Diseguaglianze sociali e cognitive, ansie e paure del futuro
La pandemia, il riscaldamento globale, l’aumento delle diseguaglianze e le contraddizioni del ciclo economico globale, l’acutizzarsi del conflitto geostrategico sono alcuni dei capitoli della narrazione che descrive lo stato di cose presenti. Un carico di contraddizioni crescenti in un modello di sviluppo che pure è sempre più caratterizzato dallo sviluppo pervasivo delle tecnologie digitali che di questo sviluppo dovrebbero essere il tessuto connettivo, il dispositivo capace di connettere in tempo reale funzioni, filiere, regioni del mondo e processi trasformativi.
Del ruolo delle diverse filiere tecnologiche trainate dal digitale abbiamo trattato e continueremo giocoforza a discutere ed analizzare. Nonostante la digitalizzazione dei processi produttivi e riproduttivi proceda in modo sempre più pervasivo con la conseguente produzione di dati, la cui crescita ha un andamento esponenziale, nonostante la crescita delle tecnologie che cadono nella definizione di Intelligenza Artificiale il carattere sostanziale del rapporto di capitale non è mutato, con tutte le sue ben note contraddizioni -come abbiamo schematicamente descritto -a cominciare dal titolo- nell’articolo Il demiurgo tecnologico non ripara il mondo. Il sistema ecologico delle tecnologie tende a modellizzare, controllare e riprodurre tutti i livelli della realtà. Il problema è che si lavora per sottosistemi mentre aumenta il comportamento caotico dell’insieme della formazione sociale; nonostante tutti i tentativi di ridurla, la complessità del mondo al contrario aumenta. Da diversi punti di osservazione, su diversi piani descrittivi cerchiamo di cogliere Tutta la complessità del mondo come abbiamo titolato in un altro articolo dove questa complessità era l’oggetto del nostro sforzo di conoscere e capire. Di quella complessità noi facciamo parte, non possiamo quindi sviluppare un punto di vista esterno; ogni nostra azione, ogni sforzo di analizzare di produrre conoscenza su questa realtà intricata contribuisce a modificarla, anche quando ci sentiamo incapaci di cambiarla, di cambiare la nostra condizione, quando la complessità del sociale cambia noi, veniamo ricollocati in un repertorio, siamo agiti dalla situazione, che ci sovrasta. Le conseguenze sul piano dei modelli di conoscenza e di azione sono straordinarie.
In redazione ci è capitato non a caso di discutere di razionalità e irrazionalità, di metodo e sapere scientifico; la pandemia ha messo a dura prova l’autorità della scienza di fronte al suo evolversi ed alla rapida -rispetto ai tempi tradizionali- realizzazione dei vaccini. Le reazioni alla pandemia prima ed ai vaccini poi hanno le loro radici nella marcata separazione di gran parte delle popolazioni dalle fonti di quel sapere scientifico che è in grado di comprendere la natura dell’agente virale che provoca la pandemia e di produrre le diverse tipologie di vaccino; si realizza una polarizzazione che viene malamente ridotta dall’informazione che è stata fornita nelle varie fasi della pandemia , per spiegare il suo andamento della pandemia e le misure che via via sono state adottate per combatterla. Una polarizzazione che è il prodotto della mancanza di processi efficaci di condivisione della conoscenza, di messa in relazione delle diverse forme di saperi e conoscenze che caratterizzano ogni società e le diverse società e culture. O meglio è il prodotto di una progressiva trasformazione di ogni processo di produzione di conoscenza in un processo di valorizzazione del capitale.
