Diario di una operaia ai tempi del Covid19
Sono tornata in fabbrica il più tardi possibile e, non avendo diritto ad aspettative o congedi o L.104, ho aggiunto anche le mie spettanze individuali, alla 50ina di ore di sciopero fatte in marzo e la cassa integrazione, pur di rimanere a casa per tutto questo tempo. Lunedì scorso sono rientrata in fabbrica e oggi ho finito la prima settimana di lavoro con una estrema stanchezza, sia fisica che mentale ma soprattutto emotiva.
E allora provo a ripercorrere indietro la settimana e a fare un elenco delle cose viste e vissute. Inizio con il presidio medico davanti ai tornelli, per me la prima volta che lo vedevo, non sapevo proprio come fosse fatto. Hanno montato due tendoni stile fiera con un percorso delineato e strutturato. Ho seguito due colleghe che stavano entrando con me e le ho “copiate”. Prima ci si igienizza le mani, poi si passa davanti all’ infermiera che misura la temperatura con lo strumento laser, poi c’è un addetto alla distribuzione della mascherina. Le mascherine sono due, un tipo non incellofanato, tenute in mano – a grappolo – dall’addetto (con i guanti) e l’altro tipo nel cellophane. Chiedo solo per questa prima volta di poter avere tutte e due i tipi (così per provare quello che andava meglio) ma l’ infermiera interviene risoluta: “Solo una mascherina al giorno e a scelta tra le due!” Allora guardo la collega prima di me e copio la sua scelta, la mascherina senza cellophane. Lei dice che pizzica ma che per respirare è un po’ meglio dell’ altra!! Quindi la scelta è su due mascherine: una a becco di papera molto grossa e con la quale si fa fatica a respirare, una con la quale respiri un po’ meglio ma che pizzica! Entrambe lasciano i segni dell’ elastico, dai, almeno una cosa ce l’ hanno in comune!! Inserisco la mascherina e subito mi si appannano gli occhiali! Iniziamo bene! A casa poi la sera in faccia ero tutta un prurito: i colleghi su certe cose, sono sempre attendibili!
Inizia la giornata lavorativa. Sono stata assegnata nel posto dove sto da anni, un collaudo del reparto piani.
La Team Leader mi illustra l’organizzazione della linea rispetto DPI e igienizzazione. Io pensavo che l’igienizzazione spettasse all’ azienda … invece abbiamo una bottiglietta a spruzzo per due linee e in ogni momento,
l chi vuole e se vuole, può usarla per sanificare la postazione! Vicino c’è anche un dispenser di igienizzante per le mani. Mi dotano anche di visiera (personalizzata con nome e cognome) nel caso la volessi portare al posto degli occhiali protettivi. Io chiedo la bottiglietta di gel che il 4 maggio è stata consegnata singolarmente agli operai, ognuno la sua. La Team Leader va a chiedere e quando torna dice che a me non spetta perché sono rientrata dopo! Nel corso dei giorni vengo a sapere che non sono l’ unica che l’ ha chiesta e non l’ ha avuta, per lo stesso motivo. Ora, non è per la boccetta di gel, è una questione di principio: o a tutti o a nessuno. Invece no! Si discrimina anche su una bottiglietta che, quanto sarà costata all’ azienda? 20 centesimi?? Ridicoli!!
Cos’altro ho visto in questa settimana in fabbrica? Ho visto colleghi rassegnati ed assuefatti, che si lamentano tra di loro ma non sanno volgere le loro lamentele in proteste e che, a loro tempo, si sono scelti rappresentanti che non brillano certo di iniziativa per queste cose, perché non vogliono e anche perché non sanno farlo. Ho visto colleghi fare la spia di altri colleghi che non portavano la mascherina, o la portavano male o provavano a portarne una più leggera. Ignobile quest’ arte di giudicare e dipuntare il dito e addirittura “fare la spia”, davvero ignobile! Peggio ancora, chi mi ha riferito che certe DELEGATE SINDACALI RSU sono state usate per CONTROLLARE i colleghi se portano la mascherina o meno, se si attengono alle regole o meno. I colleghi mi hanno spiegato che i primi giorni maglie nere passavano come ronde in tutti i luoghi esterni per la pausa a controllare come dei carcerieri, come dei secondini durante i nostri “10 minuti d’aria” diventati 8 per effetto della cassa integrazione!
Ho visto tanti sguardi bassi, alienazione, ognuno col suo smartphone e con i suoi pensieri: una corsa su prati verdi e senza museruola finalmente: almeno viaggiando con la mente ce la permettiamo ancora?
Ho visto l’azienda che assume decisioni unilaterali, come il calendario ferie e le spaccia per decisioni prese dall’ insieme dei lavoratori, tramite le firme di una minoranza dei delegati Rsu: accordi nulli, accordi che non valgono niente ma che, fatti in questo modo, sminuiscono gli strumenti democratici e danno PIENO POTERE al padrone per questo e per gli accordi a venire.. Ho visto i miei colleghi non capire, approvare, fregarsene di contrastare, sottostare …
Ho visto colleghi che hanno usato la chat di AltriRitmi perché in questi mesi a casa abbiamo fatto proprio un gran bel lavoro di informazione e aggregazione, andarsene dalla chat ora che siamo rientrati quasi tutti, senza nemmeno un “grazie” o un “ciao, alla prossima”! Pensano di aver fatto una “furbata” ma io temo per loro che se ne pentiranno e mentre scrivo questa cosa sorrido, perché ormai non mi indigno neanche più.. sorrido e penso che infondo la vita è bella, anche per noi che abbiamo una coscienza e che ci poniamo domande e riflettiamo sulle cose che accadono.. per chi come me (e so che siamo molti di più di quelli che crediamo) trova preoccupante questa situazione in cui, con la scusa del Covid19, qualcuno vuole avere ancora più controllo e più potere su di noi, sulla nostra libertà, per togliercela definitivamente e renderci schiavi, non pensanti e dediti solo a produrre.
Cinzia Colaprico
Operaia Electrolux Forlì
da Il sindacato è un’altra cosa- Area Cgil
Testimonianza pubblicata sul numero di Maggio del mensile Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org
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