Lavoroesalute_Aprile2020_copertina

Cuba aiuta la sanità italiana

Che la sanità a Cuba fosse un modello apprezzato in gran parte del mondo, a partire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità era un fatto noto.

Un modello basato essenzialmente sulla capillarità di intervento e che affonda le sue radici nella prevenzione, nella competenza professionale ed etica dei suoi protagonisti (siano essi medici o paramedici), impreziosita da una elevatissima competenza nella ricerca scientifica che è stata capace di scoprire e produrre elementi la cui efficacia è riconosciuta in tutte quelle parti del mondo non succubi ai monopoli delle grandi multinazionali farmaceutiche, e che è risolutiva di gravi problematiche nell’ambito della salute; si pensi ai vaccini per la prevenzione del meningococco, ai ritrovati per la cura di alcuni effetti devastanti del diabete, all’avanzatissima ricerca di vaccini capaci di avere effetti positivi su alcune tipologie di cancro, agli interferoni, per citarne alcuni.

Cuba ha una sua storia più che cinquantennale nell’offrire soccorso a quei paesi, in particolare del cosiddetto terzo mondo, che si sono trovati ad affrontare emergenze sanitarie: dall’America Latina, all’Africa, all’Asia. A partire un principio che sta alla base del concetto di solidarietà a Cuba: non offrire quello che avanza ma condividere quello che si ha.

Tutto questo nel mezzo di un illegale e brutale blocco economico, finanziario, culturale e scientifico con cui da quasi 60 anni gli Stati Uniti d’America cercano di strangolare il popolo cubano con il fine di rovesciare la Rivoluzione tanto odiata.

Il blocco produce danni economici enormi in tutti i settori, compreso quello della sanità. Danno che è stato quantificato in oltre 100 milioni di dollari nel solo periodo che va da aprile 2018 a marzo 2019 (cifra raccolta nel rapporto che Cuba ha presentato all’Assemblea Generale dell’ONU nell’autunno del 2019)

Quello che probabilmente non ci si sarebbe mai aspettato invece è che un paese del cosiddetto primo mondo, il nostro paese, arrivasse un giorno a chiedere aiuto a Cuba. Questo sta avvenendo in questi giorni, quando l’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia per infezione del coronavirus COVID-19, ha messo in ginocchio le strutture sanitarie italiane, che si sono trovate impreparate nella gestione

del’emergenza anche a causa del depauperamento delle risorse umane e materiali provocato da tanti anni di politiche scellerate di riduzione della spesa pubblica.

Alla richiesta arrivata dalle regioni italiane di Lombardia e Piemonte, Cuba ha risposto con l’invio di due contingenti della “Brigata Henry Reeve”, il primo di 53 professionisti tra medici e infermieri si è insediato a Crema, dove lavora collaborando gomito a gomito con il personale sanitario italiano. Il secondo contingente, composto da 38 professionisti, è arrivato a Torino il 13 aprile per lavorare nell’ospedale provvisorio allestito alle ex Officine Grandi Riparazioni.

Ma come si è arrivati a queste scelte?
Pur considerando che non è questo il momento per assumersi meriti, è doveroso ricordare che lo scorso 6 marzo, l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba (ANAIC), per prima, con una lettera aperta firmata dalla Presidente Irma Dioli e diretta al Ministro della Salute Roberto Speranza, suggeriva di ”promuovere un Accordo con le
autorità cubane competenti per richiedere la collaborazione di medici e infermieri cubani, nelle strutture ospedaliere italiane.

L’elevata competenza, preparazione e specializzazione del personale medico cubano, così come l’esperienza nel campo delle malattie infettive ed epidemiologiche, hanno avuto importanti riconoscimenti a livello internazionale. In questa direzione, la stessa OMS ha dichiarato che Cuba è stata esemplare nella lotta contro l’epidemia del virus Ebola in Africa”.
Nella stessa lettera si proponeva l’adozione in Italia dell’Interferone Ricombinante alfa2B, prodotto della ricerca

del Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologica dell’Avana.
Il farmaco è stato impiegato dal mese di gennaio in Cina, dove risulta aver dato ottimi risultati in particolare nella fase iniziale del contagio per la sua capacità di limitare la riproduzione del virus nell’organismo umano.
Purtroppo, mentre da parte di molti professionisti e ricercatori italiani è stato manifestato un forte interesse nella conoscenza e possibilità di cooperazione con l’istituzione italiana, nessun riscontro è stato dato alla nostra sollecitazione dalle autorità governative italiane.
Diversamente da quanto è avvenuto rispetto alla possibilità di ottenere la collaborazione diretta di personale medico cubano.
In questo caso sono state le istituzioni locali ad assumere l’iniziativa. A partire dalla Regione Lombardia che ha preso contatto diretto con l’Ambasciata di Cuba in Italia. A questa ha fatto seguito, dopo pochi giorni, la Regione Piemonte tramite la sua Unità di crisi, che si è rivolta all’ANAIC per chiedere indicazioni sui percorsi da seguire, con il conseguente reindirizzamento all’autorità diplomatica cubana.

La nostra Associazione è certa del grande contributo che sapranno dare sul campo i sanitari cubani in questa difficile battaglia, nella quale saranno impegnati in una collaborazione totalmente gratuita e disposti a rimanere ad agire sul campo fino a quando le autorità sanitarie italiane lo considereranno necessario.

La Brigata Henry Reeve è specializzata nell’intervento in situazioni di crisi provocate da disastri naturali o dal manifestarsi di importanti epidemie. Essa fu creata all’indomani dell’urgano Katrina che si abbattè disastrosamente in Lousiana, per offrire soccorso e collaborazione agli Stati Uniti in quel difficile momento, che però rifiutarono sdegnosamente l’offerta. Tutti conosciamo il disastro in termini di perdite di vite umane che lasciò alle sue spalle quella catastrofe.
È stata poi impegnata in diverse situazioni, dall’emergenza conseguente ai tremendi terremoti che sconvolsero il Pakistan, il Guatemala e successivamente Haiti dove si scatenò una terribile epidemia di colera. In ultimo in Africa centrale, dove è stato fondamentale il suo intervento nella lotta alla diffusione dell’epidemia di ebola.

A sostegno della sanità cubana nel contrasto alla diffusione del COVID-19 a Cuba, anche con l’obiettivo di contraccambiare l’importante impegno solidale, l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba insieme a MediCuba Europa di cui fa parte, ha promosso una campagna di raccolta fondi per l’acquisto di dispositivi di protezione per il personale sanitario, attrezzature mediche e reagenti per la diagnosi precoce del COVID-19, da destinare all’IPK Istituto di Medicina Tropicale “Pedro Kourì”, Centro scientifico cubano di fama internazionale.

L’ANAIC invita tutti a contribuire a questa campagna, dando dimostrazione dell’universalità della solidarietà, in una battaglia che dimostra forse più di ogni altra che solo l’unione tra tutti i popoli può contribuire a superare questo difficile momento.

Rocco Sproviero

Segreteria nazionale Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba . Segretario del circolo di Torino

Articolo pubblicato sul numero di aprile del periodico Lavoro e Salute http://www.lavoroesalute.org/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *