Difendiamo la nostra salute dagli appetiti speculativi
Iniziamo da una recente Delibera della Corte dei Conti ( il 9 Marzo scorso reperibile anche on line ..http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9662282.pdf), prodotta a seguito di una lunga ricognizione sui beni strutturali e infrastrutturali della sanità italiana, del resto ammodernare gli strumenti tenologici e risanare l’edilizia dovrebbero essere, da almeno 25 anni, una priorità assoluta . Citiamo testualmente un passo della Delibera che evidenzia la necessità di nuove spese per la sanità : Per rispondere concretamente alle esigenze di una sanità di qualità, accessibile a tutti anche sotto il profilo della sicurezza, sono ancora numerose e costose le opere che è necessario eseguire”
820 milioni utilizzati per ammodernamenti strutturali e infrastrutturali ma anche finanziamenti consistenti che alcune Regioni non hanno utilizzato per ammodernare ospedali e acquistare macchinari. Una situazione non omogenea, basti pensare alle Regioni prive di risorse sufficienti a finanziare i programmi sanitari a livello territoriale. L’inchiesta della Corte dei Conti, arrivata dopo i solleciti per la messa in sicurezza degli ospedali nelle zone a rischio sismico (12 miliardi almeno), ha il pregio (una volta tanto) di individuare il problema di fondo che attanaglia il mondo sanitario ossia la scarsità delle risorse di bilancio disponibili per gli investimenti pubblici. Si lesinano fondi pubblici per rendere efficiente la pubblica amministrazione, ammodernare edifici sanitari o scolastici, gli stessi fondi che per altro vengono elargiti da paesi europei sottoposti agli stessi vincoli in materia di spesa.Evidentemente i tetti alla spesa pubblica imposti dalla Troika non sono la sola spiegazione…
La denuncia della Corte dei Conti, per ovvi motivi, non indaga le cause , se vogliamo le risposte spetta a noi cercarle.
II dati relativi alla spesa sanitatia sono fermi all’anno 2016, quelli del 2017 risultano ancora ignoti. Un paese dovrebbe misurare la spesa sanitaria in base a innumerevoli fattori, il benessere dei cittadini, la prevenzione, la intensità di cura, i posti letto per abitanti dentro ospedali efficienti e funzionanti, la prevenzione. Anche il numero degli operatori sanitari dovrebbe costituire un elemento rilevante da tenere nella dovuta considerazione, del resto non sono certo auspicabili corsie con personale stressato e ridotto ai minimi termini, sottoposto a carichi di lavoro crescenti, situazioni ormai sempre piu’ diffuse a dimostrare la scarsa attenzione riservata alla nostra salute. E che la nostra salute sia in pericolo lo dimostra la storia recente del nostro paese (già nel 2010 la spesa sanitaria italiana era inferiore del 17% a quella europea) con tanti cittadini a rinunciare annualmente a qualche prestazione sanitaria per non gravare sul magro bilancio familiare.
In questi ultimi 20 anni hanno raccontato innumerevoli bugie, per dirne solo una, le pubblicità progresso che raccomandano attenzione ai diritti dei diversamente abili stridono con gli ostacoli alla assistenza e alla cura presenti nei due terzi degli ospedali italiani, per non parlare delle barriere architettoniche esistenti in gran parte dei palazzi pubblici.
Non mancano tuttavia i falsi rilevatori che guardano alla spesa sanitaria solo come un dato da rapportare al PIL, si dimentica quasi sempre di considerare i costi della sanità privata in convenzione o di guardare a intere province dove raggiungere l’ospedale più vicino diventa un’impresa. Dati alla mano, per 100 mila abitanti, esistono nel nostro paese solo 331 posti letto in ospedale rispetto agli 883 della Germania (dati Eurostat) . Meglio di noi stanno paesi come Bulgaria, Romania e Lituania, in ogni caso con le privatizzazioni e i patti di stabilità, da 15 anni ad oggi, abbiamo perso in Europa qualcosa come 160 mila posti letto . E la miseria crescente sta riportando malattie he sembravano debellate (invece di prendersela con la povertà la destra xenofoba riconduce le malattie alla presenza dei migranti)
In Italia cresce la spesa sanitaria privata, nel senso che le politiche di austerità, le spending review hanno saccheggiato la sanità pubblica rendendola sempre meno efficiente e competitiva. Una scellerata scelta prodotta da anni di politiche mirate al contenimento del debito nel rispetto dei parametri dell’Ue. In Italia, dati alla mano, la spesa sanitaria dal 2010 al 2016 è diminuita di mezzo punto in percentuale (rapportata con il Pil) attestandosi al 6.5% .
Eppure negli altri paesi dell’Europa il rapporto tra spesa sanitaria e Pil è invece cresciuto e si attesa a quasi due punti sopra la media italiana . Allora, questi pochi elementi statistici, dovrebbero essere sufficienti a spiegare la dissennatezza delle politiche sanitarie dei Governi, nazionali e regionali, succedutisi negli ultimi anni, in Italia la spesa sanitaria cresce meno dell’1% mentre negli altri paesi europei, dove si privilegia il privato in convenzione, di quasi il 4%. Siamo ancora convinti che la spesa sanitaria italiana sia eccessiva e bisognosa di tagli? E pensiamo che la sanità pubblica risulti piu’ costosa di quella in convenzione?
L’Europa, in materia di spesa sanitaria, direbbe l’esatto contrario ossia che i tagli operati non sono ammissibili soprattutto quando mettono a rischio la salute dei cittadini. Quante volte poi leggiamo che dovremmo prendere esempio dall’Europa, eppure in ambito sanitario il nostro paese prende una direzione diametralmente opposta, noi tagliamo fondi mentre negli altri paesi investono e spendono.
Da dieci anni a questa parte è in continua crescita l’indebitamento delle famiglie e la spesa privata per la sanità. e l’obiettivo è ben altro: ridurre la spesa pubblica, favorire lo scambio diseguale tra salario e previdenza\sanità integrativa, un colossale giro di affari cogestito anche dai sindacati. Il welfare aziendale al posto di quello universale
E la sanità pubblica? Sembra strano ma in Italia si spende assai meno di quanto prevederebbero le stesse regole europee, non che nella Ue non stiano pensando a contenere i costi della previdenza e della sanità ma nel nostro paese le politiche di austerità hanno lasciato segni indelebili.
I dati europei, la stessa indagine della Corte dei Conti raccontano un’altra storia, quella di un paese che dovrebbe spendere di piu’ per sanità e prevenzione ma non lo fa, un paese dove la terza gamba previdenziale e i pacchetti assicurativi per la sanità rappresentano un piatto che fa gola agli stessi sindacati, un paese arretrato nel campo della prevenzione e ancora indietro nell’acquisizione dei diritti civili. Ma l’arretratezza maggiore, e in continua crescita, è quella relativa ai diritti sociali che ormai vengono non solo calpestati da ignorati, dipinti come retaggio di un mondo antico e improponibile.
Da qui bisogna ripartire rispondendo intanto a quanti giudicano perfino la stabilizzazione dei precari nel SSN una minaccia alla tenuta dei conti delle Regioni o a chi da anni investe poco e male in formazione, edifici ospedalieri moderni e macchinari piu’ efficienti. La civiltà di un paese si misura dalle scuole e dalla sanità, e la salute dell’Italia è sempre piu’ cagionevole.
Federico Giusti
18/3/2018 www.controlacrisi.org
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