Dopo mafia e corruzione vogliono farci convivere anche con il covid?

Lo stato di cose che ci stà opprimendo è incomprensibile, è mistificato, se non abbiamo memoria di quando è iniziato, dei passaggi politici che l’hanno fortificato lasciando via libera all’impatto mortale del covid.

Purtroppo, come spesso accade anche sui grandi eventi storici che determinano profondi mutamenti, anche questa epocale pandemia difficilmente sarà ricordata per l’inettitudine colposa dei governanti, aggravata dalle inesistenti misure adeguate per fermare contro le varianti che la rendono più aggressiva tanto da rendere forse inefficace la lenta e diseguale vaccinazione in atto. Ma certamente efficace è il risultato di questa inettitudine politica in termini di ulteriore disgregazione sociale, discriminazioni, in particolare contro il mondo del lavoro.

Una lentezza che rappresenta una vera e propria programmazione economica e politica degli Stati occidentali. Si desume dalla dichiarazione finale del G20 del 21 2 22 maggio scorso a Roma, nel quale sono prevalsi gli interessi delle multinazionali farmaceutiche nei Paesi ricchi che si sono accaparrati una quantità di vaccini persino due volte superiori al fabbisogno mentre nei Paesi poveri solo l’1% ha potuto avere solo una dose di vaccino, in tal modo i decisori dell’economia mondiale hanno consapevolmente assunto una decisione che faciliterà in itinere l’impatto devastante delle varianti.

E il 5 e il 6 settembre i Ministri della salute del G20, ospitati dal loro collega italiano Roberto Speranza, si sono ritrovati a Roma per confermare la gestione catastrofica finora tenuta nell’affrontare la pandemia, tutto a beneficio delle industrie private (finanziate con denaro pubblico).
A esempio la Pfizer ha già annunciato la terza dose e nelle scorse settimane che sono pronte a produrre nuovi vaccini con un forte aumento dei costi per gli Stati ricchi, i quali continueranno a sottomettersi alla logica degli affari privati invece di mettere in sicurezza i loro cittadini con la fine, perlomeno con la sospensione, dei brevetti per produrre velocemente e a basso costo vaccini per tutti

Ma questa verità neanche traspare nelle dichiarazioni pubbliche dei vari responsabili della salute a livello planetario. Però non possono nascondere un’altra verità: la pandemia ha riportato l’attenzione sul valore assoluto di un servizi sanitari pubblici come fondamento per politiche di prevenzione e di risposta efficace ai bisogni di salute, ancor di più se sono minati da un virus di portata planetaria.

Però pochi commentatori e nessun politico di governo, neanche il ministro Speranza, vanno alla fonte delle gravi mancanze preventive e protettive che non hanno permesso di affrontare adeguatamente il covid. Senza la memoria che ci arma contro i nemici della salute pubblica siamo disarmati. Se non ricordiamo che il SSN è stato boicottato a partire dagli anni novanta con la scelta aziendalista, e ancor prima subito dopo l’approvazione della legge 833 con la nomina al ministero della sanità di un esponente di un Partito che aveva votato contro la Legge, non capiamo quali siano stati i presupposti che ci hanno portato al disastro di oggi incentrato sulla privatizzazione dei servizi sanitari, sull’invasione dei sistemi assicurativi e sulla regionalizzazione.

Con la delocalizzazione del SSN affidato in gran parte alle Regioni, quello che un tempo era chiamato Sistema Sanitario “Nazionale” di fatto non esiste piùuna sanità pubblica nazionale ma esistono invece centinaia 225 “aziende” che sono a capo di 1488 strutture nelle quali ognuno fa come gli pare, seguendo logiche politiche di profitto, smantellando strutture d’eccellenza, tagliando i servizi territoriali, creando cattedrali nel deserto con l’acquisto di miliardi di attrezzature non utilizzate causa mancanza di personale, e che vengono, guarda caso, date in concessione d’uso gratuito alla sanità privata, oppure all’intramoenia e alla libera professione.

