Covid, una sfida che si vince con lavoro, democrazia e welfare
L’Italia si prepara a una sorta di coprifuoco per contenere i contagi, oltre 100 mila positivi in “isolamento” a casa, 1o mila contagi giornalieri, interi plessi scolastici in quarantena, Il Governo accusa le Regioni di non avere installato le apparecchiature per la terapia intensive, a loro volta i Governatori evidenziano le troppe regole dell’austerità ancora vigenti, quelle stesse regole sulle quali hanno costruito magari la loro “credibilità”.
A metà Ottobre il brusco risveglio di un paese che pensava di avere superato, pur con 36 mila morti, la pandemia e si ritrova invece in piena emergenza con la Presidenza del Consiglio a rassicurare Confindustria sulla volontà del Governo di non chiudere il paese .
Mancano intanto ben 1600 terapie intensive, i morti crescono di giorno in giorno, si stanno adottando con fin troppa timidezza i primi provvedimenti anti assembramento.
Gli ultimi mesi sono stati vissuti nella irrazionale illusione di avere chiuso l’emergenza pandemica, le associazioni datoriali stanno assumendo sempre piu’ potere nel paese e i loro diktat diventano sovente imperativi categorici per la classe politica.
Molto non è stato fatto per contrastare il virus, non sono stati potenziati i servizi di igienizzazioni e sanificazioni, a lavoro ci si contagia come nelle settimane di Marzo e le scuole stanno diventando il luogo di trasmissione privilegiato.
I tamponi sono arrivati con mesi di ritardo, sarebbe stato logico iniziare controlli a tappeto già alla fine di Agosto quando i dati del contagio facevano intendere una forte ripresa della pandemia. Sul banco degli imputati il sistema sanitario, per mesi avremmo dovuto finanziare le strutture pubbliche , rimuovere ogni vincolo di spesa dettato dalle politiche di austerità, requisire strutture private, assumere tecnici di laboratorio e infermieri riaprendo gli ospedali chiusi con la spending review, al contrario abbiamo perseverato nella politica dettata dalla Ue con la classe politica ad accapigliarsi sulla destinazione dei fondi europei. Ma questi soldi , per arrivare all’Italia, sono vincolati a precise condizioni sulle quali i media hanno steso un velo di silenzio.
Il ruolo attendista dei sindacati è un altro fattore determinante, non a caso Confindustria ha chiesto il ripristino dei licenziamenti a inizio 2021 e in tv il Ministro Patuanelli ha subito accolto la proposta.
Una situazione paradossale, siamo tornati in piena emergenza ma il Governo pretende il pagamento delle cartelle esattoriali sospese e al contempo cede ai padroni sui licenziamenti collettivi. Qualche sindacato ha già proposto il blocco dei contratti come merce di scambio per allungare al primo semestre 2021 la deroga ai licenziamenti, una sorta di grande compromesso che congelerebbe i salari in cambio della temporanea salvaguardia dei posti di lavoro e degli ammortizzatori sociali che a fine Novembre saranno praticamente esauriti.
Pronte o no le Regioni stanno già affrontando la seconda ondata dei contagi ma al contempo le pressioni dei padroni e della Ue sui Governi nazionali sono sempre piu’ forti.
Se non ci sarà la proroga del divieto di licenziamento collettivo, già a inizio anno centinaia di migliaia di posti di lavoro potrebbero esssere cancellati creando uno tsunami sociale incalcolabile. E di fronte alle legittime proteste dei lavoratori scatterebbe la repressione con la motivazione dell’emergenza sanitaria, applicando tutte le norme previste dallo stato di eccezione.
Gli scenari sono già definiti, è arrivato per tutti il momento delle scelte, la questione dirimente riguarda il lavoro e la democrazia, combattere i contagi è prioritario per salvaguardare la salute pubblica ma al contempo si tratta di scegliere tra le ragioni dei lavoratori , e la loro sopravvivenza, e gli interessi padronali.
Federico Giusti
Collaboratore di Lavoro e Salute
18/10/2020 Articolo per la rubrica “Il Domenicale” su http://www.controlacrisi.org
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