Dalla A alla Z, l’anno difficile delle carceri
Quella di Antigone, nella versione sofoclea, è la lotta della giustizia contro la legge, della fraternità contro il potere. Portare un nome tragico è una grande responsabilità. Il 2022 è stato l’anno in cui è iniziato il più grande processo in Europa per tortura, anche a seguito di un esposto di Antigone presentato nel 2020 per le violenze a Santa Maria Capua Vetere. Il 2022 è stato anche l’anno delle cento visite fatte in carcere.
Beccaria. Sul finire dell’anno sette ragazzini sono scappati dall’istituto penale per minori Beccaria di Milano. Erano imputati per reati di strada. Si è scatenato un assurdo putiferio mediatico e politico come se fossero sette serial killer. Nel frattempo sono stati tutti ripresi. Non erano una minaccia alla sicurezza dello Stato. Chissà cosa avrebbe detto l’illustre Cesare se avesse saputo che un carcere per ragazzi avrebbe portato il suo nome.
Custodia. cautelare Un terzo dei detenuti è in custodia cautelare. Molti di loro sono poveri, immigrati, tossicodipendenti, segno di una giustizia classista inclemente verso chi non ha risorse per una buona difesa tecnica.
Dap. Il 2022 ha visto al vertice dell’amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi e Carmelo Cantone. Un magistrato e un dirigente di grande valore. Il ministro Carlo Nordio ha nominato un nuovo capo Dap, il giudice Giovanni Russo a cui auguriamo buon lavoro.
Ergastolo. Il Parlamento, su impulso del Governo, ha approvato nuove norme sull’ergastolo ostativo, ossia senza speranza di uscita. Una legge che chiude rispetto alle aperture della Corte Costituzionale. Una occasione persa. Nel 2023 la Cassazione dovrà valutare se sono venuti meno i motivi di illegittimità costituzionale.
Fermo. Il sistema carcerario è immobile, fermo a qualche decennio fa. La tecnologia stenta a farvi ingresso. I detenuti non hanno ancora accesso a mail (se non a pagamento) ed internet.
Garantismo. Essere garantisti significa costruire garanzie universali, sostanziali e procedurali. Per tutti, italiani e stranieri, ricchi e poveri, nessuno escluso.
Hotel. Le carceri non sono hotel a cinque stelle. Basta visitare un carcere metropolitano affollato per rendersene conto.
Indulto Il papa ha sollecitato gli Stati, senza risposta, ad approvare un provvedimento di clemenza.
Lavoro. Sono stati aumentati i fondi per il lavoro penitenziario. Sarebbe importante se nel 2023 il mondo dell’impresa e quello della giustizia usassero tutti gli euro a disposizione. Nel 2022 i detenuti impegnati in attività produttive sono stati una minoranza.
Morti. Dall’inizio dell’anno si sono suicidati 83 detenuti. Mai così tanti negli ultimi decenni. Sono il segno di un sistema che alimenta disperazione, solitudine, abbandono. Sarebbe importante se la vita in carcere si riempisse di vita e se ai detenuti fosse data la possibilità di telefonare più frequentemente ai loro cari. Oggi un detenuto, di norma, può telefonare una volta a settimana per soli dieci minuti.
Notte. Durante l’emergenza Covid ai detenuti semiliberi – circa 700 – era stato consentito di dormire nelle loro case, visto che di giorno erano fuori dall’istituto. La norma non è stata prorogata e dal 2023 rientreranno in carcere di notte. Un’inutile cattiveria.
Ong. A fine anno è arrivato anche il decreto di criminalizzazione delle Ong. Esso è il segno di un potere punitivo che esonda da ogni solco di ragionevolezza.
Polizia penitenziaria. Da un lato ci sono un paio di centinaia di poliziotti sotto processo per tortura, dall’altro migliaia di agenti che operano nel solco della correttezza. La qualità della vita dentro le carceri passa anche dalla gratificazione di chi opera nel segno della legalità costituzionale.
Quarantuno bis. Il regime 41-bis applicato all’anarchico Alfredo Cospito è una esagerazione. Uno stato forte e autorevole ascolta le ragioni di chi protesta con lo sciopero della fame.
Rave. Il Governo vuole mettere in galera i promotori e i partecipanti ai rave parties. Non proprio un’idea garantista e rispettosa degli stili di vita giovanili.
Sovraffollamento. Ci sono circa 8-10 mila persone in più rispetto alla capienza regolamentare delle carceri. Il tema delle droghe, che produce un terzo dei detenuti, non si può però toccare.
Tortura. Nel 2022 sono iniziati i processi per le torture nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere, Torino, San Gimignano. Speriamo il 2023 sia l’anno entro cui si chiudano.
Università. Sono più di mille i detenuti iscritti alle Università. Non sempre sono messi nelle condizioni di studiare adeguatamente.
Volontari. C’è una bella anomalia italiana, quella del volontariato. Non sempre ben sopportato dalle autorità penitenziarie. Essenziale per assicurare il rispetto dei fini costituzionali della pena.
Zaki. Patrick è ancora in Egitto in attesa del processo. Ha trascorso troppo tempo in carcere. Speriamo il 2023 sia l’anno del suo rientro a Bologna.
Patrizio Gonnella
31/12/2022 https://ilmanifesto.it
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