Il primo organico passaggio deleterio, per la nostra salute, fu il decreto legislativo n. 502 del dicembre 1992, governo Amato e De Lorenzo ministro della Sanità, poco dopo travolto dagli scandali per corruzione e tangenti. Negli anni seguenti ci furono, senza soluzione di continuità, altri passaggi mortali per il SSN, come la modifica del Titolo V della Costituzione, l’attività privata dei medici nelle strutture pubbliche depauperando gli ospedali di risorse e organici a tempo pieno.

Il finanziamento pubblico è stato decurtato di oltre € 37 miliardi, di cui circa € 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre € 12 miliardi nel 2015-2019.
Da una attenta lettura degli Annuari statistici del Ssn del Ministero della Salute dal 20210 al 2019: in 10 anni si registrano 42.380 unità in meno (-6,5%). Nello specifico 5.132 medici in meno (erano 107.448 nel 2010 e nel 2019 sono scesi a 102.316) e 7.374 infermieri in meno (erano 263.803 nel 2010 e nel 2019 sono scesi a 256.429).

I medici di famiglia dai 45.878 che erano nel 2010 sono diventati 42.428 nel 2019 (-3.450). In calo anche i pediatri (-310 in 10 anni per un totale nel 2019 di 7.408 unità). In frenata anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che dai 12.104 che erano nel 2010 sono diventati 11.512 nel 2019 (-592).

Per quanto riguarda gli ospedali questi numeri, in 10 anni ne sono stati chiusi 173, ben il 15%.
Meno ospedali e quindi meno posti letto: in 10 anni tra pubblico e privato sono stati tagliati 43.471 letti tra degenze ordinarie, day hospital e day surgery. Ridotto anche il numero dei Consultori: ne sono stati chiusi 1 su 10 (erano 2.550 nel 2010 contro i 2.277 del 2019).

Stesso destino per le strutture per l’assistenza specialistica ambulatoriale: erano 9.635 nel 2010 e sono scese a 8.798 dieci anni dopo. Peggio ancora il taglio dell’assistenza Territoriale

Residenziale che a fronte delle 9.635 strutture presenti nel 2010 ne conta 7.683 nel 2019.
In queste sabbie mobili si sono trovati i cittadini italiani nel 2020, nella pre pandemia.
Secondo uno studio pubblicato dall’Università di Pavia su Public Health¹, il 57 dei 106.600 morti in eccesso avuti nel 2020 non è imputabile al Covid-19, ma all’interruzione delle cure ospedaliere, delle visite non urgenti e degli screening: 1,3 milioni di ricoveri in meno rispetto al 2019 (-17%), di cui circa 620.000 chirurgici saltati, 747.011 ricoveri programmati e 554.123 urgenti.

Questa è stata la brodaglia politica nella quale la pandemia da covid-19 ha potuto fare morti, sofferenze e deserto sociale.

Crediamo indispensabile liberare la memoria dal fango nel quale è stato seppellito da decenni di politiche e disinformazione.
La prova più evidente sta nel prevedibile fallimento del “sistema Lombardia” (copiato da tanti come nel Lazio che ha privatizzato quasi tutto) di fronte alla pandemia da Covid-19 con un numero di morti tra i più alti al mondo. Quel sistema tanto magnificato dai potentati politici e imprenditoriali si basava, in primo luogo, sulla fine dell’unico spazio vitale per la salvaguardia della salute pubblica, quello della medicina territoriale di prossimità con i suoi presidi a stretto contatto con i cittadini, e, in secondo luogo, sulla corruzione come sistema di governo, dalle asl agli ospedali, fino alle Giunte regionali di Forza Italia e della Lega.

