Differenze politiche di genere. Donne e potere

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Negli ultimi mesi, in varie parti del mondo, le donne “ al comando “ sono state spesso in primo piano; importanti rappresentanti politiche russe hanno fronteggiato insidiosi giornalisti italiani, mostrando carattere e determinazione. Le principali istituzioni europee sono guidate da donne: Christine Lagarde presidente della Banca Centrale Europea; Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea; Roberta Metsola, presidente del parlamento Europeo. Si moltiplicano i governi con premier donne: Francia, Gran Bretagna, Islanda, Danimarca, Lituania, Finlandia, e perfino l’Italia si prepara a essere governata dalla leader della destra radicale di Fratelli d’Italia , Giorgia Meloni.

Si potrebbe pensare che si stia realizzando l’ambizioso obiettivo della parità di genere in politica. Tutte queste donne hanno infranto il famoso soffitto di cristallo, hanno raggiunto posizioni di grande responsabilità e potere. Il modo in cui esercitano il potere, però, nella maggioranza dei casi, non fa che riprodurre schemi e logiche del sistema socio economico in cui si vive. Come la famosa e non rimpianta “lady di ferro “, Margaret Thatcher, molto spesso le donne in ruoli di alto livello sono prima di tutto funzionali al mantenimento del sistema che le ha condotte al ruolo stesso, con maggiore o minore durezza o crudeltà che dir si voglia. D’altra parte, aspettarsi maggiore sensibilità, mitezza o dolcezza da manager o presidenti di banche donne significa ricadere negli stereotipi che assegnano al genere caratteristiche specifiche, sulla base di un mix variamente composto di “ natura” e cultura.

Se la domanda è :
la presenza delle donne in politica costituisce sempre un valore aggiunto, la risposta, banalmente e chiaramente è no. Premesso che in Italia moltissimo resta da fare in termini di presenza femminile nelle istituzioni, e quindi meccanismi di regolazione appaiono indispensabili, la questione di fondo è determinare come e in che misura le donne riescano a farsi portatrici di reali progressi nell’uguaglianza di genere. Non bisogna poi dimenticare che la logica binaria uomo/donna- maschile/femminile è ampiamente superata e complicata dalle istanze legate alle differenze tra identità di genere, identità sessuale , orientamento sessuale che si riflettono non soltanto nelle specificazioni linguistiche, nell’uso di termini o asterischi.

Molto più radicalmente, e molto più che in passato, la questione dell’uguaglianza e il tema dei diritti civili non può considerarsi risolto o esaurito senza una ampia e approfondita riflessione. Sono gli individui, a prescindere dal genere a cui appartengono o dall’orientamento sessuale che hanno, a legittimare o richiedere di modificare il sistema di valori in cui viviamo. Le manifestazioni più utili a cambiare la cultura e ad influenzare nel senso voluto le decisioni politiche sono quelle che coinvolgono e stimolano la partecipazione delle persone.

La difesa dei diritti di autodeterminazione in materia di aborto, la lotta alla violenza di genere ed alla discriminazione, la rivendicazione di pari opportunità, uguali stipendi, accesso all’lavoro, il superamento di stereotipi culturali in ogni contesto, compresa la famiglia sono temi spesso identificati come questioni che riguardano le donne e per i quali si presume che le proposte anche legislative, possano competere specificamente alle donne. Ma questo non corrisponde alla realtà, in primo luogo perchè non necessariamente tutte le donne hanno le stesse posizioni su questi temi.

Per questo motivo non possiamo festeggiare ed esultare per i successi politici di premier donne, in Italia e nel mondo, che, da conservatrici, ultraliberiste o decisamente fasciste possono e potranno nuocere molto, esattamente quanto i loro equivalenti maschi, al miglioramento della condizione femminile nella società. Inoltre, quando non si riconosceranno alcune tematiche come specificamente femminili ma come patrimonio e responsabilità di tutta la società, avremo fatto un passo avanti.

Le orribili cose che ogni giorno accadono nel mondo alle donne, dall’uccisione da parte di mariti e fidanzati, a punizioni capitali inflitte da anacronistiche ed assurde “polizie morali”, dagli abusi familiari alla compravendita di donne per la prostituzione, dalle discriminazioni nel mondo del lavoro al disconoscimenti di diritti, alle molte forme di sfruttamento e mercificazione del corpo femminile, dalle molestie agli stupri, queste orribili cose dovrebbero pesare su tutte le coscienze. E in un mondo diverso, non ci sarebbe bisogno di prevedere canali riservati, spesso esclusivamente formali, di facciata, come, in un ecosistema equilibrato, non ci sono “ specie da proteggere”.

Loretta Deluca

Insegnante

Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

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