Dopo i primi mesi di stallo, il governo giallo-verde inizia a gettare le basi di questa XXVIII legislatura. Si definiscono i posizionamenti e le linee di lavoro, e conseguentemente alleati e nemici. E nella nuova scacchiera che si sta disponendo, il Ministero per la famiglia e le disabilità, pur essendo senza portafoglio, potrebbe rivelarsi centrale nel rinsaldare i legami tra politica e integralismo cattolico. Già nei primi passi mossi, il Ministero sembra avere dalla sua un folto fronte, sia istituzionale che popolare, che sostiene l’attacco al diritto di famiglia, ai diritti riproduttivi e ai diritti civili.
Il primo segnale di allarme viene dal disegno di legge presentato ad agosto in Senato dal sottosegretario al Ministero per la famiglia e le disabilità, il leghista e organizzatore del Family Day, Simone Pillon. Il ddl “in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” rappresenta una marcia indietro rispetto ai faticosi passi che il paese ha compiuto e sta tuttora compiendo in materia di diritto di famiglia. E infatti sta facendo discutere parecchio, tanto da vederne rallentato l’iter in Commissione Giustizia del Senato.
Nonostante il regime accelerato con cui era stato presentato il disegno di legge non prevedesse discussione, è attualmente in programma la calendarizzazione delle udienze nelle quali verranno ascoltati tutti i soggetti che si stanno opponendo alla sua approvazione. Tra i maggiori critici del ddl, che dovrebbero parlare in Senato a partire da questi giorni, oltre i centri antiviolenza e le associazioni contro la violenza di genere, ci sono diverse associazioni di avvocati, di psicologi e di operatori che si occupano di maltrattamento di minori che stigmatizzano alcuni passaggi del disegno di legge che non tengono conto di come la violenza di genere e familiare sia tra le cause principali delle separazioni.
Il ddl Pillon stabilisce infatti la mediazione familiare in forma obbligatoria in presenza di figli minori. Tale percorso non tutela affatto le donne vittime di abusi in quanto presuppone l’idea che nelle coppie in via di separazione sussista la parità delle parti e ha per obiettivo principale la riconciliazione dei coniugi. Diverse disposizioni non prendono poi in considerazione il fenomeno della violenza economica subita dal coniuge con minori possibilità, generalmente la donna. Tra queste, la cancellazione dell’addebito della separazione al coniuge che non ha rispettato i doveri del vincolo matrimoniale, l’inserimento di un indennizzo che il coniuge rimasto con la prole nella casa familiare deve corrispondere al coniuge proprietario dell’abitazione che se ne allontana, l’eliminazione degli assegni familiari. Scelte che, al contrario di quanto affermato dallo stesso Pillon, aumentano i costi delle separazioni e concorrono a ostacolare l’autodeterminazione del coniuge economicamente più fragile. Rendendo inoltre più difficoltoso l’allontanamento dal partner abusante. Senza dimenticare il riferimento al contrasto dell’alienazione parentale (nozione molto discussa in ambito medico e legale – e sulla cui fondatezza non c’è assolutamente unanimità – con la quale si indica l’allontanamento del figlio da uno dei due genitori volontariamente messo in atto dall’altro). Il “maggior interesse del minore” è poi di fatto stravolto da provvedimenti mirati a salvaguardare a tutti i costi la bigenitorialità “anche quando il figlio minore manifesti comunque rifiuto, alienazione o estraneazione con riguardo a uno di essi (genitori)”. Una previsione che non dà voce al/la minore in quanto soggetto di diritto da tutelare. E che non prende in considerazione gli effetti di una reiterata frequentazione del padre per un/a minore che ha subìto violenza o vi ha assistito in casa.
Dato il curriculum del suo primo firmatario potrebbe stupire che il disegno di legge non faccia quasi mai uso dei termini “madre” e “padre”. Tale scelta in realtà cela ciò che una precisazione di genere avrebbe mostrato con maggior evidenza: di fronte a un presunto avvantaggiamento della madre nei casi di affidi, il ddl punta alla direzione contraria, e cioè a dare maggiore spazio e azione ai padri. Con questo ddl, Pillon dà voce alle molte associazioni di padri separati che, in questi anni, hanno dato battaglia alle donne denunciando discriminazioni subite in base al genere e recriminando parità genitoriale anche in assenza dei presupposti che la renderebbero possibile, in alcuni casi utilizzando in Tribunale la sindrome da alienazione parentale per accusare le ex-mogli di allontanare da loro i figli.
A ben guardare, questo disegno di legge si iscrive in un orizzonte più ampio, chiaro quanto allarmante. Il 12 agosto Pillon rilascia un’intervista a La Stampa in cui si fa portavoce delle principali battaglie dell’integralismo cattolico. Un’intervista che si pone in continuità con le prime dichiarazioni di Lorenzo Fontana da ministro, dichiarazioni che puntavano a sostenere l’inesistenza delle famiglie arcobaleno. Pillon alza il tiro. Sostiene l’abolizione delle unioni civili, la necessità di impedire l’aborto, l’introduzione di una forma di matrimonio indissolubile.
Il 18 settembre si è costituito poi il gruppo interparlamentare “Vita, famiglia e libertà”. Ne fanno parte più di 100 tra deputati e senatori di centrodestra e un’esponente del Movimento cinque stelle: l’obiettivo è dare sostegno alle politiche per la famiglia naturale, contrastare l’omogenitorialità e la legge sul fine vita. Un gruppo che sembra insomma nato apposta per ricompattare e dare voce istituzionale alle istanze della galassia integralista cattolica.
Un ultimo tassello del quadro che si va componendo è costituito dal World Congress of Families. L’organizzazione promuove i valori cristiani e il contrasto ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, alla pornografia e all’aborto. Nata negli Stati Uniti, vanta collaborazioni con paesi in cui l’omosessualità è un reato quali Russia, Uganda e Nigeria. Il prossimo World Congress of Families sarà ospitato dalla città di Verona a marzo. La notizia è stata data dall’associazione Provita Onlus, che già nel febbraio di quest’anno aveva promosso nella città scaligera il primo Festival Provita. In quell’occasione aveva parlato Fontana (al tempo vice sindaco di Verona), denunciando un’Europa dormiente di fronte a un calo demografico ai livelli della Prima guerra mondiale. E sostenendo la necessità di combattere una battaglia per difendere i valori cristiani dalla minaccia esterna rappresentata dall’islam, auspicando il ritorno a un’Europa cristiana. Secondo quanto riportato da La fede quotidiana e da Pantheon, il prossimo congresso potrebbe vedere la partecipazione anche del ministro Matteo Salvini, il quale peraltro ha già espresso la sua vicinanza alla causa del World Congress of Families inviando un messaggio di saluto ai partecipanti dell’ultimo incontro, recentemente conclusosi a Chisinau in Moldavia.
Sembra proprio che siamo di fronte all’imposizione di un’agenda politica tutta volta alla retrocessione in termini di diritti che interessano famiglie, donne e comunità lgbt. Questioni non nuove, certo, ma di cui è preoccupante l’assunzione da parte del governo dentro e fuori le aule istituzionali.
Valeria Mercandino
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