Eppure ancora oggi, con il sostegno bipartisan, lo stesso che ha sostenuto il governo Conte e ora il governo Draghi
la salute dei cittadini della Lombardia rimane nelle stesse mani come se nella società italiana si fossero creati degli anticorpi contro la democrazia e la giustizia. Anzi, oggi viene avanti la politica del colpo alla testa della moribonda democrazia costituzionale perchè, nonostante le fossi comuni scavate dall’incapacità governativa di fare fronte ai danni delle Giunte regionali, si vuole portare a compimento la secessione leghista delle Regioni con l’Autonomia Differenziata, nel mentre si dovrebbero prendere provvedimenti di emergenza quali:

  • l’accesso per tutti al vaccino mettendo in quarantena i brevetti e con la ricostruzione dell’industria farmaceutica pubblica;
  • una riconversione ambientale produzioni, altro caposaldo per fermare la distruzione dell’ecosistema che è alla base di questi ed altri futuri virus;
  • potenziamento, reale e non solo dichiarato, della sanità pubblica, a partire da servizi di base, con finanziamenti adeguati e stabili, invece di continuare a finanziare con 30mila miliardi di euro le guerre USA/NATO;
  • potenziamento dell’istruzione pubblica mettendo fine alla sua privatizzazione a favore della scuola privata e confessionale;
  • potenziamento dei trasporti pubblici in particolatre quelli pendolari e metropolitani, utilizzando, ad esempio, le migliaia di miliardi che si stanno buttando nella inutile e dannosa TAV e nella ridicola opera del Ponte susllo Stretto.

Invece si sta perdendo troppo tempo ne stiamo perdendo fin troppo. Non lo si è fatto in questi oltre due anni di pandemia ma lo si faccia oggi, smettendola di sperare che il provvedimento Green Pass funzioni come maschera del sistema per nascondere l’aumento delle disuguaglianze che il covid ha reso mortali. Il tentativo utilizzare la paura di massa e reprimere lo stesso sentimento di ribellione contro le politiche liberiste è ignobile.

Bisogna approntare strategie d’intervento capaci di fronteggiare il vero dato che sta emergendo: l’endemicità del contagio. Sperare affrontare tutto con la speranza che il Covid 19 diventi una specie di influenza è politica di morte. Bisogna colmare i buchi del sistema sanitario sul territorio: test di massa e sistema di tracciamento affidato anche ai medici di base.

Quindi, prendendo spunto dai consigli dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, che fare?

1- Rimodulare la campagna vaccinale in tutto il territorio nazionale sulle persone di età superiore a 50 anni o vulnerabili, anche attraverso sistemi di chiamata attiva.
2- Potenziare le attività di sequenziamento genomico dei tamponi molecolari in modo omogeneo e stabile in tutte le Regioni, garantendo, oltre alle indagini campionarie nazionali e regionali, attività di indagine specifica sui soggetti con ripositivizzazione, sui contagi in persone che abbiano completato il ciclo vaccinale e sui nuovi ricoveri ospedalieri.

3- Potenziare le attività di tracciamento dei contatti, individuando e isolando il maggior numero possibile di contatti stretti, per i quali occorre prevedere l’esecuzione di un test diagnostico 72 ore dopo l’ultima esposizione al caso indice, in modo da identificare e interrompere le ulteriori catene di trasmissione del virus.

4- Identificare precocemente i focolai epidemici per circoscrivere la diffusione delle infezioni.

5- Potenziare le attività di controllo e testing sugli spostamenti tra regioni e da altri Paesi.

6- Mantenere misure di prevenzione individuale in grado di contenere la trasmissione comunitaria fino al raggiungimento di una soddisfacente completa copertura vaccinale dei soggetti a maggior rischio.

Questo è quanto si dovrebbe fare ma non fanno affatto. A fronte dei tagli che hanno decimato ospedali, posti letto e personale e con finanziamenti sempre più bassi il PNRR destina alla Sanità poiche risorse quasi interamente destinate alla digitalizzazione, alla telemedicina e all’aggiornamento tecnologico invece che per il rafforzamento dei servizi domiciliari e dei servizi territoriali e risulta evidente, anche dalle dichiarazioni del ministro Speranza sulla presunta nuova medicina territoriale, che rappresenta un ricco piatto per l’ingordigia, del già iperfinanziato, con soldi pubblici, privato convenzionato.