Nell’articolo Pandemia: scienza, conoscenza, credenze e potere abbiamo descritto sommariamente questa situazione nella quale per trovare un senso alle esperienze straordinarie che la pandemia ha imposto, per recuperare una comprensione della condizione del tutto imprevista in cui la pandemia ci ha precipitati ognuno ha dato fondo alle proprie risorse cognitive, alle proprie risorse culturali, alle relazioni concrete e virtuali di cui si dispone, compresa l’adesione alle credenze più irrazionali, terreno privilegiato per l’affermarsi di demagoghi, sciamani e venditori di almanacchi, sbocco anche di una rabbia di una radicale sfiducia verso ogni potere. Si sono manifestate tutte le crepe, le fratture nella coesione sociale. I Social network sono stati il luogo privilegiato per lo sviluppo delle interpretazioni più fantasiose di quanto stava accadendo, Social Network che durante le lunghe fasi di quarantena, assieme al commercio elettronico sono diventati un supporto essenziale per il proseguimento delle relazioni sociali e quindi occasione di straordinari profitti per chi governa quelle reti. Il sistema delle tecnologie digitali è alla base di quella che possiamo definire una nuova forma di colonialismo1 ci offre un quadro della profondità delle diseguaglianze a livello globale e della loro drammatica crescita nei due anni della pandemia. Le cifre sono impietose, svettano nel panorama della crescita quotidiana del numero dei miliardari -in dollari ed euro- e della quota di ricchezza posseduta i signori della rete e del digitale, nell’ultimo anno abbiamo assistito alla crescita del fatturato e dei profitti delle multinazionali dei vaccini Pfizer in testa. Se andiamo ad investigare la trama più fine di queste diseguaglianze dovremmo analizzare anche gli effetti del cambiamento climatico del ripetersi sempre più frequente di eventi estremi. Le diseguaglianze economiche non sono certo di oggi, in un succedersi di cicli economici e finanziari – di cui rende conto nel suo articolo Alessandro Scassellati dal 1979 ad oggi2– il combinato disposto di finanziarizzazione e digitalizzazione dell’economia e della formazione sociale tutta permette da un lato di mettere a valore sempre più profondamente e finemente rapporti sociali e relazioni interpersonali e di generare, nella straordinaria velocità e articolazione dei mercati finanziari, denaro da denaro dove la merce più astratta si libera da ogni concretezza grazie alla sempre più robusta e complessa esistenza virtuale. Sono dinamiche che nella loro natura più profonda generano ed approfondiscono diseguaglianze di ogni tipo.
A fronte di questa astrazione siderale della forma denaro sta un’altra fonte di diseguaglianze e fratture sociali, vale a dire la crisi climatica di cui la COP26 ci ha consegnato la manifesta impossibilità di una gestione unitaria e globale, assolutamente necessaria per evitare l’orizzonte prossimo, in termini di emissioni e riscaldamento globale, i cui effetti avrebbero le caratteristiche di una catastrofe globale, ben oltre il succedersi di eventi estremi che stiamo già vivendo. Sembra proprio che la capacità di prevedere gli andamenti futuri di processi regionali e globali nel medio periodo -grazie alla crescita della raccolta di generare informazioni ed ai progressi nel produrre modelli sempre più complessi della realtà- sia in netta contraddizione con l’incapacità di elaborare e applicare strategie condivise per affrontare le contraddizioni più gravi che minacciano il futuro dell’economia mondo e dell’umanità. D’altra parte il trade-off tra emissioni e finanza nel mercato dei diritti ad emettere3 è la manifestazione più lampante di una contraddizione assoluta tra un valore d’uso ed un valore di scambio del tutto incommensurabili.
Diseguaglianze e contraddizioni si connettono le una alle altre, esaltandosi a vicenda, così come circolano ansie e paure nei mercati, che portano all’accumulo di merci, alla crescita dei prezzi, all’instabilità dei mercati finanziari. I limiti della comprensione del mondo a fronte di eventi straordinari -l’incapacità o la paura di proiettarsi sul futuro-sono proprie dei diversi soggetti sociali, ma anche degli attori principali sulla scena dei mercati economici e finanziari e della competizione geo-strategica. Certo ci son modi diversi di gestire le proprie ed altrui ansie e metterle a frutto. L’andamento della pandemia, l’ubiquità del contagio, agisce come elemento scatenante di azioni e reazioni. La logica della Cina che, alla minima manifestazione del contagio, procede con azioni di blocco totale della mobilità personale o delle merci, minaccia blocchi improvvisi nella fornitura di prodotti finali e semilavorati indispensabili per la continuità a livello globale di filiere produttive e servizi, con la conseguente corsa all’accaparramento ed all’aumento dei prezzi; a chi ha i mezzi per farlo si apre una prateria speculativa; il mercato del petrolio ne è un esempio dove il prezzo, che nelle sue oscillazioni raggiunge sempre nuovi massimi, è fatto dal mercato dei futures, da compravendite sulla carta –o meglio sui bit- che sono un multiplo delle transazioni reali.
Chi denaro e potere non li possiede in modo significativo e si sente spaesato nel succedersi delle ondate pandemiche e dei sussulti socio-economici, del dissolversi del legame sociale, cerca di coalizzarsi attorno a riferimenti più o meno improvvisati, in assenza di legami sociali estesi, di una capacità d’azione condivisa; le reti virtuali diventano allora l’ambito privilegiato per una socialità immaginaria, ma pur sempre reale -che valorizza credenze, simboli, linguaggi, retoriche, alla ricerca di una identità, di nemici e capri espiatori- che sbocca poi in comportamenti molto concreti. Trump ed il trumpismo negli Stati Uniti ne sono l’esempio più evidente sino a poter parlare di una sorta di nuova guerra civile americana, dove gli USA, patria delle Big Tech del digitale, esprimono picchi di diseguaglianza sul piano sociale, economico e culturale e fratture culturali e politiche, contrapposizioni totali che esprimono conflitti che arrivano al cuore dei fondamenti istituzionali e costituzionali della nazione. Una logica di governo, di raccolta del consenso che si basa sulla ricerca del capro espiatorio, si presenta in modo cristallino anche nell’India governata da Narendra Modi del Bharatiya Janata Party (BJP) dove praticamente è lasciata mano libera alle pratiche persecutorie nei confronti delle minoranze religiose, cristiana4, ma soprattutto quella musulmana5, minoranza piuttosto consistente rappresentando il 15% di una popolazione di 1,38 miliardi di persone, con un trend che porterà a superare la Cina, la quale soffre della passata politica di limitazione delle nascite. India dove la pandemia da sars-CoV-2 ha fatto stragi, prodotto sconvolgimenti sociali6– e la struttura sociale presenta diseguaglianze straordinarie7.
