Dipendenti pubblici: vecchi, senza speranza e formazione.
Rimandiamo a una inchiesta pubblicata in queste ore dal Forum Pa e reperibile anche on line (http://www.forumpa.it/riforma-pa/vecchi-maldistribuiti-e-sfiduciati-i-dipendenti-pa-secondo-la-ricerca-forum-pa).
Parliamo dei dipendenti pubblici, hanno un’età superiore ai 50 anni, sono tra i piu’ vecchi d’Europa, hanno una formazione inadeguata, sono mal distribuiti (ma l’obiettivo è quello di mobilità coatte in seno a tutta la pubblica amministrazione, per questo serve raggiungere il contratto unico al massimo ribasso per tutto il pubblico impiego).
Chi sono i responsabili di questa situazione? Tanti forse troppi, in primis i Governi che hanno pensato da anni ormai solo al contenimento della spesa, poi dirigenti e sindaci che hanno costruito macchine organizzative mal funzionanti e sovente funzionali alla salvaguardia del potere politico.
Ma anche i sindacati hanno le loro responsabilità, per esempio si sono limitati solo alle trattative sulla produttività rinunciando a costruire istanze e battaglie comuni con la cittadinanza in difesa dei servizi Intanto la ricerca spiega che la spesa per i\le dipendenti della Pubblica amministrazione è tra le piu’ basse d’Europa e in continuo calo, forse è sfuggito il nesso tra investimenti nelle risorse umane e la realizzazione di servizi migliori e funzionanti.
La ricerca non è condotta con criteri sindacali, sarà sicuramente di parte ma è degna della massima attenzione ed evidenzia innumerevoli criticità, in primis il fatto che in Gb o in Francia ci sono assunzioni ragguardevoli nella fascia di età che va dai 25 ai 35 anni, mentre in Italia la possibilità di assumere dei neolaureati è praticamente nulla.
Gli stipendi dei dipendenti pubblici italiani sono sempre piu’ bassi e di certo l’ultima intesa peggiorerà le cose,” gli stipendi sono diminuiti dai 171,6 miliardi del 2009 a 164,26 miliardi nel 2015, mentre sono cresciuti in Francia (da 254,1 a 281,7 miliardi) e in UK (da 186,7 a 238,82); la media dei Paesi UE è passata da 115,3 miliardi nel 2009 a 130 miliardi nel 2015″.
I dipendenti pubblici italiani costano sempre meno, sia se confrontiamo la spesa pubblica in rapporto al Pil, sia se guardiamo al blocco dei contratti, al blocco del turn over, alla carente offerta formativa Questa indagine dimostra l’esatto contrario di quello che è stato detto e propinato a mezzo stampa: i dipendenti pubblici non sono troppi sia rispetto al numero degli occupati italiani sia in rapporto alla popolazione alle statistiche europee.
E’ l’Europa, questa volta, a dirci, paradossalmente, che il settore pubblico a colpi di spending review e di blocchi è stato progressivamente depauperato, una forza lavoro insufficiente, poco motivata e scarsamente aggiornata, mal pagata e svalorizzata In questa situazione aumentano invece i costi dei vertici, delle consulenze esterne, infatti la “Spesa per incarichi libero professionali di studio, ricerca e consulenza” è cresciuta del 21% dal 2007ad oggi.
Tutte da rivedere le politiche di mobilità, quelle per intenderci che hanno provocato la riduzione da 11 a 4 comparti con una lenta e mal riuscita armonizzazione dei contratti pubblici. Non basta parlare o imporre la mobilità senza una idea di come gestire i servizi pubblici, i contratti a tempo determinato continuano, soprattutto nella sanità , ad essere numerosi ma non si intravedono possibilità reali per la stabilizzazione dei precari .
Se una spesa lievita è quella legata al lavoro flessibile, in forme e dinamiche assai differenti Di sicuro lo stato comatoso in cui versa la pubblica amministrazione è confermata da statistiche e interviste campione, la sfiducia verso il pubblico degli italiani è costruita ad arte per favorire una ulteriore spending review e il ricorso ai privati ma è anche il risultato di servizi sempre piu’ scadenti.
Non pensiamo che il futuro della Pa sia solo quello della digitalizzazione, ci sono interi uffici pubblici con strumenti di lavoro obsoleti, siamo il paese dove la rete non sempre è disponibile per non parlare poi del suo utilizzo free.
L’indagine impone una riflessione sulle politiche in materia di pubblica amministrazione, la logica del contenimento di spesa e dei mancati investimenti, fatta propria ormai anche dal sindacato con la intesa del 30 novembre, la logica della riduzione dei costi sta producendo frutti greci, ossia servizi scadenti verso i quali nessuno vuole piu’ riporre fiducia e proprio per questo non sono utili alla ripresa dell’economia e della domanda.
Le politiche di austerità applicate in Italia hanno distrutto parte del servizio pubblico, sta a noi adoperarci per salvare il salvabile sottraendolo alla scure noliberista.
Federico Giusti
20/12/2016 www.controlacrisi.org
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