Altro che potenziamento della sanità pubblica, ci troviamo di fronte a un quadro nel quale, in assenza di qualsiasi
ipotesi di assunzione stabile di personale sanitario, tutti i servizi saranno appaltati e dati in gestione proseguendo così nella privatizzazione della sanità che, come verificato ampiamente durante l’emergenza Covid, così tante conseguenze ha provocato nelle regioni nelle quali il processo è più avanzato.

Tutto ciò sta a dimostrare che la privatizzazione contnua inesorabile, sempre più inquinata dalla commistione, ormai diventata sistema, di interessi pubblici e privati.

Per chi ancora non ci crede si vada a leggere il report annuale della Corte dei Conti del giugno 2020 “I processi di riorganizzazione delle strutture sanitarie sul territorio e le difficoltà di adeguare l’offerta pubblica al mutare delle caratteristiche della domanda di assistenza si sono riflessi in un ampliamento della spesa a carico delle famiglie che tra il 2012 e il 2018 ha continuato a crescere”. Mentre tra il 2009 e il 2018, “si è registrata una riduzione, in termini reali, delle risorse pubbliche destinate alla sanità particolarmente consistente”, e continua “La spesa pro capite a prezzi costanti (prezzi 2010) è passata, infatti, da 1.893 a 1.746 euro, con una riduzione media annua di 8 decimi di punto” mentre “la spesa sanitaria diretta delle famiglie è cresciuta tra il 2012 e il 2018 del 14,1% e quella coperta da regimi di finanziamento volontari del 31,5%, contro il 4,5% della spesa a carico delle Amministrazioni pubbliche”.

Cosa dimostra la Corte dei Conti?
In poche parole: sempre più meno spesa pubblica e sempre più spesa privata rubata dalle tasche dei cittadini tramite spesa diretta per le prestazioni o assicurazioni e polizze.
E non basta a spiegare tutto: nel 2018 il 20,3% del totale della spesa pubblica è stata destinata al profitto in ospedali e cliniche private che riescono a praticare tariffe calmierate (simili o uguali al ticket ospedaliero pubblico) grazie ai sussidi statali. Ecco la truffa servita su un piatto dorato con il contorno della soppressione di circa 80mila posti letto, quasi 1000 reparti ospedalieri e un vuoto di organici nel personale sanitario, in particolare, di oltre 60mila lavoratrici e lavoratori.

E cosa fa il governo con Brunetta, già famoso killer della civilta del lavoro pubblico? Si appresta a fare, dopo il favore agli impreditori con lo sblocco dei licenziamenti, un’altro passaggio epocale nel lavoro pubblico, mirando in particolare sulla sanità pubblica.
Fine dei concorsi pubblici con il fine della definitiva scomparsa del contratto nazionale a tempo indeterminato e precariato dato che, sulla carta, la durata massima dei contratti sarà comunque di tre anni e due di possibile rinnovo.
Quindi:

  • reclutamento di professionisti iscritti ad albi (come Infermieri, Medici e Professioni Sanitarie), le pubbliche amministrazioni potranno ricorrere più facilmente a tipologie di contratto quali:
  • contratto di lavoro subordinato a tempo determinato;
  • conferimento di incarichi di collaborazione con contratto di lavoro autonomo.
    Risultato: interi ospedali e singoli reparti rischieranno di restare svuotati di personale se il mercato non saprà provvedere adeguatamente.

Se qualcuno voleva un timbro a fuoco su quanto affermiamo, inascoltati da decenni dalla società civile e derisi dalle sfere politiche più votate, è servito.
Lo stesso dicasi sul covid, “annunciato” da vent’anni ma non preso mai in considerazione dai governi. Intanto le multinazionali farmaceutiche si preparano al ricatto e all’usura della terza dose di vaccini, e poi alla quarta?
Continuando a delinguere sulla in assenza di un’industria farmaceutica pubblica e i governi legiferare sulla paura del covid regalandoci una convivenza con la già radicata presenza nelle istituzioni di mafia e corruzione.

Franco Cilenti

Pubblicato sul numero di settembre 2021 http://PDF http://www.lavoroesalute.org/

In versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-settembre-2021/

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