Dipendenti pubblici? Sorpresa! Ne servono di più, non di meno
Smontando luoghi comuni e vere e proprie corbellerie diffuse da giornalisti, esponenti di governi e opposizione, in Italia i dipendenti pubblici sono molto al di sotto delle necessità di una amministrazione in grado di rispondere alle esigenze degli utenti. A dimostrarlo, con dati alla mano, sono un gruppo di economisti e sociologi dell’Università del Piemonte Orientale e di Torino che hanno curato su questo un dettagliato documento.
In termini puramente numerici, l’Italia ha, in rapporto alla sua popolazione, meno impiegati nella Pubblica amministrazione dei principali partner europei e dei paesi moderni. Secondo i dati forniti dall’Ocse, in Italia ci sono solo 48 dipendenti ogni mille abitanti, mentre ce ne sono 141 in Svezia, 83 in Francia, 78 in Gran Bretagna, 60 in Spagna e 52 in Germania. Insomma in tutti i paesi che pedanti giornalisti come quelli del Corriere della Sera prendono ad esempio perché si vive meglio o hanno una amministrazione pubblica efficiente, hanno organici più ampi di quanto ce ne siano in quella italiana. Che questo determini anche un rapporto con i risultati dovrebbe cominciare a frullare nella testa – e nei latrati che diffondono – a tutti quelli che cianciano sul “gigantismo” del settore pubblico.
Ma c’è anche un altro dato da prendere in seria e dovuta considerazione. Dal 1992 a oggi, le privatizzazioni avviate dai “governi di Maastricht”, hanno privatizzato, spezzettato e talvolta smantellato i servizi pubblici a rete (gas, energia, telecomunicazioni, trasporti), con il risultato di aver prodotto un crollo dell’occupazione in questi settori ad alta ed altissima remunerazione sui servizi che producono.
Con un numero di abitanti quasi pari tra Italia e Francia (quasi 61 la prima quasi 67 la seconda), in Italia ci sono molti meno addetti alla salute e alla sanità, molti meno addetti all’energia ed anche meno militari. In compenso abbiamo più poliziotti di tutti: 270mila in Italia mentre ce ne sono 203mila in Francia. Abbiamo più gendarmi anche della assai più popolata Germania che dispone solo di 243mila poliziotti. E in Italia dal calcolo sono stati esclusi le guardie penitenziarie (38mila) e quelli della polizie municipali (31mila).
Nei progetti del nuovo governo c’è quello di assumere altri 10mila poliziotti di cui come vediamo non c’è alcun bisogno (anche perché i reati sono in calo) mentre magari servirebbero 10mila medici e infermieri o Vigili del Fuoco.
Il settore pubblico quindi conferma la sua funzione espansiva per l’economia e l’occupazione, cosa che sicuramente le imprese private non sono in grado né hanno voglia di fare.
La considerazione degli autori del rapporto (i docenti e ricercatiru Maria Luisa Bianco, Bruno Contini, Nicola Negri, Guido Ortona, Francesco Scacciati, Pietro Terna, Dario Togati) è che gran parte dei problemi dei livelli occupazionali scomparirebbero se l’Italia avesse lo stesso numero di dipendenti pubblici, in proporzione, di Francia e Regno Unito: “Se nella Pubblica amministrazione ci fossero i circa 2.500.000 addetti che ci mancano per raggiungere Francia e Regno Unito, il nostro tasso di occupazione passerebbe dal 62.3% (il penultimo in Europa) al 69%. In sostanza: la minore occupazione dell’Italia rispetto ai Paesi con cui siamo soliti confrontarci non dipende dalle caratteristiche del mercato del lavoro privato, ma dal sottodimensionamento della produzione di servizi pubblici”.
Nel 2016 molti degli autori di questa ricerca, lanciarono e sottoscrissero un appello dal titolo e contenuto significativo per un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione.
Questa considerazione di elementare buonsenso, fondata su dati oggettivi e non smentibili, si scontra con la volontà politica dominante nei governi, quelli di prima ma anche quello attuale, secondo cui la priorità rimane quella di ridurre la spesa pubblica dello Stato e quindi tagliare gli organici dei lavoratori che vi operano. Ma anche su questo punto gli autori della ricerca suggeriscono una soluzione: “La nostra proposta è che si ricorra a una imposta patrimoniale straordinaria sulla ricchezza finanziaria delle famiglie (e quindi non su quella immobiliare). Questa imposta potrebbe naturalmente essere abbandonata una volta che gli effetti moltiplicativi si fossero adeguatamente manifestati”.
Insomma a dar retta ai vari tagliatori di spesa pubblica e di teste come Cottarelli, Alesina, Padoan, ma anche ai Tria e ai Salvini, l’amministrazione pubblica continuerà ad essere al di sotto delle necessità del paese ed esclusa dalla sua funzione positiva nell’economia e nell’occupazione. Al massimo riempiranno le strade e la vita sociale di poliziotti piuttosto che di infermieri, oppure continueranno ad accanirisi contro i dipendenti pubblici, come dimostrato dalle boiate della ministra Bongiorno sulle impronte digitali per i cartellini. Occorre dunque assumere migliaia di persone, soprattutto giovani, nelle amministrazioni pubbliche per farle funzionare adeguatamente. Per farlo è inevitabile però tagliare la testa al demone: i vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea, di cui l’art.81 e il Fiscal Compact sono solo le ultime maledizioni. E poi ricordarsi che non esistono governi amici, nè quelli di prima nè quelli di adesso.
Stefano Porcari
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