DI LAVORO SI CONTINUA A MORIRE ANCHE IN AGOSTO
I morti sul lavoro nel 2021.
Dall’inizio dell’anno al 15 agosto ci sono stati 904 morti complessivi per infortuni sul lavoro.
Di questi 442 sono morti sui luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade e in itinere.
A questi occorre aggiungere anche i lavoratori morti per covid considerati a tutti gli effetti morti per infortunio sul lavoro.
Questi dati dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro ci dicono che avremmo bisogno di prevenire gli “incidenti” con leggi, sanzioni e una medicina preventiva in grado di rintracciare le cause che producono malattie e morte e di eliminarle.
Questo non succede perché non è l’interesse della società del profitto.
In questa società gli esseri umani sono trattati come merce, come cose, e la natura ridotta a qualcosa da saccheggiare selvaggiamente; da qui la causa delle “catastrofi naturali” – siano terremoti, crolli, inondazioni – che di naturale non hanno proprio niente.
Una società che ha il suo fondamento nella Costituzione Repubblicana, Costituzione che nell’art. 32 recita “La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della collettività“, arrivando a dichiarare che la stessa iniziativa privata – pur essendo libera – “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (art. 41 II comma cost.) richiederebbe norme e leggi, un sistema sociale e una medicina veramente al servizio degli esseri umani per prevenire questi “disastri”, cosa che non avviene.
Tutte le sostanze inquinanti e nocive, cancerogene provocano danni che sono all’origine di numerosi tumori (vedi l’amianto) e l’esperienza ci ha dimostrato che non esistono soglie di sicurezza o di tolleranza alle sostanze cancerogene.
Sebbene sia necessario, non basta predisporre dispositivi di protezione individuali o collettivi per la riduzione del rischio, ma bisogna adoperarsi affinché il pericolo sia ridotto a zero. L’esposizione alle sostanze cancerogene riduce l’attesa di vita di chi è stato esposto facendo vivere lui e la sua famiglia nel terrore di ammalarsi.
Il movimento operaio e popolare si deve battere per il “rischio zero”. Deve lottare per imporlo alle associazioni padronali e allo stato. Non possiamo accettare, sotto il ricatto del posto di lavoro, di rimetterci la salute e la vita, e di ipotecare il futuro per le nuove generazioni inquinando senza più rimedio il pianeta.
Le lotte del movimento operaio, dei lavoratori e dei cittadini organizzati in Comitati e Associazioni, hanno contribuito a rompere il muro di omertà e complicità con i responsabili di questi assassinii, facendo pressione sulle istituzioni, “costringendole” in molti casi a perseguire i responsabili. In questi anni abbiamo visto una giustizia che, spesso, difendeva solo una parte dei cittadini: quella degli industriali.
Il governo Draghi di “salvezza nazionale”, ma tutti i governi e le istituzioni (di qualsiasi colore politico) che difendono e riconoscono come legittimo il profitto e legale lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dimostrano di essere semplicemente dei “comitati d’affari” dell’imperialismo.
In Italia i diritti sanciti nella Costituzione sono tuttora subordinati ai poteri forti e sono applicati solo se compatibili con essi.
Non si può subordinare la salute e la vita umana alla logica del profitto, ai costi economici aziendali o ai bilanci dello stato. Una società che mercifica tutto, e che trasforma in profitto la malattia, la vita e la morte, senza rispetto per la vita umana, è una società barbara, in cui gli operai e i lavoratori continueranno a morire sul lavoro e, le sostanze cancerogene presenti in fabbrica e sul territorio, se non si eliminano, continueranno a uccidere gli esseri umani e la natura.
“Libertà, legalità, giustizia per tutti” rimangono parole astratte, principi vuoti di significato se le classi sottomesse non hanno i mezzi economici e politici per farli rispettare.
Anche se le leggi e la Costituzione Repubblicana affermano che l’operaio e il padrone sono uguali e hanno gli stessi diritti, la condizione di completa subordinazione economica fa si che la “libertà” e l'”uguaglianza” dei cittadini sia solo formale.
Difesa della salute
La salute è continuamente esposta a rischi. Lo vediamo con l’intensificazione dello sfruttamento degli esseri umani e della natura, con il continuo aumento dell’inquinamento per polveri sottili e altre sostanze nelle nostre città e con le pandemie che si susseguono a causa della distruzione del pianeta che affaristi e multinazionali provocano per massimizzare i profitti.
La lotta per pretendere e imporre condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e nella società riguarda tutti, in particolare le generazioni future.
Lottare per ambienti salubri e un mondo pulito significa lottare contro chi – pur di fare soldi sulla pelle dei lavoratori e cittadini – condanna a morte migliaia di esseri umani, anteponendo i suoi interessi privati a quelli collettivi della società come accade in tutto il mondo capitalista e in ogni regione del nostro paese, dal Nord al Sud.
In una società civile la salute è uno dei beni più preziosi e si difende solo con la lotta non delegandola ai politici sul libro paga dei padroni e cui finanziano le campagne elettorali.
Michele Michelino
presidente del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
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