Covid-19, segreti di Stato e GlaxoSmithKline: chi è Ranieri Guerra?
L’altra sera i giornalisti di Report hanno portato alla luce lo scandalo sul dossier dell’OMS che è sparito per volere della stessa OMS. Il rapporto l’hanno letto tutti compreso il Ministro Speranza e l’Istituto Superiore della Sanità ed era redatto da un’equipe di scienziati indipendenti, guidati da Francesco Zambon, che avevano svolto analisi sulla gestione dell’emergenza sanitaria in Italia. È stato approvato dalle più alte cariche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità tra cui Soumya Swaminathan, chief scientist presso l’organizzazione, e Hans Klug, capo della divisione europea dell’OMS. Il rapporto, censurato dalla stessa OMS, sottolinea l’incapacità dell’Italia nell’affrontare l’emergenza Coronavirus, che i medici si contagiavano perché mancavano dispositivi di protezione adeguati, che i test per scovare i positivi erano scarsi, esprimendosi criticamente anche sui tempi di reazione e intervento delle autorità sanitarie: l’Italia aveva un protocollo che non aiutava a svelare i malati di Covid-19. Inizialmente non si trovava il virus perché lo cercavamo male, infatti la scoperta del virus la dobbiamo ad un medico che ha violato le linee guida.
Secondo la ricercatrice dell’OMS intervistata da Report, il Dossier faceva una fotografia impietosa della risposta italiana all’emergenza. Ma perché il Dossier ha creato un conflitto interno all’Organizzazione intorno alla sua rimozione? Il rapporto metteva in luce il fatto che l’Italia è in possesso di piani pandemici vecchi ed antiquati risalenti al 2006 che Ranieri Guerra, attuale Direttore Generale Aggiunto dell’Oms, quando era direttore del ministero della Salute in Italia, aveva riconfermato nel 2017. Ranieri Guerra, tra i revisori del rapporto sparito, ha negato di averlo letto pur avendolo firmato. Secondo le linee guida dell’OMS, Guerra avrebbe avuto l’obbligo, dopo tre anni, di rinnovare i piani pandemici: compito che non ha svolto.
Report, grazie alla testimonianza di una ricercatrice OMS, ha scoperto che Ranieri Guerra ha minacciato pesantemente l’autore del rapporto, Francesco Zambon, di buttarlo fuori dall’organizzazione sulla porta dell’ufficio a Ginevra di Tedros Adhanom, direttore generale dell’OMS. Essendo un segreto, l’OMS non vuole parlare sul dossier ritirato, alzando un vero e proprio muro di gomma.
Noi però sappiamo che è dal 2013 che l’Europa chiede ai suoi stati di informarla sui piani pandemici, e l’Italia ha dato notizia del suo ultimo solo nel 2017, ma nessuno si è accorto che era un copia incolla di quello del 2006. Un componente del Comitato Tecnico Scientifico, parlando in anonimato perché ha firmato un accordo di riservatezza, ha dichiarato che anche il piano pandemico del 2017 per l’emergenza sanitaria è stato aperto e chiuso perché inutile. Lo stesso ha poi affermato che anche quello del 2010 era uguale identico a quello del 2006.
Una situazione simile che si era già presentata nel 2010 con la debole epidemia di aviaria in Lombardia. Fu la stessa giunta di Formigoni a giudicare fallimentare il piano pandemico del 2006: mancarono lo stoccaggio degli antivirali, dei medicinali e dei sistemi protettivi, è mancato l’apporto dei medici di base ed è mancato rapporto con le RSA. Dejavù?
In questi anni pochissimi governi hanno rinnovato i piani pandemici o, se l’hanno fatto, in modo frammentario. Il problema è che molti non sono neanche stati sollecitati. Era stato anche concepito un Coordinamento tra stato e Regioni, il CCM, che doveva mettere assieme tutte le autorità sanitarie tutti coloro che avrebbero dovuto contribuire in caso di pandemia, ma non si è fatto niente. Chi era a capo del CCM in questi anni, sempre Ranieri Guerra e Claudio D’Amario, attuale direttore generale del Ministero della Sanità, secondo il quale il problema è stato il Titolo V della Costituzione che ha impedito una centralizzazione del controllo da parte del governo della gestione dell’emergenza.
Secondo i giornalisti di Report si tratta di responsabilità politica nella gestione dell’emergenza. Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler, ipotizzava la morte dai 35.000 ai 70.000 morti per Covid-19 già da febbraio e il suo piano è stato declassato a “possibile scenario” ed è stato messo in un cassetto con un sigillo di riservatezza. Secondo il Dossier del Generale Lunelli, se avessimo avuto un piano pandemico aggiornato avremmo potuto evitare la morte di almeno 10.000 persone.
Sul fatto che l’audizione di Speranza al Copasir sia stata secretata insieme allo scenario di Stefano Merler e il nuovo piano anti-Covid, indaga un pool di magistrati della Procura la Bergamo guidati dal Procuratore Antonio Chiappani e da Maria Cristina Rota con l’aiuto della guardia di finanza, che è entrata nell’Istituto Superiore di Sanità ed ha sequestrato documenti e mail presenti sul PC del presidente Silvio Brusaferro e delle sue chat dal 21 febbraio al 30 giugno. La procura di Bergamo vuole anche vederci bene sul dossier dell’OMS ritirato dall’organizzazione stessa. Quanto è credibile un’organizzazione dopo le pressioni da parte di Ranieri Guerra per far sparire il dossier critico sulla gestione sanitaria in Italia, umiliando anche i suoi ricercatori?
