Disfonie, Stress da Lavoro Correlato e Bourn-Out… anche gli insegnanti si ammalano …..se pur fannulloni.
L’insegnante porta con sé lo stereotipo della persona che lavora mezza giornata, quindi poco, che ha tre mesi estivi di vacanza all’anno ed un mese fra natale e pasqua, ma l’aspetto più usurante di questo mestiere è la tipologia di rapporto con l’utenza. Non esiste nessun altro lavoro, nessun’altra professione nella quale tu ti rapporti con l’utenza più ore al giorno, tutti i giorni della settimana, per nove mesi all’anno, per cicli di tre/cinque anni, per di più nell’ambito di un rapporto quasi sempre asimmetrico insegnante – studente che spesso non ti permette di avere una relazione alla pari. In altre parole è come se il docente si sottoponesse quotidianamente a una Risonanza Magnetica Nucleare operata da tante paia di occhi quanti sono i suoi stessi studenti: un solo capello fuori posto e i ragazzi lo mettono in croce.
Il rapporto con l’utenza è un rapporto continuativo, entri in classe e hai ventotto/trenta ragazzi (per classe), quindi tanti occhi puntati addosso che ti scannerizzano dalla testa ai piedi e non ti fanno nessuno sconto. Beh!, non è facile. Da non sottovalutare le famiglie. Fino agli anni ’70 i genitori sgridavano il figlio per l’insufficienza presa, oggi i genitori vanno dall’insegnante dicendo:”Ma come si è permesso di dare l’insufficienza a mio figlio?” Figlio che è sempre più unico e sprigiona il narcisismo genitoriale in modo veramente drammatico.
Anche questo rapporto difficile fra educatori (genitori e insegnanti), con questa alleanza completamente spaccata non è favorevole. Le Disfonie e lo Stress da Lavoro Correlato, il Bourn-Out sono la tipica patologia dell’insegnante, eppure ad oggi la causa di servizio per l’insegnante è riconosciuta per le Corde Vocali, per le Disfonie, per le Laringiti Croniche, ma non per lo Stress da Lavoro Correlato e Bourn-Out un punto d’arrivo sarebbe riconoscerla come patologia professionale dell’insegnante, ma di queste ultime è bene non parlarne, si finirebbe per definire gli insegnanti “stressati oltre che fannulloni”.
Nelle diverse riforme previdenziali non solo non si è tenuto conto della salute delle categorie professionali, ma neppure del fatto che, allungando il periodo per il ritiro in pensione, bisognava almeno valutare quelli che erano i fenomeni fisiologici. Intorno ai 50 anni (la media delle insegnanti è 52 anni) la donna va in menopausa. La menopausa espone la donna cinque volte di più al rischio di disturbi fisici e psicologici rispetto a se stessa nella fase fertile. Mettendo insieme la menopausa, la professione a rischio di usura psicofisica e poi magari una situazione familiare difficile, beh, è una miscela esplosiva. I colleghi e il Dirigente non aiutano di certo, anzi coalizzano esercitando mobbing. E’ del 2004 la raccomandazione europea in materia di tutela della salute sui posti di lavoro.
L’Italia la recepisce 4 anni dopo, nel 2008, col nuovo Testo Unico, ovverosia il D.L. 81/08. All’art. 28 – professioni di aiuto a elevata usura psicofisica, come quella docente precisando che il datore di lavoro ha l’obbligo di verificare il livello di Stress Lavoro Correlato (SLC) nell’ambiente di lavoro e di attuarne la prevenzione. Viene inoltre specificato che il contrasto allo SLC deve tenere conto di due variabili fondamentali quali genere ed età. Il decreto resterà inapplicato fino al 31.12.10, dopodiché si farà finta di applicarlo perché il legislatore si è dimenticato (volutamente?) di mettere a disposizione le necessarie risorse per applicarlo. Resta così l’obbligo normativo per i dirigenti scolastici che procedono in ordine sparso: chi fa finta di niente (la maggior parte) evadendo l’obbligo; chi affida la prevenzione dello SLC al responsabile per la sicurezza (solitamente l’ingegnere che si occupa della sicurezza dell’edificio e dell’antincendio).
Inutile dire, il personale docente deve per forza apparire in ottima salute e non necessita di alcun intervento per contrastare lo SLC. Il Dirigente che non conosce l’accertamento medico non manda il lavoratore alla visita collegiale perché ha paura della denuncia per mobbing. In realtà, il Dirigente ha la responsabilità della salute del lavoratore. Ma tanti Dirigenti cosa hanno fatto fino ad ora? Hanno proceduto con un “trasferimento per incompatibilità ambientale”. Facendo così un doppio danno: alla persona e anche all’utenza. Con “La Buona Scuola” il problema non sussisterà più. Nessun Dirigente assumerà Docenti che non siano in perfetta salute!
