Diritti civili con un governo a trazione omofoba
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Per focalizzare il presente è opportuno innanzitutto tratteggiare alcuni lineamenti di storia del movimento LGBTQIA+ (notiamo che nella sua prima fase, dagli anni Settanta ai Duemila, l’acronimo non veniva usato; si parlava di movimento omosessuale, poi anche di movimento lesbico e di movimento trans).
È importante considerare la densa fase che gli storici di “Zapruder” hanno chiamato “periferia del lungo 68”. È proprio nel segmento immediatamente successivo al Sessantotto e fino al 77 che i primi gruppi omosessuali irrompono sulla scena politica di un paese democristiano e moralista al sommo grado sul piano delle libertà sessuali.
Dal 1972, gruppi omosessuali e lesbici cominciano ad organizzarsi anche in Italia, sulla scia del movimento francese, nato tra le barricate del maggio francese, tra FHAR, MLF e Gouines Rouges. La fase anni Settanta non è rivendicativa di diritti civili, considerati borghesi; si cercano liberazione e rivoluzione, come dimostrano per esempio gli scritti di Mario Mieli.
A inizio anni Ottanta, nella nuova fase di riflusso di tutti i movimenti, l’epidemia di Aids svolge un ruolo luttuoso che genera una svolta politica: il movimento gay deve fare i conti con una realtà meno liberatoria rispetto al desiderio, dove regnano stigma, malattia, mancanza di cure e morte. In parallelo sorge una dimensione separatista e utopistica del movimento lesbico, sulla linea delle comuni lesbiche americane e canadesi degli anni Ottanta. Questa linea di alterità assoluta avrà vita breve nei suoi esiti politici, ma segnerà una tappa importante della coscienza di sé delle lesbiche, almeno fino agli anni Duemila.
Nasce dal cambiamento storico e sociale degli anni Ottanta la ricerca di un “ombrello” di tutele che, a partire dalla campagna per prevenzione e cura dell’Aids, non riguarderà più solo la salute ma i diritti civili in generale. Da inizio anni Ottanta ad oggi il movimento seguirà sostanzialmente, anche nelle sue componenti lesbiche e trans, la linea lanciata da Arcigay e in particolare dal suo Deus Ex Machina Franco Grillini: presenza con circoli organizzati sui territori, struttura associativa ben delineata, poco spontaneismo, rapporti con le istituzioni, ricerca di finanziamenti nazionali ed europei, candidature parlamentari nei partiti di centrosinistra, Pride, piattaforme sui diritti civili. In parallelo, a volte dissentendo, altre convergendo su obiettivi, si svilupperà anche una linea che non rinuncia a liberazione e rivolta: da Antagonismo Gay a Facciamo Breccia, per citarne solo alcuni.
Nel presente va notato che, dopo la nomina di Eugenia Roccella a ministra anche di Pari Opportunità, è probabile che l’UNAR ( Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziali ), che è ufficio ministeriale, cessi di sviluppare piattaforme e di emettere bandi a favore delle associazioni lgbtqia+, come è accaduto persino con la ministra Bonetti di Italia Viva. Questo fattore potrebbe pregiudicare l’attività delle associazioni più organizzate nel senso “classico” e filo-istituzionale sopra delineato.
Per quanto riguarda la linea politica generale è prematuro prevedere una linea di azione del movimento. Va notato, tuttavia, che Stati Genderali, una sorta di coordinamento informale tra gruppi “classici” e radicali, che in questa fase risultano abbastanza compatti, ha prodotto nella post-pandemia documenti politicamente fondanti sul piano di una possibile intersezione delle lotte lgbtqia+ con quelle per lavoro, salute, ambiente e Welfare. Sì sono sviluppati dialogo e intersezionalità attiva con lavoratori e lavoratrici GKN, con la Fiom, con le istanze di chi subisce razzismo e classismo. Forte il rapporto con il movimento transfemminista, certa la massiva presenza alla manifestazione contro la violenza alle donne il 26 novembre.
Per il resto, è probabile che in futuro si adotterà una “tattica Verona”, agendo momenti performativi e di impatto mediatico forte, come quelli utilizzati per anni nella città scaligera, che hanno avuto la loro apoteosi nella manifestazione contro il Congresso Mondiale delle Famiglie nel marzo 2019. Lotta di lunga durata e vincente, che ha portato quest’anno sul piano istituzionale all’elezione di un sindaco di area cattolica PD molto friendly come Tommasi. E che in altri territori, meno cattolici e piccolo-borghesi, potrebbe portare a svolte socio-politiche più dirompenti. Se abbiamo resistito a Verona possiamo resistere ovunque. Dreams never end.
Paola Guazzo
attivista LGBQTI
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