Disinnescare contenziosi e conflitti: la linea nera delle riforme giuslavoristiche
Diminuiscono le ore di cassa integrazione, gli ammortizzatori sociali sono inadeguati per durata e perchè incapaci di rispondere ai reali fabbisogni, con la riforma dell’art 18 voluta da Renzi anche i contenziosi tra lavoratori e aziende sono ai minimi termini.
E’ diventato quasi un lusso il ricorso al Giudice del Lavoro, se perdi devi anche sobbarcarti le spese legale e si sa, in tempi di reazione, anche la Ingiustizia borghese subisce il fascino padronale e poi senza l’obbligo della riassunzione le cause perdono di efficacia soprattutto se sei un lavoratore con poca anzianità di servizio (perchè ad ogni cambio di appalto, con il sostegno sindacale, hanno stipulato un contratto ex novo magari con meno ore, minore salario e in futuro assegno previdenziale ridotto), se devi intraprendere la vian giudiziaria senza il supporto economico di un sindacato o di qualche cassa di solidarietà.
Le statistiche confermano quanto fino ad ora detto, ossia che le Riforme, anzi controriforme, in materia di lavoro hanno raggiunto il loro obiettivo, ossia indebolire e rendere piu’ ricattabili i lavoratori ; solo nella prima metà dell’anno per esempio sono meno di 500 le controversie in Tribuale legate ai rapporti a tempo determinat.
Sono questi allora alcuni risultati della Legge Fornero e del decreto Poletti del 2014, poi recepito dal Jobs act (Dlgs 81/2015). Solo 5 anni fa le cause in questione erano piu’ di 8000 e tutte le statistiche ufficiali a prescindere dalla provenienza sono concordi nel dire che i contenziosi giudiziari in materia di lavoro sono in diminuzione.
Nel frattempo il Governo Gentiloni ha regalato anni di sgravi fiscali alle imprese ma una volta venuto meno il contributo è tornato a crescere il numero dei contratti a tempo, anche se fonti Inps e del ministero del Lavoro parlano di percentuali in linea con i dati Ue.
In pochi hanno la reale percezione di quanto avvenuto negli ultimi anni, il Pd è andato oltre le piu’ rosee aspettative confindustriali, si è rivelato un patner affidabile per i padroni con la complicità sindacale , con l’abbattimento delle ore di sciopero (a parte quelli dei sindacati di base rimasti i soli a tutelare gli interessi dei lavoratori). Nonostante il portentoso attacco ai diritti dei lavoratori, le ore di sciopero di Cgil Cisl Uil crollano ai minimi termini, basterebbe paragonare i dati attuali a quelli del periodo Berlusconiano per comprendere la natura subalterna al Pd della Cgil anche quando i punti di vista sono differenti come nel caso del jobs act. E se vogliamo essere meno riduttivi potremmo parlare di subalternità agli interessi della Ue, il trionfo del business dei caf, della previdenza integrativa e degli enti bilaterali .
Il trionfo della sanzione amministrativa induce il Giudice a cercare alla prima udienza un accordo tra le parti e con qualche mensilità di indennizzo i padroni se la cavano, soprattutto quando in ballo ci sono dei licenziamenti, conviene ai datori di lavoro la conciliazione ancora prima che parta la causa che, se intrapresa, si ferma sovente alla prima udienza con accordo tra le parti, un accordo non voluto dalla parte lesa (il lavoratore) ma subito in virtu’ della Ingiustizia borghese.
Qualcuno, come autorevoli docenti del “diritto” del lavoro parla di regole piu’ chiare a disciplinare i contratti a tempo determinato e indeterminato, la realtà è invece ben altra ossia che in tutta la Ue sono vigenti regole analoghe dettate dai padroni e dalla Bce a discapito dei diritti di chi lavora.
In questi anni sono in rapida crescita il mobbing (anche se è sempre piu’ difficile dimostrarlo), il demansionamento, le malattie contratte nel corso della vita lavorativa (anche in questo caso numerose patologie non sono ancora riconosciute), aumenta il ricorso all’uso di sostanze e di psicofarmaci per reggere ritmi e orari disumanizzanti.
Gli effetti delle controriforme giuslavoristiche sono state devastanti per il nostro potere di acquisto e di contrattazione, la tanto decantata speranza di vita non aumenta ma decresce, la qualità delle nostre esistenze è all’insegna della precarietà. Da qui bisogna ripartire per invertire la tendenza.
Federico Giusti
5/10/2017 www.controlacrisi.org
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