Lo stress cronico abbassa le difese perché c’è una produzione di cortisolo da parte delle surrenali. Come dello stress acuto il mediatore è l’adrenalina, dello stress cronico è il cortisolo. Il cortisolo è cortisone endogeno quindi abbassa le difese, spalancando le porte agli agenti infettivi, ma anche alle patologie neoplastiche. Quindi le insegnanti più di altre donne devono sottoporsi agli screening mammografici, ai pap test e a tutti gli accertamenti necessari per la sua salute. La salute di un insegnante è importante quanto la salute di tutti i lavoratori di altri settori. Le variabili da tenere in considerazione sono: 1) professionale che è ad altissimo rischio da un punto di vista di usura emotiva/pscichica, 2) il carico di lavoro che investe la donna in quanto figlia, madre e moglie, quindi una vita di relazioni familiari che la coinvolgono, 3) la vita di relazione.
Stress da Lavoro Correlato e Bourn-Out sono collegati. L’accumulo cronico di stress caratterizza sintomi quali l’affaticamento fisico ed emotivo per sovraccarico di lavoro dovuto anche alla scarsa considerazione e scarsa remunerazione Un sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative. Dirigenti Scolastici, Insegnanti, Personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario hanno un età media (49 anni), più bassa rispetto ad altre professioni (infermieri). Non ha importanza se il docente è uomo o donna, i “fattori usuranti” nell’attività di un insegnate sono i rapporti e le relazioni con colleghi, studenti e genitori, in particolare oggi questi ultimi non sono più alleati dell’insegnante.
Il genitore è diventato il “sindacalista” del figlio, spesso unico, rivelando in modo più o meno smaccato il cosiddetto “narcisismo genitoriale” e confinando il docente dietro il banco degli imputati. La delega educativa della famiglia, frequentemente monoparentale, ha contribuito a rendere più pesante e responsabilizzante l’insegnamento Poi ci sono gli aspetti legati alla società multietnica e multiculturale che richiede uno sforzo continuo di comprensione e aggiornamento, l’aumento della presenza in classe di studenti diversamente abili, dei Bes, dei DSA ha aggiunto un ulteriore fattore di complessità La conflittualità con i colleghi dovuta al fatto che non si è abituati a lavorare in squadra, la situazione di precarietà di molti insegnanti.
A tutto ciò, poi, va aggiunto l’avvento dell’era informatica che vede l’insegnate in continuo aggiornamento deve conoscere a menadito tutti gli strumenti e supporti per saper insegnare. La sindrome del Burn-Out e lo Stress da Lavoro Correlato, quando trascurati, possono addirittura dar vita a diverse patologie creando conflittualità che non sempre restano latenti. Gli stessi Dirigenti Scolastici dovrebbero sapere affrontare queste problematiche, creando un ambiente e clima favorevole, spesso sono loro a causare questo disagio e malessere. Ricoprono un “Ruolo Manageriale” investiti quindi di una buona dose di Autorità che “usano”come e quando vogliono fino ad annientare la persona.
Nella scuola, come nella sanità invece di prevenire, che pur se ne parli, assistiamo sempre di più al fenomeno noto come “medicalizzazione del disagio”, ossia al ricorso ad una più comoda e veloce terapia. Dal 1992 – anno in cui sono state abolite le cosiddette baby pensioni con la riforma Amato – sono intervenute quattro ulteriori riforme previdenziali che attualmente consentono agli insegnanti di andare in pensione all’età di 67 anni. Se i docenti stanno male – e con riforme previdenziali alla cieca non possono che stare sempre peggio – tutta la scuola finisce per andare in sofferenza, ma nessuno sembra rendersene conto, oppure (politica, istituzioni, parti sociali, associazioni di categoria) fanno finta di niente riempiendosi la bocca di…”La Buona Scuola”. Ci si accorge dell’aumento delle assenze per malattia dei docenti, solo per alimentare lo stereotipo dell’insegnate fannullone che dopo una estemporanea flessione del dato, effetto della legge Brunetta, i docenti hanno ricominciato a marcare visita in maniera crescente nonostante le penalizzazioni economiche introdotte.
Le diagnosi di malattia (riservate) riportano verità scomode. L’ attuale Governo invece di occuparsi della salute degli insegnanti, introduce la valutazione dei docenti da parte dei Dirigenti, Ragazzi e Genitori, in barba alla riconosciuta asimmetria che caratterizza il rapporto precettore-discente. Chi controlla dunque l’operato dei Dirigenti Scolastici? Nessuno! La professione docente è quella più ad alto rischio, ma si può perfino impedire di andare in pensione a chi ne ha diritto o per chi ha gravi problemi di salute. Purtroppo sembra non interessi a nessuno e talvolta neanche agli stessi lavoratori del settore, perché non sono a conoscenza dei rischi professionali che corre il loro benessere.
Marilena Pallareti
Docente
Associazione Attac Forli
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