emerge nelle sintesi collettive, spostavano alla conclusione della raccolta stessa.
Intendo l’attività di motivazione dei firmatari a concludere il percorso andando a votare il referendum ma soprattutto motivando a loro volta più persone possibile per il superamento di quel quorum che nella storia dei referendum in Italia è sempre stata un’incognita importante.
C’è subito da precisare che si confida su un sud d’Italia che non può non reagire in massa anche se il sottoscritto ancora prova sofferenza per il referendum sull’ILVA a Taranto disertato dall’86% degli aventi diritto al voto. Il 14% di votanti fu vergognoso!
Ma c’è qualcosa che è possibile fare prima di trovarsi al cospetto di decisioni inappellabili della Corte Costituzionale?
Perché in genere noi reagiamo a malefatte altrui, anche riuscendo a prevederle o semplicemente ipotizzarle soccombiamo alla nostra più grossa debolezza, ci fidiamo a vita anche dopo averle prese di santa ragione per tutta la stessa vita.
Perché aspettare il responso della Corte Costituzionale se possiamo provare a toglierle tutta quella sostanza che può metterla in difficoltà?
Perché aspettare quando non puoi più agire?
Si, la raccolta di firme in corso con l’andamento positivo in termini di quantità e velocità di raccolta è un potentissimo messaggio alle 5 regioni perché non deliberino o presentino o perché ritirino i due quesiti.
Addirittura questo messaggio può influire sul consiglio regionale della Puglia che rimanda tutto a settembre!
Non cadendo nell’ingenuità di considerare come “altruista” il percorso intrapreso dalle 5 regioni, ecco, l’andamento della raccolta rappresenta la totale sconfitta delle fantastiche 5 nella loro attitudine a creare confusione e rischi.
Bonaccini e De Luca portatori della loro autoreferenzialità, Emiliano e Giani del loro opportunismo e della Presidente Todde già vittima delle pressioni di parte della sua maggioranza, da lei ci aspettavamo di più.
Ma forse anche lei forse avrà provato sgomento quando in Campania un consigliere regionale del PD durante la discussione sul quesito di abrogazione parziale in consiglio regionale ha chiesto al gruppo del M5S di ritirare i loro tre emendamenti ( uno era quello che abrogava l’art. 11, norme transitorie, che dà a Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna la possibilità di partire subito dagli accordi già stipulati nel 208-19). Emendamenti ritirati. Alè!
La prima domanda è: al probabile, ma ora non certo, raggiungimento delle 5 delibere identiche sui quesiti, ecco, non presentare o ritirare i due quesiti da parte delle 5 regioni elimina o no la prospettata via di fuga per la Corte Costituzionale per non ammettere il quesito di abrogazione totale ammettendo il secondo di abrogazione parziale?
L’altra domanda è: come farà la Corte a non ammettere l’unico quesito dell’abrogazione totale presentato dal Comitato referendario al cospetto di un risultato di raccolta di firme così importante? E come farà senza vie di fuga?
Questa azione di pressione sulle regioni e di riflesso sulla Corte si può già fare anche oggi.
Concludo raccontandovi quanto successo il 15 luglio a Bologna in un evento sull’autonomia differenziata in cui era presente Davide Baruffi sottosegretario della Giunta dell’Emilia Romagna e componente del direttivo o della segreteria del Pd nazionale.
Ha sostenuto ( ricordo che era il 15, 5 giorni prima della partenza della raccolta delle firme ed 11 di quella on line, quando ancora calcolavamo con terrore le probabilità di raccogliere 500 mila firme in poco più di 2 mesi), ha sostenuto, ripeto, che nell’eventualità di ammissione di entrambi i quesiti referendari delle 5, ecco, ha sostenuto la possibilità di ritirarne uno.
Però non ha detto quale e nessuno degli altri intervenuti glielo ha chiesto.
Antonio Madera
PS, ho iniziato a scrivere questo mio pensiero quando le firme on-line raccolte erano alle 23,31 del 30 luglio a…
e poi l’ho corretto all’arrivo della notizia proveniente dalla Puglia che rimanda tutto a settembre e l’ho firmato alle 10,00 del 31 luglio a…
poi si sommano quelle su carta e se a Napoli dicono siano già a 15000 è così imprudente pensare già a 100 mila raccolte in tutta Italia?
E siamo a 11 giorni dalla partenza e 60 dall’arrivo!
Antonio Madera
Comitato contro ogni Autonimia Differenziata Emilia Romagna
Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute
31/7/2024
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