Il dott. Ranieri Guerra, colui che teme “una rivolta armata” se si facesse un altro lockdown, non è estraneo a scenari di questo tipo. Il nome di Walter Ricciardi, come Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, carica che ancora riveste, fu proposto nel 2017 proprio da Ranieri Guerra che avrebbe fatto carriera all’interno delle lobby farmaceutiche. In opposizione a questa proposta, il Codacons aveva lanciato la candidatura del prof. Guido Silvestri, ma non venne ascoltata. Il dott. Ranieri Guerra, quando era direttore generale del Ministero della Salute, firmò le circolari attuative del decreto-legge n. 73/2017 e della legge di conversione n. 119/2017 sulle vaccinazioni, e allo stesso tempo risulterebbe essere Consigliere di Amministrazione della Fondazione Smith Kline, di cui il socio fondatore e maggior finanziatore è Glaxo Smith Kline Spa, una delle principali case farmaceutiche produttrici di vaccini e di farmaci da utilizzarsi per la cura delle dipendenze (il dott. Guerra risulterebbe essere stato Presidente dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave), nonché Consigliere di Amministrazione della Exosomics, società di ricerca all’avanguardia per lo sviluppo dei vaccini, la cui “azienda madre” è la HANSA BIOMED (un gruppo leader a livello mondiale nella diagnostica ecsonomica), e costola che arriva direttamente dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Guerra risultava anche direttore scientifico della Fondazione Sicurezza in Sanità, diretta emanazione dell‘Istituto Superiore, del quale peraltro Guerra ha anche diretto l’ufficio per le Relazioni esterne. È poi stato membro del consiglio d’amministrazione della Fondazione FADOI e di altri enti e istituiti legati al settore farmaceutico e sanitario.
Chi nominò Ranieri Guerra nel cda della Fondazione? Lo stesso Ministero per la Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero per l’Università e la Ricerca, quello dell’Economia, la Conferenza Stato-Regioni e, dulcis in fundo, Glaxo Smith Kline.
Cosa si fece? Niente! Nessuno ne parlò e quasi nessuno ne denunciò il potenziale conflitto d’interessi. Solo l’ex magistrato Ferdinando Imposimato, con le vicende del Decreto Lorenzin, documentò e denunciò il maxi conflitti di interesse fatto sulla pelle dei cittadini, venendo attaccato spudoratamente anche dall’allora premier Renzi. Medici che denunciavano questo conflitto di interesse come Dario Miedico, tra i fondatori di Medicina Democratica, ganno subito una persecuzione giudiziaria e la radiazione dall’Ordine dei Medici. In quale Paese un dirigente esecutivo di una fondazione finanziata da una grande multinazionale farmaceutica può sedere tra i tecnici del Ministero della Sanità?
Codacons fece esposto all’Anac sulle vaccinazioni obbligatorie chiedendo se «sia lecito che il dirigente del ministero della Salute, Ranieri Guerra, firmi atti pubblici sui vaccini sedendo, come da curriculum, nel Cda della Fondazione Glaxo, che come noto produce il vaccino esavalente venduto in Italia» – e inoltre – «Risulterebbe che Guerra abbia firmato tutti gli provvedimenti sui vaccini anziché astenersi come dovuto, in base all’articolo 323 del Codice penale». La Glaxo Smith Kline era la casa farmaceutica che produceva i 12 vaccini previsti dal decreto Lorenzin.
Erano i tempi in cui la Glaxo Smith Kline Spa, aveva deciso di investire massicciamente in Italia, a quanto pare almeno 1 miliardo di euro in quattro anni, che guarda caso coincidono con quelli del ‘piano vaccini‘ all’ora varato da Lorenzin e Guerra. Da notare che il mercato mondiale dei vaccini totalizzava la cifra di 35 miliardi di dollari e che Big Pharma è stata per anni al primo posto nella hit dei finanziatori alle presidenziali americane, in modo perfettamente trasversale. Guerra è stato al fianco della ministra Beatrice Lorenzin, il 29 settembre 2014, in occasione del mega summit, al fianco dell’ex presidente Barack Obama. In quell’occasione venne deciso che l’Italia sarebbe stata, per gli anni a seguire, il paese capofila per le politiche vaccinali a livello mondiale. La foto-ricordo ritrae Lorenzin, Guerra e Sergio Pecorelli, allora pezzo da novanta della sanità ministeriale, ed ex presidente dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) dalla quale lo stesso Pecorelli si è dovuto dimettere per i troppo conflitti d’interesse con le case farmaceutiche denunciati dal direttore generale dell’epoca, Luca Pani.
Da Direttore generale della prevenzione sanitaria nel Ministero della Salute italiano, alla GlaxoSmithKlein, Raniero Guerra, è stato nominato dell’Oms e la ex ministra Beatrice Lorenzin accolse bonariamente questa nomina riconoscendo anche “il ruolo internazionale e l’eccellente lavoro svolto dall’Italia”. Eppure questo personaggio non ha mai chirarito pubblicamente questi lati oscuri e ne tantomeno è stato toccato da queste denunce negli anni. Eppure oggi, nonostante sia ritenuto uno dei responsabili politici della situazione, viene invitato dal mainstream a dare indicazioni su come prevenire il Covid-19. Se c’è una cosa che in questi anni abbiamo imparato è che il problema non può essere mai la soluzione.
Lorenzo Poli
Collaboratore del mensile Lavoro e Salute
4/11/2020 Foto: fanpage.it
SU NUMERO DI NOVEMBRE DEL MENSILE ANCHE “Il contratto tra AstraZeneca e Commissione Europea sui vaccini anti-Covid”
In versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-novembre-2020/
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