Donare senza scambio come le madri, l’alternativa al capitalismo.


Il dono come alternativa al sistema capitalistico, per una pacifica rivoluzione planetaria verso un mondo più giusto e onesto. È la proposta di Genevieve Vaughan che, con un’indagine teorica che attraversa femminismo e linguistica, semiotica e sociologia, economia e antropologia, propone una via – al tempo stesso radicale e «naturale» – di cambiamento sociale: restituire centralità a un «aspetto fondamentale del nostro essere umani a cui finora abbiamo prestato poca attenzione o che non abbiamo mai chiamato con il suo vero nome»: la pratica del dono. 

Vaughan non parla di un mero «scambio di doni», ma dell’atto del donare, legato alla pratica della cura tradizionalmente associata al ruolo sociale delle donne e alla sua capacità di creare relazioni e comunità. Una logica, quella del dono libero, evidente nella sfera domestica, che oggi convive con la sfera del mercato. È il tema dell’ebook Homo Donans. Per un’economia del materno di Genevieve Vaughan (VandA .epublishing, euro 3.99, disponibile in tutti i bookstore), di cui anticipiamo l’introduzione in occasione del convegno Le Radici Materne dell’Economia del Dono, 25-26-27 aprile, Casa Internazionale delle Donne, Roma).

Argomento di questo libro – all’intersezione tra femminismo e linguistica, economia, semiotica e sociologia – è un aspetto fondamentale del nostro essere umani a cui finora abbiamo prestato poca attenzione, o che non abbiamo mai chiamato col suo vero nome. Non che ciò che va sotto il nome di «scambio di doni» non sia mai stato studiato, ma non gli è mai stata attribuita la sua fondamentale collocazione interdisciplinare. In molti hanno altresì postulato che l’atto unilaterale del donare non esista. Io invece lo considero allo stesso tempo fondamentale e ordinario.

Il dono è stato invalidato per una serie di ragioni, che prenderemo in esame. È strano che una realtà di tale importanza sia rimasta invisibile, ma forse ciò fornisce anche la misura di quanto il rivelarla sia di cruciale importanza, non soltanto ai fini dell’indagine accademica quanto per una questione politica. Perché siamo mossi al nuocere e all’egocentrismo, e perché la nostra capacità di compassione si assottiglia sempre più? La risposta la si può forse trovare nell’eterno conflitto tra il parassita e l’ospite, tra il paradigma dello scambio e quello del dono.
Un altro modo di formulare la medesima ipotesi è che l’atto del donare sia stato privato del suo «metalivello». Che sarebbe poi il motivo per cui non attribuiamo un nome specifico a questo fondamentale aspetto dell’esistenza. Il dono unilaterale non è equivalente all’amore o al donare incondizionato. Le condizioni ci sono: per esempio l’individuazione di un bisogno. L’altra persona, inoltre, non dovrebbe essere ostile; l’ostilità in effetti potrebbe stare a indicare che si è in presenza di un bisogno più grande (di indipendenza, forse?) di cui il donatore potenziale non si rende conto.

L’individuazione di bisogni e di iniziativa finalizzata al loro soddisfacimento crea significato, sia nel linguaggio che nella vita. Ho incominciato a occuparmi dell’idea della comunicazione come dono negli anni Settanta, senza aver letto nessuno degli autori della MAUSS Revue fino alla fine degli anni Novanta. Credo di aver letto per la prima volta il testo di Lewis Hyde, Il dono. Immaginazione e vita erotica della proprietà, nel 1981. Dico tutto ciò per sottolineare il fatto che le mie idee al riguardo si sono formate indipendentemente e da presupposti per lo più al di fuori dagli ambiti accademici, e ho anche tentato di metterle in pratica in una fondazione femminista per più di vent’anni.

Genevieve Vaughan*
Si occupa di semiotica, critica del capitalismo, marxismo, logiche del mercato e dello scambio, teoria femminista, comunicazione. Dal 1987 al 2005 ha dato forma al suo pensiero di economia del dono istituendo la «Fondazione per una Società Compassionevole», gruppo multiculturale composto da circa 25 donne che portava avanti progetti femministi finalizzati al cambiamento sociale. Tra le sue pubblicazioni: For-Giving: A Feminist Criticism of Exchange (1997), edito in Italia da Meltemi nel 2003 col titolo Per-donare; due antologie di saggi scritti da donne sull’economia del dono: The Gift/Il dono (2004), numero monografico della rivista Athanor, e Women and The Gift Economy (2007). Ha scritto inoltre i libri per bambini Mother Nature’s Children (2001) e Free/Not Free (2007), con illustrazioni di Liliana Wilson

25/5/2015 http://27esimaora.corriere.it

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