Disastro ambientale di Teulada (SU): i generali assolti con formula piena
Rabbia e amarezza tra i numerosi convenuti al presidio davanti al tribunale di Cagliari lo scorso giovedì 18 luglio per l’assoluzione con formula piena degli imputati, Giuseppe Valotto, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni, capi di stato maggiore (tra questi era anche Claudio Graziano morto suicida lo scorso giugno), chiamati a rispondere di disastro ambientale nel poligono di Teulada per attività tra il tra il 2008 e il 2016.
Parti civili ammesse sono le associazioni Legambiente, il Gruppo d’intervento giuridico, il comitato Gettiamo le basi, la Regione Sardegna, partecipano al presidio sindacati di base, le Madri contro l’operazione lince, il Cagliari Socialforum, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, vari studenti e il Comitato di Solidarietà con la Palestina.
Il poligono NATO di Teulada, 7400 ettari, riporta zone pesantemente colpite dalle esercitazioni militari a fuoco, in particolare quello che fu l’incantevole capo Teulada, (3 km quadrati di superficie, estrema propaggine meridionale della Sardegna, per assurdo zona di interesse comunitario – SIC, insieme all’Isola Rossa e alle dune di Porto Pino, anche questi all’interno del poligono), è stato ridotto ad una distesa di crateri di varia grandezza, relitti e rottami militari al punto da definirlo imbonificabile. Nella terminologia militare, che stravolge anche i nomi oltre che il paesaggio e le qualità naturalistiche dei luoghi, è chiamato penisola “Delta”, e dal 2018 è stato dichiarato zona interdetta. Alla fine del 2023 il Comando militare della Sardegna ha avanzato un progetto di bonifica che, come è stato rilevato da osservazioni competenti dibattute pubblicamente (Italia Nostra e altri: La protezione dell’ambiente all’interno delle aree militari: il caso della penisola “Delta” del Poligono di Capo Teulada, convegno svolto a Cagliari il 14.1. 2024), risulta del tutto non convincente per il ripristino del territorio; del resto le finalità dichiarate nello stesso progetto sono quelle di ripresa delle esercitazioni nella penisola Delta.
Eppure di bonifica seria e di cessazione perpetua delle esercitazioni ci sarebbe davvero bisogno, perché tanto inquinamento ha conseguenze nefaste anche sulla salute delle persone, e significa linfomi, leucemia, forme tumorali: il processo che giovedì scorso è stato chiuso prima ancora di arrivare alla fase dibattimentale, era stato aperto dalla denuncia, nel 2012, di un gruppo di residenti in prossimità del poligono colpiti da tali problematiche. Era seguita un’indagine di sette anni che ha portato alla luce dati impressionanti: tra il 2008 e il 2016 sono stati sparati, solo nella penisola Delta, 11.875 missili, 860mila colpi di addestramento, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. Eppure al termine dell’indagine il Pm Emanuele Secci ha chiesto l’archiviazione, negata dalla Gip Alessandra Tedde che ha chiesto invece l’imputazione coatta; lo stesso Pm ha chiesto il non luogo a procedere in fase di udienza preliminare, in cui il giudice Giuseppe Pintori ha invece ordinato il rinvio a giudizio.
L’Avvocatura di Stato ha sostenuto che, nel periodo dei fatti contestati, non fossero in vigore le disposizioni del decreto del ministero della Difesa del 2009 che prevedeva una serie di procedure per il recupero e lo smaltimento dei materiali usati nelle esercitazioni militari e la bonifica dei siti, e ha ottenuto il proscioglimento degli imputati.
Così di nuovo, come abbiamo visto per il processo agli imputati per i disastri del poligono di Quirra, i tribunali non riescono a trovare responsabili per devastazioni e forme di inquinamento militare che distruggono l’ambiente in modo crescente compromettendo il suolo, le acque, l’aria, il mare. Davanti a malattie e decessi lo Stato e le amministrazioni evitano accuratamente di indagare più a fondo (mai istituito ad esempio un registro tumori) e sempre il nesso causale tra inquinamento militare e malattie viene negato, come questa volta al processo contro i responsabili del poligono di Teulada, in cui l’ipotesi di omicidio colposo era stata quasi subito stralciata e archiviata per l’impossibilità di dimostrare, secondo il Pm, un nesso causale tra decessi e attività del poligono. Eppure gli inquinanti si diffondono nell’aria per chilometri, si disseminano nella terra, e attraverso le falde acquifere penetrano sino alla catena alimentare. Un’ampia letteratura scientifica documenta le cause di malattie e decessi con la presenza di poligoni militari. Andrebbero certamente indagati i casi di Foxi, frazione di Sant’Anna Arresi, Sa Portedda e Gutturu Saidu, in prossimità del poligono, dove si rilevano insorgenze di varie patologie tumorali.
L’assoluzione con formula piena dei capi di stato maggiore intende forse mettere una pietra sopra l’attività del poligono e il suo correlato di disastro ambientale e drastica compromissione della salute di chi ci vive vicino?
Un’ampia sfera di opinione pubblica antimilitarista e ambientalista è di parere ben diverso.
Certamente lo Stato non intende farsi dichiarare colpevole da un suo tribunale. Invece sembra molto più orientato a criminalizzare quanti criticano le basi militari e le esercitazioni di guerra con il loro portato di distruttività sia interna, per la Sardegna e per chi ci abita, che per i paesi esteri su cui si abbattono le guerre NATO “provate” nei poligoni a fuoco. Oltre quaranta antimilitaristi che hanno manifestato contro le basi militari sono attualmente rinviati a giudizio per reati che assurdamente arrivano sino all’associazione con finalità di terrorismo, accuse gravi quanto prive di fondamento con udienze che si susseguono e si aggiornano in modo kafkiano. Intanto a carico degli attivisti rimane una “pendenza giudiziaria” che può condizionare il loro futuro, anche se altro non hanno fatto che opporsi e criticare attivamente insieme a tanti altri/ altre manifestanti la schiavitù militare a cui è soggetta la Sardegna e l’abominio della guerra guerreggiata in spregio all’articolo 11 della Costituzione.
Mariella Setzu
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
21/7/2024 https://osservatorionomilscuola.com/
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