La diffusione di ansie, paure e spaesamento, la distribuzione sempre più ineguale di ricchezza, disparità profonda nel gioco dei rischi e delle opportunità, in una condizione vissuta e realmente proiettata verso orizzonti di incertezza, la frantumazione dei legami sociali: tutto ciò è anche la condizione da cui deve partire la politica, la costruzione di qualsiasi forma di cooperazione sociale, di presa in carico e cura delle comunità, su cui peraltro si fondano le forme di governo delle società, fondate sul gioco degli stessi fattori che producono rapporti di potere, meccanismi di manipolazione del consenso e produzione delle soggettività e delle culture. Produrre processi di liberazione oggi richiede certo di affrontare i nodi strutturali, la materialità di bisogni e conflitti, ma anche riconoscere la materialità, la consistenza sociale di una condizione soggettiva, personale e collettiva, partendo dallo spaesamento, dalla capacità o meno di riconoscere le coordinate della propria condizione. Il movimento femminista qualcosa in questi decenni qualcosa ha prodotto, ma non solo. L’andamento demografico delle nostre società, di quella italiana in particolare, costituisce un sintomo, un segnale, un fenomeno complesso con radici materiali e soggettive, che molto ci dice da un lato di come si guarda al futuro e di come vengono governate le stesse società.
Costruire, comunicare condividere un principio di speranza, una volontà condivisa di emancipazione da uno stato di minorità -che viviamo separati- costituisce un compito fondamentale, che pur fondato su pratiche concrete di relazione, cooperazione, solidarietà e riconoscimento reciproco, richiede un afflato che vada oltre la rivendicazione delle proprie identità (politiche?) provvisorie, una prontezza ed una sensibilità nel cogliere le occasioni di coalizione, nel costruire progetti condivisi.
- https://longreads.tni.org/digital-colonialism-the-evolution-of-us-empire https://www.tni.org/en/publication/digital-colonialism ) che riguarda anche l’Europa, sia pure in posizione subordinata rispetto agli USA. La diseguaglianza è la cifra dominante della situazione; diseguaglianze, cognitive, culturali, economiche sociali ed ambientali. L’ultimo rapporto Oxfam(( https://www.oxfamitalia.org/la-pandemia-della-disuguaglianza/ []
- https://transform-italia.it/la-strada-stretta-dei-banchieri-centrali-domare-linflazione-senza-produrre-dolorosi-effetti-collaterali/ []
- https://www.mise.gov.it/index.php/it/energia/sostenibilita/gas-effetto-serra/sistema-europeo-per-lo-scambio-di-emissioni-eu-ets []
- https://www.corriere.it/esteri/21_dicembre_27/india-violenze-contro-cristiani-noi-mirino-estremisti-autorita-91b652bc-6749-11ec-bb28-0e0a80cf262b.shtml https://www.nytimes.com/2021/12/22/world/asia/india-christians-attacked.html []
- https://www.aljazeera.com/news/2021/12/24/india-hindu-event-calling-for-genocide-of-muslims-sparks-outrage https://www.theguardian.com/world/2022/jan/21/they-cut-him-into-pieces-indias-love-jihad-conspiracy-theory-turns-lethal []
- la pandemia, dopo i picchi della seconda si è manifestata in India come un fenomeno endemico, per la straordinaria diffusione dei mesi precedenti https://www.agi.it/estero/news/2021-12-20/india-covid-scomparso-14973454/ , ma oggi si ripropone una ripresa con la variate Omicron https://timesofindia.indiatimes.com/india/occupancy-of-icu-beds-in-kerala-rises-by-15-in-a-day-oxygen-beds-by-20/articleshow/88983081.cms https://timesofindia.indiatimes.com/india/coronavirus-omicron-covid-variant-in-india-live-updates-jan-18/liveblog/88962287.cms []
- https://confronti.net/2021/05/india-la-pandemia-tra-disuguaglianze-nazionalismo-e-elezioni/ []
Roberto Rosso
19/1/2022 https://transform-italia.it
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